di Fabio Antonelli
Luca Bonaffini, compositore di musiche e autore di testi per canzoni, s’è
affermato intorno alla fine degli anni ‘80 come collaboratore fisso di
Pierangelo Bertoli, firmando per lui molti brani in album di successo, tra le
quali "Chiama piano", all'interno dei quali compare anche come
cantante, armonicista e chitarrista acustico. Dopo aver realizzato una decina
di album a proprio nome, ha debuttato nel 2013 come scrittore con il libro
"La notte in cui spuntò la luna dal monte" (edito da PresentArtSì),
ispirato al suo incontro con Pierangelo Bertoli. Il 7 agosto scorso ha
pubblicato il disco “Sette volte Bertoli”, in ricordo di Pierangelo e proprio
di questa sua ultima fatica s’è parlato in questa intervista.
E' da poco uscito un tuo disco dal titolo "Sette volte
Bertoli" che vuol essere il tuo omaggio al cantautore di Sassuolo. Credo
che un buon motivo per ascoltarlo con attenzione sia che d’interi dischi di
altri musicisti che interpretino Bertoli praticamente non esistano, però vorrei
che fossi tu a darmene degli altri.
Esistono diverse tribute band ma,
a differenza di De André, riscuotono consensi meno evidenti. Bertoli ha scritto
canzoni popolarissime, ma con testi a volte molto fuori moda. Non solo come
argomenti, ma anche come linguaggio. Gli italiani si lustrano la lingua dandosi
dei toni "da letterati", perché sono convinti che tutto debba passare
attraverso la cultura "alta", quella cattedratica. Angelo, così lo
chiamavamo, era un vero cantore di storie civili. Un cantautore non di
protesta, ma di "testa". Al di là dell'estetica letteraria, le sue
restano poesie sociali straordinarie ...
Perché hai voluto intitolare così questa raccolta di suoi brani e
soprattutto perché, dall'immenso patrimonio musicale lasciato da Pierangelo,
hai scelto proprio queste sette canzoni?
Le canzoni che avrei voluto
cantare erano almeno trenta ma io non sono in grado, con le mie possibilità
vocali, di riproporle in maniera credibile. Volevo essere, anzi continuare a
essere, il suo allievo; e allora, visto che considero Bertoli il cantautore
delle cose quotidiane, volevo cantare una canzone al giorno.
I giorni sono sette ed ecco sette
volte Bertoli, come una terapia ...
E' vero la tua voce e il tuo modo di cantare sono praticamente
antitetici a quelli di Pierangelo che cantava con voce potente, forte, che
scandiva in maniera secca le parole, però credo che, per alcune canzoni, tu
abbia fatto un lavoro straordinario di ringiovanimento, soprattutto con
"La luna è sotto casa" che, secondo me, nella versione originale
aveva un arrangiamento un po’ datato, non credi?
Grazie del bell'apprezzamento.
Ritengo “La luna sotto casa” un brano sottovalutato, perché considerato
moralista. Non è così. Pierangelo aveva delle priorità ... ovvie, ma non per
tutti. La superficialità è l'estensione massima del vuoto del protagonista
della canzone che, in quanto a "masturbazioni cerebrali" - come
direbbe Angelo - non ha uguali. Bertoli non lo giudica. Lo condanna, a
misurarsi con se stesso!
Si, trovo sia una delle canzoni più belle, però ai tempi penalizzata da
un arrangiamento un po' vecchiotto, come lo era ad esempio quello di "Due
occhi blu" Credo che tu abbia saputo donargli una veste nuova, molto
fresca, capace di mettere ancor più in risalto la bellezza dei testi, che dici?
Non saprei. Io sento le sue
canzoni così. Alcuni arrangiamenti di brani scritti insieme come “Oracoli”,
“Italia d’oro” e “Gli anni miei”, titoli anche degli album che contengono
alcuni dei nostri successi, non corrispondono alla mia modalità immaginaria
musicale, ovvero, quando li scrissi, me li fantasticavo più aerei. Ma la voce
di Pierangelo li ha ingigantiti comunque ...
Un’altra canzone che dal restyling ha acquisito nuova linfa è "Il
centro del fiume", canzone tra le più vecchie ma tra le più attuali,
purtroppo aggiungerei. Perché hai deciso di inserirla nel disco?
Non la considero semplicemente
attuale, bensì "permanente". Esprime la modalità tipica di chi,
politicamente e umanamente, sceglie di "non muovere" le cose.
"Il sesso è scoperto, però hai coperto l'amore", è una frase che
dovremmo stampare sul promemoria della quotidianità.
E' vero. In questi giorni sto riascoltando un po' di canzoni di
Pierangelo ed è sorprendente come i suoi testi suonino sempre attuali. La
stessa "Maddalena", che hai voluto inserire in quest’omaggio, penso
sia esemplare in tal senso. Stupenda poi la scelta di interrompere la musica
prima di chiudere con "quasi fosse colpa sua". Io amo tantissimo
questa canzone, quali sono stati i motivi che ti hanno portato a cantarla?
La diversità non è un luogo
comune che coinvolge alcune categorie o classi sociali. Spesso è discriminante.
Pierangelo parla nella sua canzone di un fatto personale (quello che riguarda
un travestito) come di un problema sociale, reso problema dalla gente. Insomma,
pare che l'omosessualità, anche oggi, sia oggetto di sfogo di rabbie da parte
di chi non l'accetta. Ma spesso gli omofobi, tramite una strisciante
indifferenza, nascondono un lato di curiosità omoerotica ... ne sono certo!
Ascoltando e riascoltando il tuo disco, mi sembra di poter dire che,
attraverso l’interpretazione, si possa spostare l’accento di una canzone. Cerco
di spiegare meglio il concetto, ascoltando “Varsavia” nella versione originale
di Pierangelo, sembra prevalere la rabbia, la voglia di lottare contro le
ingiustizie subite dalla gente sottoposta al regime mentre, nella tua versione,
sembra prevalere la sofferenza, il dramma interiore di quelle persone, che è
poi il dramma di chiunque non possa vivere la propria libertà. E’ solo una mia
impressione?
Ognuno esprime la rabbia come può
e come riesce. Io non amo urlare e, quando lo faccio, la faccio male. Divento
isterico e poco credibile. Ma il mio modo di manifestare il dissenso o il
disdegno verso certe azioni o fatti non ha meno forza. Grido piano, ma con la
stessa intensità emotiva.
La stessa tua “Chiama piano”, in questa versione, sembra essere
cresciuta ulteriormente. Pur senza la presenza di Fabio Concato devo dire che,
invece che perdere smalto, sembra aver acquisito la giusta maturazione, un po’
come un buon vino rosso cui gli anni trascorsi non hanno fatto altro che
accrescerne la qualità.
Nasce scritta da me che sono un
cantautore, non solo autore. Pierangelo capì bene questa cosa dal primo momento
che misi piede in casa sua nel 1983. Io l’ho sempre cantata, fin da quando uscì
per La Ricordi nel 1990, a modo mio. È naturale che, a differenza di allora,
non ha più lo svantaggio di un confronto recente. Allora era in cima alle
classifiche ed io pressoché sconosciuto. Il confronto era ovviamente pesante.
Oggi io la canto ancora più libero di allora, ma posso ancora studiarla,
rifarla e – magari – modificarla, migliorandomi. Pierangelo e Fabio l’hanno
cantata insieme una volta sola e hanno vinto, nel giro di poche settimane, un
disco d’oro. Insomma, ognuno di noi l’ha cantata meglio che poteva….
“Per dirti t’amo” e “Eppure soffia” sono senza dubbio le canzoni meno
rimaneggiate. “Eppure soffia” è uno dei testi di Pierangelo più riusciti per la
forza dei suoi contenuti e la sua estrema sintesi, in questa versione sono
coinvolti anche il figlio Alberto Bertoli e Flavio Oreglio, com’è nata questa
vostra collaborazione?
Alberto lo conosco dall’83
(quand’era bimbo); Flavio dall’85 quando stava iniziando. I due cognomi, Bertoli
e Oreglio mi hanno portato fortuna. E, inoltre, rappresentano due estremi modi
di contestare attraverso la musica: quella popolare d’autore di Pierangelo e
quella del teatro canzone satirico di Flavio (introdotta da Gaber). Infine io
sono mantovano, un lombardo in odor d’Emilia. Bertoli di Sassuolo e Oreglio di
Peschiera Borromeo in provincia di Milano. E la canzone è una delle più belle
ballate italiane mai scritte. Quindi, abbiamo “soffiato” insieme.
Forse questa domanda avrei dovuta fartela per prima, com’è nato il
sodalizio artistico tra te e Pierangelo?
Prima da fan (io, ovviamente…).
Poi allievo e frequentatore…. Poi come autore. Infine come chitarrista acustico
dal vivo, collaboratore fisso e amico. Nel 1993 mi ha anche prodotto un album
per la Sugar Music. Ha fatto il massimo.
Cosa amavi di più in Pierangelo e cosa invece magari non condividevi?
Tu che l’hai conosciuto bene da vicino, in Pierangelo l’uomo e l’artista erano
figure ben distinte o, invece, com’era sul palco davanti al suo pubblico lo era
anche nella vita quotidiana?
Identico. Palco e vita erano la
stessa cosa perché, prima di tutto, per lui c’erano le persone. E i suoi
sentimenti. La musica e i dischi erano la parte della vita che gli permetteva
di entrare in contatto con la gente. E di crescere e di aiutare gli altri a
crescere.
Rivedendo nei giorni scorsi un’intervista televisiva storica di Enzo
Biagi a Pierangelo, all’interno di una trasmissione in cui si parlava di
Handicap, mi sembrava di vedere da una parte il giornalista spingere
sull’acceleratore del pietismo, nel desiderio di sentirsi dire da Pierangelo
che la sua vita fosse stata un inferno e dall’altra Pierangelo insistere sul
fatto di aver vissuto un’infanzia in tutto “normale”, dove anche con gli amici
aveva potuto fare tutto, forse solo a pallone non riusciva a giocare … Com’era
in realtà il suo rapporto con il suo handicap e com’è stato invece il tuo con
il suo handicap?
L’Italia è un Paese che fonda
gran parte della propria cultura storica sul pietismo e sugli eroi perdenti.
Pierangelo era un vincente in panchina per forza maggiore, parlando di calcio.
Ma vinceva comunque perché era un capo squadra, uno stratega della
comunicazione “vera” (non contraffatta) e un uomo di azione che non temeva di
mettersi in gioco personalmente. Lui non
ha mai fatto trapelare alcuna difficoltà con me, se non quella evidente delle
barriere architettoniche. Io, a un certo punto, mi dimenticavo – grazie alla
sua intelligenza – di tirare giù la carrozzina dall’auto. Per me, lui non
camminava. Correva proprio.
So che in questi giorni sei molto impegnato nel promuovere il disco,
attraverso web, radio e tv. Seguirà un tour o il disco stesso può considerarsi
il sigillo a quella serie di date che hai tenuto nei mesi scorsi, legate alla
pubblicazione del tuo libro “La notte in cui spuntò la luna dal monte"
(edito da PresentArtSì), ispirato al tuo incontro con Pierangelo? Anzi colgo
l’occasione per chiederti com’è nata l’idea di questo libro e com’è stato
accolto dai lettori.
Il percorso di elaborazione e di
recupero del “me stesso” legato a Bertoli è concluso. È durato oltre due anni,
dalla pubblicazione del libro di Mario Bonanno (marzo 2012) all’ultimo concerto
di Cologne tenutosi in occasione del 25° anniversario della Caduta del Muro di
Berlino, dove Alberto è stato ospite e protagonista. Adesso Pierangelo ritorna
nei miei spettacoli, nei miei album con uno spazio più regolare, più giusto. Io
non voglio e non devo essere la bandiera di Bertoli. Sono solo un suo fan
divenuto allievo e fortunato testimone di una parte della sua carriera. Ci
sono, ribadisco, tribute band eccezionali, c’è Marco Dieci (suo alter ego
storico e autore prodigioso), c’è il figlio (che quando canta fa davvero venire
i brividi, per bravura e talento). Io ho scritto e pubblicato 11 album. E ci
sono tantissime canzoni inedite nella mia libreria, ci sono artisti da produrre
che hanno bisogno del mio supporto, nuovi spettacoli da scegliere, scrivere e
dirigere. E magari, qualche altro racconto…
L’ultima domanda vuol essere un po’ una provocazione. In un’intervista
realizzata a Pierangelo, al termine del concerto tenutosi al Teatro Carani di
Sassuolo nel 2000, per i suoi venticinque anni di carriera, Bertoli a una
domanda dell’intervistatrice che gli chiedeva se amasse sentire le sue canzoni
cantate da altri, rispose “quella che ha cantato meglio una mia canzone è stata
Ornella Vanoni sicuramente” però aggiungendo, senza peli sulla lingua, “in
generale no, mi piace più cantarle io”. Come pensi avrebbe accolto il tuo disco
omaggio?
Mi avrebbe tolto il saluto.
Scherzo. Non lo so, sinceramente. Ma so che ai suoi appassionati, alla sua
famiglia, alla sua gente, la cosa non è dispiaciuta. E questo per me è
sufficiente.
Sito ufficiale di Luca Bonaffini: http://www.lucabonaffini.it/
Luca Bonaffini su Facebook: http://www.facebook.com/lucabonaffinicantautore
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