di Fabio Antonelli
Foto di Fabiana Rossi |
Il 14 aprile è uscito “Houdini” (Ribéss Records, distr. Audioglobe), terzo
lavoro discografico di Giuseppe Righini, multiforme artista romagnolo (nasce a
Rimini nel 1973) che, sul suo sito personale, si autodefinisce cantante
curioso, autore onnivoro, attore occasionale, scrittore funambolo e piccolo
giornalista carbonaro. Sono passati ormai quattro anni dal suo secondo disco
“In Apnea” (2001) e dopo i primi ascolti mi sembra di poter dire che il mondo
musicale di Righini sia davvero cambiato tutto. Ora prevale anzi direi domina l’elettronica
dentro una veste pop ma poi lo riascolti bene e allora sembrano riemergere echi
decisamente più cantautorali del suo disco d’esordio “Spettri Sospetti” (2008).
Allora “Houdini”, d’altronde il titolo lo suggerisce, forse è anche un sottile
gioco d’illusioni, un rimescolare le carte, un confondere acque dense e torbide
come le sonorità del disco.
Credo che questo nuovo disco "Houdini", rappresenti
musicalmente una svolta decisamente elettronica, una notevole virata rispetto
al disco d’esordio "Spettri sospetti", anche se poi il gusto per il
noir resta sempre presente. Come sei arrivato a questo progetto?
“Houdini” arriva a un paio d'anni
da “Enciclopedia completa di uno sconosciuto”, un doppio album di remixes in
edizione limitata in cui colleghi e amici avevano manipolato per intero tutta
la tracklist di “Spettri Sospetti” e “In Apnea”, i miei primi due albums.
Questo mio desiderio e interesse nei confronti dell'elettronica ha radici
antiche, spuntate nei miei primi ascolti e mai del tutto recise. Insieme al
produttore di “Houdini”, Fulvio Mennella, abbiamo deciso di impostare il lavoro
in quella direzione, semplicemente assecondando un desiderio di entrambi e
personalmente figlio di alcuni esempi del passato come Suicide, Soft Cell e via
discorrendo: squadra di lavoro minimal, attenzione focalizzata su produzione e
canzoni. Questa vena, così come l'amore per il noir, mi appartiene da sempre.
Già in “Spettri Sospetti”, sebbene più defilata, c'era una componente
elettronica, così come in “In Apnea”. In "Houdini" questa esigenza ha
chiesto più spazio, che io ho concesso volentieri.
Mi sembra però di cogliere, in questo passaggio, una grandissima
attenzione nella cura dei suoni e dei testi solo apparentemente minimalisti,
quasi a voler creare soprattutto suggestioni, ricordi, visioni, è così?
In assoluta linea con le
suggestioni del titolo stesso dell'album, mi verrebbe da dirti di sì.
Certamente, se si escludono forse alcuni pezzi - l'apertura di “Monge Motel” ad
esempio, oppure, in parte, la stessa “Amsterdam” - un certo tipo di
storytelling nei testi è stato abbandonato e, in questo disco, la scrittura è
certamente più visionaria e suggerita che prettamente narrativa. Nulla esclude
il ritorno di storie, personaggi più “definiti” nei prossimi dischi, ma per
“Houdini” ha vinto questo tipo di canone più, diciamo così, informale, se
vogliamo rubare una definizione pittorica. I suoni e la produzione sono
curatissimi e chi ascolta musica elettronica, sa bene quale può essere la
potenza e il calore di tali canoni. Semplicemente, principalmente, in “Houdini”
ci sono più synths, campioni e sequenze che negli altri dischi e le chitarre, i
violoncelli, alcuni bassi e alcune batterie non sono scomparsi del tutto.
Copertina di "Houdini" |
Dalle note del libretto del disco, che libretto tanto non è, perché ha il formato di un foglio quadrato, piegato in quattro, leggo che il disco è stato scritto e pensato interamente da te nel corso del 2014, in un’alternanza tra Berlino e Rimini. Nel disco direi che si colgano tra le righe echi e riferimenti a due grandi registi cinematografici legati a queste due città, mi riferisco a Wim Wenders e Federico Fellini. Quanto sono stati importanti per te e quanto sono stati fonte d’ispirazione in questo tuo lavoro?
L'artwork dell'album, così come
accaduto anche per “Enciclopedia completa di uno sconosciuto” e “In Apnea”, è
stato affidato alla visual artist Alexa Invrea, che negli ultimi anni collabora
spesso con me anche dal vivo con proiezioni e in rete con video. La grafica e
il design sono di Johanna Invrea. Con loro e con l'etichetta, Ribéss Records,
abbiamo deciso che il formato manifestino del booklet avrebbe meglio esaltato
alcune idee iconografiche che avevamo. Berlino è, letteralmente, la mia seconda
casa dove vivo parte dell'anno e, negli ultimi tempi, sta acquistando sempre
più valore simbolico e pratico per me. Il suo valore si alimenta a vicenda, dal
punto di vista emotivo, formativo e suggestivo in simbiosi con la mia città natale,
Rimini. Utilizzando un’immagine che sa di salsedine, il disco è stato dunque
scritto vicino al Mare del Nord e inciso sull'Adriatico. Sono un grandissimo
fruitore di cinema, di conseguenza non immune al fascino di Fellini e Wenders.
Non soltanto loro però mi seducono, e se la loro influenza si è infilata tra le
righe di “Houdini”, penso sia stato più un effetto inconscio e collaterale che
intenzionale da parte mia. Inutile dire che sono assolutamente i benvenuti.
Il disco è stato anticipato dal video del primo singolo
"Magdalène", in cui tu stesso sei attore in un cortometraggio in cui
un uomo sembra voler sfuggire dai propri ricordi, ma è difficile abbandonare
ciò che è stato, è dentro una galleria ferroviaria che sembra non aver mai
fine, fino alla scena finale in cui si vede finalmente l'uscita, la luce,
vivida che inonda lo schermo. Questo senso in parte di claustrofobia, di
prigionia dalle stesse proprie esperienze di vita mi sembra di coglierlo non
solo qui o è una mia suggestione tra le tante suggestioni suscitate da queste
nuove canzoni?
Sicuramente il tema dell'isola,
del pianeta, cosmo e luogo a sé, al “riparo” dal mondo e dal “fuori” è un
concetto che mi affascina da tempo. Mi è capitato in altre interviste di
parlarne, e segnalare ad esempio un pezzo come “Bianca” nel primo disco o un
inedito rimasto escluso dalla tracklist finale di “Houdini”, intitolato
“Hikikomori”. Quel che mi viene da sottolineare per “Magdalène” è forse uno
stato di amnesia più che di claustrofobia. Ricordiamo l'esistenza di qualcuno -
o qualcosa - la sua bontà, la sua bellezza, la sua importanza ma abbiamo come
perduto momentaneamente le coordinate di quel ... posto. Dunque vaghiamo, in
una terra di nessuno tra quel che era e quel che sarà, così come accade al mio
personaggio nel cortometraggio. Il video è stato girato in una vecchia galleria
ferroviaria molto suggestiva a San Marino, vicino a Rimini, che durante i
bombardamenti fu utilizzata come ricovero per sfollati. Con Daniele Quadrelli,
regista di questo e altri miei video nonché caro amico, ci siamo misurati e
divertiti in un piano sequenza in bianco e nero che ci soddisfa molto, e che
sta riscuotendo diversi consensi. E' una cosa importante per me, perché
considero l'aspetto visivo del mio lavoro in maniera molto rispettosa.
Hai citato una canzone che alla fine non è entrata a far parte di
questo lavoro, mi piacerebbe magari saperne il motivo, ma c'è invece una
canzone cui sei particolarmente affezionato, cui non avresti rinunciato per
nulla al mondo a inserirla nella tracklist?
Sono molto soddisfatto della
tracklist finale di “Houdini”. A volte un pezzo resta fuori non necessariamente
per il valore in sé, maggiore o inferiore dei pezzi promossi ma semplicemente
perché nell'economia generale dell'intero album serve un pezzo d'altra natura.
E' accaduto in ognuno dei miei dischi, credo accadrà ancora. Spesso negli
inediti si nascondono delle chicche preziose, che prima o poi vedranno luce,
quando le circostanze saranno favorevoli. E' certamente quello che mi auguro
per “Hikikomori” e molti altri. In genere la rosa di canzoni da cui si
seleziona con il produttore la scaletta finale è molto ampia per ogni disco. Se
proprio devo dirti un titolo, sono molto contento che in “Houdini” ci sia un
pezzo come “Lungo la strada”, che rappresenta molto per me sotto infiniti punti
di vista e chiavi di lettura, personali e musicali. Per “In Apnea” poteva
essere “La luce del sole alle sei di pomeriggio”, o “Si qui ora”. Per “Spettri
Sospetti”, invece, “Ninna nanna del mare in tempesta” e così via. Ma ognuna
delle tracce contenute in “Houdini” ha un valore importante e significativo, di
rilievo nella mia vita presente, il mio passato recente e la strada che ho di
fronte. Dovunque mi condurrà.
Foto di Johanna Invrea |
"Lungo la strada" insieme con "Amsterdam" e
"Non siete soli" sono il terzetto che starei ad ascoltarmi e
riascoltarmi, quasi ipnotizzato. A me piace molto soffermarmi sui testi e a
proposito di “Lungo la strada”, la canzone si chiude con i seguenti versi
“Troverai la verità / sembrerà banale / solo l’amore / ci può salvare”, versi
semplici ma carichi di significato, quanto credi nell’amore come via di
salvezza?
Sono certamente tre canzoni
importanti, ma per il mio percorso personale davvero tutto il disco lo è. Ogni
fiore che non appassisce conta. Per quel che riguarda gli ultimi versi di
“Lungo la strada”, non è assolutamente casuale che io utilizzi quelle parole e
faccia pure riferimento all’apparente banalità di quel che dico. Quando accade,
l’amore vince. Semplicemente. Infallibilmente. Non sempre ci fidiamo,
proteggiamo, assecondiamo, ascoltiamo e nutriamo la bellezza di questa …
banalità.
C’è un’altra canzone in particolare che mi ha incuriosito, si tratta di
“Nonsense dance”. Mi ha colpito per le sonorità espresse ma soprattutto per il
titolo, io credo che tutto abbia sempre un senso anche il nonsense, com’è nata
questa canzone? E’ davvero solo un divertissement?
Non solo. Quest’album è
probabilmente il disco più pop, a livello di scrittura, che io abbia composto e
licenziato fino a oggi. Scuro e meno leggero di quel che potrebbe apparire a un
primo sguardo, certamente, ma indubbiamente pop, almeno in alcuni episodi.
“Nonsense Dance” è una delle tracce più commestibili e ludiche dell’intero
lavoro, è vero, ma al contempo una delle più riflessive. Io poi se c’è da
trasfigurare un paesaggio non esattamente luminoso e dipingergli sopra un’altra
sfumatura per confondere le acque e giocare con gli specchi non mi tiro
indietro. Mi piace mescolare i sapori e decontestualizzare gli elementi di sets
e scenari, pur senza perdere il timone dell’idea di fondo. “Nonsense dance” è
in realtà un brano sull’incomunicabilità, che utilizza la danza e il cinema
come paraventi metaforici, estetici e formali e, musicalmente parlando,
utilizza un’elettronica di matrice vagamente transalpina ma, ripeto, non è una
traccia così leggera come parrebbe.
Prima parlavi della strada che hai di fronte, come hai intenzione di
promuovere questo tuo nuovo lavoro? Hai già imbastito date e luoghi in cui
presentarlo?
La presentazione del disco, che è
uscito il 14 aprile, sarà sabato 18 aprile a Santarcangelo di Romagna in un
luogo davvero magico che si chiama Loretta. Per ogni info su come raggiungerlo
e prenotarsi per l'evento suggerisco di seguire in questi giorni la mia pagina
ufficiale Facebook e quella di Ribèss Records attraverso cui saranno forniti
dettagli e contatti. Non si tratta di una serata a inviti ma data la capienza
limitata di questo luogo davvero speciale la prenotazione potrebbe non essere
una cattiva idea. Poi, alla fine del mese, volo a Berlino con Quadrelli per
girare un nuovo video lassù e da maggio in avanti cercheremo di suonare il più
possibile e promuovere l'album al meglio. Anche in questo caso, il sito
ufficiale e le pagine dei socials saranno utili per avere ogni news.
Per concludere, a chi non solo non conosce questo nuovo progetto, ma
non conosce neppure Giuseppe Righini, che cosa diresti?
A chi non mi conosce,
semplicemente, direi di cercare le mie canzoni e venire ai miei concerti. In
genere funziona così, non trovi Fabio?
Assolutamente, per un musicista credo sia la sua musica a parlare per
lui e che la dimensione live sia quella che maggiormente riveli lo spessore di
un artista, quindi il consiglio per chi ci legge è di cercare la tua musica e
venire ai tuoi concerti.
Assolutamente. Io sarò senza
dubbio là.
Sito ufficiale di Giuseppe Righini: https://giusepperighini.wordpress.com/
Giuseppe Righini su
Facebook: https://www.facebook.com/pages/GIUSEPPE-RIGHINI-o-f-f-i-c-i-a-l/39589100876
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