venerdì, marzo 31, 2023

Rossella Seno: La figlia di Dio è tornata per raccogliere su di sé tutto il male del mondo

di Fabio Antonelli

Sembra quasi un miracolo, sono passati solo tre anni dal suo precedente album “Pura come una bestemmia (Azzurra Music - 2020), accolto dalla critica in maniera entusiastica che ecco Rossella Seno, veneziana ma da anni residente a Roma, pubblica un nuovo disco “La figlia di Dio”(Azzurra Music/ Disobedience Associazione Culturale – 2023), un concept-album per tutti coloro che in questa epoca di "rap", "trap" e musica "urban" non riescono a soddisfare la propria necessità di ascolto di buona musica d'autore, così come riportato nei siti online presso i quali è reperibile, in cui si è avvalsa di uno stuolo di prestigiosi collaboratori.


Sono solito cominciare dalla copertina di un disco, a maggior ragione lo vorrei fare per La figlia di Dio perché il titolo è già una provocazione, Caifa sono sicuro che si straccerebbe le vesti nel tempio. Com'è nato questo titolo?  È da esso che ha preso vita l'intero progetto? Poi direi che una riflessione la merita l'illustrazione, con Il tuo volto che guarda dall’alto, con compassione, i soggetti stessi del tuo disco, gli ultimi, i reietti. Mi ha ricordato, soprattutto per la scelta dei colori, la copertina del film di animazione Gesù - Un regno senza confini, ma ciò che più mi ha colpito, a livello contenutistico, è il fatto che mi sembra proprio la rappresentazione fedele del tuo modo di vivere la vita e di vedere il mondo che ti circonda. È davvero così?

La figlia di Dio è un brano di cui Sirianni mi parlò non appena vide la copertina di Pura come una bestemmia, il precedente album. In verità ad ispirarlo fu il film Dio esiste e vive a Bruxelles. Ti ricorderai EA, la sorella di Gesù, la vera salvatrice del mondo. E in effetti Federico sostiene che solo una donna può essersi fatta carico di tutto quella sofferenza. Per quanto riguarda i contenuti hai colto perfettamente il senso della copertina e dell'intero album, La figlia di Dio veglia sui più fragili, sugli oppressi, i disadattati, si fa carico di tutto il male del mondo e lo fa suo. E io lo sento tutto quel dolore, talvolta così fortemente da non riuscire neanche a respirare, paralizzata dall'impotenza. Non capisco come l'uomo possa causare così tanta sofferenza al suo stesso simile e distruggere l'ambiente in cui vive...


Beh, magari Dio non esiste e neppure i miracoli, ma i mezzi miracoli sì, se Federico Sirianni ti ha portata a realizzare un nuovo album dopo soli tre anni dal precedente Pura come una bestemmia. Ti ha donato la canzone che dà il titolo all'intero lavoro e che chiude il disco, ma ha anche tradotto due brani, La colomba (The dove) e Cantami (Sing me) di Allan Taylor. Cantami ha poi visto la partecipazione dello stesso Allan oltre ad essere confluita in un bellissimo video animato dai disegni di Roby il Pettirosso. Com'è ricaduta su questi due brani la tua scelta e come è nata la collaborazione con il cantautore inglese?

La vita non è una passeggiata e abbiamo bisogno di aggrapparci a qualcosa o a qualcuno, soprattutto nei momenti più difficili. Certo che se anche in natura vige la regola del più forte ci riesce difficile pensare ad un Dio buono e giusto. Ma chi non si rivolge a lui nella vita cercando conforto o speranza? O semplicemente per maledirlo... E i miracoli a volte accadono... Del mio incontro con Allan devo ringraziare un amico critico musicale, il quale affermò, in una delle nostre lunghe telefonate, quanto The dove, brano di Allan Taylor appunto, fosse nelle mie corde e come l'avrei cantato bene. E aveva ragione. Lo sentii immediatamente mio e cominciai a volare da subito tra le note di questa suggestiva canzone. Lo contattai, su Messenger, chiedendogli il permesso di interpretarla in italiano e di inciderla inserendola nell'album su cui stavo lavorando, allegandogli il link di Pura come una bestemmia. Mi rispose subito di sì. A quel punto affidai la traduzione a Federico Sirianni, l'autore che ritenevo più adatto, e anche una delle penne che più amo in assoluto, piacque molto anche ad Allan. Fu così che mi venne la sfrontatezza di chiedergli di scrivere un brano appositamente per me. Ci accordammo sulle tematiche da affrontare e dopo pochi giorni mi consegnò Sing me, altro capolavoro, la cui traduzione fu nuovamente affidata a Sirianni. Chiedere ad Allan di intervenire sul disco anche vocalmente è venuto naturale. Abbiamo altri progetti insieme, ma scaramanticamente preferisco non parlarne ancora. E pensa che non ci siamo mai conosciuti personalmente, il nostro è un rapporto "epistolare", solo che le mail hanno preso il posto delle lettere.


Se Allan Taylor rappresenta una novità tra le tue collaborazioni, ritroviamo però la firma, anzi la doppia firma di un tuo storico collaboratore come Pino Pavone, collaboratore storico anche di Piero Ciampi, guarda caso... Doppia firma perché per questo progetto ti ha donato due splendidi brani musicati da Massimo Germini, Candide delicatissima canzone sul tema della prostituzione con una gravidanza mai cercata, anzi subita e Prima che il gallo canti, la ricerca di un Dio spesso incomprensibile o mai vicino abbastanza. Com'è stata questa nuova collaborazione con Pino? 

Pino mi conosce come nessun altro. È il mio confidente, a lui rivelo tutte le mie miserie. Infatti, Prima che il gallo canti è una canzone indubbiamente biografica, la ricerca di un padre e non solo spirituale e la convinzione di aver sbagliato qualcosa. La vita d'artista, al di là delle gratificazioni, non è semplice, soprattutto per una personalità complessa come la mia. Pino ha scritto anche il testo dello spettacolo di cantateatro La figlia di Dio, recitato fuori campo da Riccardo Mei, che ha debuttato qui a Roma il 17 marzo.


Un'altra collaborazione preziosa credo sia stata quella di Michele Caccamo, sia in termini quantitativi che qualitativi. Lo si intuisce subito dall'incipit Nessuno è stato portato in cielo con la voce recitante di Alessio Boni, un misto tra preghiera e amara constatazione di come "per questi segni neri nessuno è stato portato in cielo". Passando per Don Gallo e i suoi millesimi, splendido ritratto di quel prete con "voce di lupo un sigaro acceso" che "aveva sempre deciso che su tutto l'amore conta", per approdare alle terribili Sono solo un suono e Un tempo immondo, terribili non perché brutte, ma perché feriscono il cuore, mettendo in evidenza la nostra impotenza di fronte a tanto dolore e tanto male. Sei d'accordo? Lo scrivere canzoni, nel tuo caso il cantarle, può essere medicina capace di lenire le ferite dell'anima? Te lo chiedo perché, ad esempio, ho sentito dire tante volte da Pippo Pollina come sia stata proprio la musica a salvargli la vita.

Questa domanda mi spiazza, perché non saprei cosa risponderti. La musica può lenire, ma questa che per me è più una missione che una professione a volte, più che una medicina, pare essere una maledizione. Metto in evidenza le situazioni che più mi stanno a cuore, ma questo non basta, né a me né agli altri. In fondo le mie mani sono troppo piccole per contenere tutto l'orrore e la mia voce flebile...

A proposito di missione mi vengono in mente i versi "E morì come tutti si muore / Come tutti cambiando colore / Non si può dire che sia servito a molto / Perché il male della terra non fu tolto" tratti da Si chiamava Gesù di Fabrizio De André, che hai inserito in questo tuo disco. Una canzone che sembra voler ribadire l'assoluta laicità di questo tuo progetto, non credi? Ti trovi allineata alla sua visione?

Un'opera laica ma allo stesso tempo religiosa. Non viene messa in discussione tanto l'esistenza di Dio, piuttosto il suo "operato". La figura del Cristo è fondamentale per la nostra religione, ne sono attratta, anzi, ho una vera e propria passione nei suoi confronti, un uomo rivoluzionario, magari seguissimo il suo insegnamento! Ma la sua morte, presunta o vera, pare non essere servita a niente... Nessun agnello ha tolto i peccati del mondo, nessun cuore redento.


È un'amara considerazione cui replicherei con le parole "Chi è senza peccato scagli la prima pietra", nel senso che non credo si possano attribuire a Dio le nostre colpe. In tal senso mi viene di citare questi versi "Perché voi possiate uscire / Perché io non possa entrare / Per qualche voto in più / Perché ho un altro colore / Di confine si muore / Di confine si muore / Di confine si muore" con quel "Di confine si muore" ripetuto tre volte, numero biblico, tratti da Requiem, un testo dell'antropologo Marco Aime che Massimo Germini ha musicato. Tema di massima attualità, ma direi anche tema eterno, a ribadire che il peggior nemico dell'uomo è l'uomo stesso, che ne pensi?

Ne sono assolutamente convinta. Che brutta roba quella dei confini. Non riusciamo a considerarci abitanti dello stesso unico pianeta. Ma è un atteggiamento insito nell'essere vivente, anche gli animali delineano il loro territorio.  Guarda quello che sta succedendo in Ucraina, una guerra incomprensibile che potrebbe trascinarci in un conflitto mondiale.

D'altronde credo che il male, quello sì, non abbia confini. Ho volutamente lasciato per ultimo Zohra, la canzone scritta da Matteo Passante su una schiava domestica pachistana di soli otto anni, schiava di una coppia sposata, Hassan Siddiqui e Umme Kulsoom che è stata torturata e uccisa per aver rilasciato erroneamente i pappagalli dei suoi padroni a Bahria Town, Rawalpindi, 1 giugno 2020. La canzone è piena di poesia, ma una crudele poesia, ho ancora impressi i duri versi conclusivi "Il reato commesso / è aver aperto la porta dell'uccello ingabbiato / Ma solo io lo capivo / Il profumo del cielo / Quando è primavera / Oggi ho messo le ali / E sono sopra quei cieli che il demonio ha creato/ Se la terra fu inferno nel nulla da cui canto è ancora più inverno". Mi ha riportato alla mente il verso "E libertà è un discorso per chi non sta in prigione" che Pierangelo Bertoli cantava in Leggenda antica. Sei stata tu a suggerire il tema a Matteo Passante?

Si, ho giurato a quella bimba che non l'avrei dimenticata, che l'avrei cantata. Ed è grazie a Matteo Passante e a Massimo Germini se ho potuto mantenere la promessa fatta.


Un'ultima domanda, o meglio una duplice domanda. Se non sbaglio tu nasci attrice e con gli anni sei diventata cantante, ma non sei una musicista, quanto è stato importante nel realizzare questo disco un personaggio come Massimo Germini? È vero che non sei una musicista, ma non ti è mai venuta voglia di provare a scrivere i testi delle canzoni che canti?

A dire il vero è entrata la musica per prima nella mia vita, dalla quale un certo punto ho preso una pausa. Il mio "personaggio" poco si sposava con ciò che volevo cantare. Troppo glamour e poco credibile per la canzone d'autore. Solo con gli anni ho acquisito credibilità. Per quanto riguarda i testi meglio affidarsi a chi lo sa fare, soprattutto se sei cresciuta a pane e Fossati. Mi chiedi quanto sia stato importante Massimo Germini? Senza di lui non esisterebbero questi album. È l'autore di gran parte delle musiche e arrangiatore di tutti i brani. Diciamo che musicalmente viaggiamo sulla stessa lunghezza d'onda. E non avrei potuto né voluto affidarmi a nessun altro che non fosse lui. È un grandissimo musicista e autore, dotato di particolare sensibilità. Vado orgogliosa di ciò che abbiamo fatto insieme. E gliene sono grata.

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giovedì, marzo 30, 2023

Ivan Franceso Ballerini: Racconti di mare (La via delle spezie), tra Salgari e Conrad

di Fabio Antonelli

Ivan Francesco Ballerini, toscano di Manciano, seppure non più un ragazzino, ha pensato bene di dedicarsi anima e corpo alla canzone d’autore e, dopo aver sfornato due rispettabilissimi album come “Cavallo Pazzo” (2019) un concept - album, interamente dedicato agli Indiani d’America e “Ancora libero” (2021), eccolo pubblicare negli ultimi mesi del 2022 “Racconti di mare – La via delle spezie (2022 Long Digital Playing). Tre album in soli quattro anni, ma non si pensi neppure lontanamente ad album seriali o peggio superficiali, anzi ci troviamo davanti ad opere di puro artigianato. Sentite cosa ci racconta del suo ultimo album.


Comincerei dalla copertina del disco se sei d’accordo. Il titolo Racconti di mare - La via delle spezie è stato il punto di partenza di questo concept album (perché credo sia a tutti gli effetti un concept) o è stata la sintesi perfetta del contenuto del disco? Mi ha colpito molto la scelta di una illustrazione in bianco e nero, quasi fosse uno sguardo al passato e la scelta del soggetto stesso, un uomo di spalle che, seduto sulla terra ferma, guarda lontano verso l'orizzonte osservando il mare agitato. L'essere sulla terra ferma mi ha riportato alla mente sia Emilio Salgari che pur non avendo mai viaggiato per mare scrisse avventure di mare incredibili, sia Joseph Conrad che, invece, fece del suo navigare la fonte di ispirazione per altrettanto fantastici racconti con protagonisti dubbi e paure dell'uomo. Come ti collochi rispetto al frutto della tua creatività?

Credo che il titolo Racconti di mare sia stata la sintesi perfetta, in quanto si tratta di storie tutte legate al "mare". La scelta del "bianco e nero", come scelsi il "virato seppia" per l'album Cavallo Pazzo è senza dubbio qualcosa che ci riporta indietro nel tempo, inoltre, credo che i colori avrebbero in qualche modo tolto l'attenzione dal soggetto principale: "un marinaio portoghese che sta contemplando il mare in burrasca". La copertina fa parte di uno dei 26 acquerelli che hanno dato vita al bellissimo video di Vasco Da Gama, video diretto dal regista e fotografo Nedo Baglioni. Appena vidi i disegni non ebbi esitazione a capire quale di queste tavole sarebbe stata la copertina. Pensa che stavo per concludere un disco che avrebbe dovuto intitolarsi Incontro al destino, in quanto ogni brano era legato a questo aspetto imponderabile della nostra vita. Poi però mi capitò di leggere una bellissima storia su Vasco Da Gama e il mio progetto iniziale è finito in un cassetto. Mi sono rimesso a scrivere un disco completamente nuovo, altri contenuti, altri soggetti. Alcuni brani di Incontro al destino sono riuscito a traghettarli, con dovute modifiche al testo delle canzoni, in Racconti di mare, questo a dimostrazione che c'è un legame fortissimo tra mare e destino. Rispondendo al tuo ultimo punto: molto spesso traggo ispirazione da racconti letti nel corso della mia vita. È successo con Cuore di tenebra e Tifone, bellissimi racconti di Joseph Conrad, da cui ho tratto spunto per scrivere il testo delle canzoni... ma insieme mescolo sempre molte mie esperienze personali, mie sensazioni e aspetti della mia vita e della mia fantasia.


Ecco, visto che hai citato proprio Vasco Da Gama come la scintilla da cui è partito tutto, mi piacerebbe parlassi della genesi di questo brano, in cui tu canti in prima persona le sue gesta e da cui emerge un personaggio con una limpida visione del proprio ruolo "questa è la mia missione / questo il tributo da saldare".

Potrei dirti che il brano, come successe per Cavallo Pazzo, si è scritto da solo. Poi però mentre scrivevo, non sapevo più scindere chi fosse il vero protagonista, se Vasco Da Gama o io. Direi che sono riuscito, almeno spero, a dare al testo e specialmente alla musica, quella giusta energia, necessaria per poter narrare le gesta e le imprese di un personaggio, ancora oggi, così incredibile, dotato di un carattere e di una potenza davvero ineguagliabili. Lui assieme ad altri navigatori, sono stati i primi veri scopritori del nostro mondo, con mezzi, che a pensarci oggi sembrano impossibili. I galeoni erano senza dubbio imbarcazioni meravigliose, ma erano pur sempre barche di legno, soggette a mille problematiche. Per non parlare del cibo, quasi completamente inesistente... acqua, vino e carne essiccata era il loro unico sostentamento. La maggior parte dei marinai moriva in navigazione a causa dello scorbuto, la mancanza totale di vitamina C. Era una morte lenta e dolorosa, dove le piaghe iniziavano a comparire su tutto il corpo, i denti vacillavano e cadevano, insomma si trattava di gente veramente tosta, che sapeva a cosa andasse incontro. Ma Vasco Da Gama sapeva, sapeva che con la sua impresa avrebbe scritto una delle più importanti pagine della storia: "arrivare per primo in India", potendo così impossessarsi di tutte le ricchezze che questa terra serbava.


Vasco Da Gama non è l'unico personaggio storico ad aver attratto la tua attenzione, vi è anche Pèro da Covilha, anch'egli portoghese e contemporaneo di Vasco Da Gama, che precedette Da Gama nella scoperta delle terre d'India "rischiando la tua vita, tu per primo scoprirai, le terre d'India al mondo mostrerai" e dedicò l'intera esistenza alla scoperta di nuove terre fino alla sua morte "nello Yemen per sempre ... dormirai". Cosa ti ha lasciato questo personaggio forse meno conosciuto di Vasco Da Gama?

Pèro da Covilha è stata la vera scoperta di questo mio lavoro discografico. Un portoghese dalle doti eccezionali: poliglotta, parlava perfettamente il Portoghese, lo spagnolo, l'arabo... un James Bond di altri tempi tanto per farsi capire. Quindi Giovanni II Re del Portogallo affida a lui l'impresa considerata impossibile di avventurarsi in India, alla ricerca della famosissima "via delle spezie"... e lui compiendo un viaggio rocambolesco tra terra e mare vi riesce... per primo... prima di Vasco Da Gama. Molto probabilmente la regina dell'Etiopia rimasta vedova si innamora di lui e non la lascia più tornare nella sua patria. Morirà esule e questo fatto ha toccato il mio cuore e credo, spero, si senta questa malinconia negli incisi di questo brano.

Si sente sì, ma si può dire che la malinconia pervada un po' tutto il disco, sin da "Una manciata di parole" il brano che apre il disco di cui è stato realizzato un video molto toccante e che racconta il dolore della lontananza dalla propria donna amata "Navigare, nella pioggia o sotto il sole, per trovare una manciata di parole, quelle giuste, per dirle che la ami", ma la ritroviamo in Cuore di tenebra il cui titolo richiama il racconto di Joseph Conrad e dove la realtà si fonde con la fantasia, il quotidiano con le pagine del libro, un amore finito che si fa lacerante perché i ricordi continuano a farsi vivi. È davvero così?

La malinconia è un sentimento poetico per eccellenza... chi ha vissuto una vita bella e piena, sa di cosa sto parlando. È un sentimento dai colori tenui... colori rosa. Una manciata di parole apre il disco con un leggero canto, quasi a ricordare il canto pericolosissimo delle sirene di Ulisse. Il marinaio in navigazione si trova da solo, e nella solitudine può concentrare i suoi pensieri alla sua donna amata. Vorrebbe trovare le parole giuste, semplici e dirette, per dirle quanto la ama. Il bellissimo video è stato ideato e diretto dal caro Paolo Tocco, mentre l’attore che recita è il bravissimo Luciano Emiliani. Lo stesso accade in Cuore di tenebra dove alle parole iniziali del libro di Conrad, ho ricamato addosso una storia d'amore, volando libero con la mia fantasia. Una cosa che mi è successa anche col brano Volare libero del mio disco precedente, brano col quale quest'anno ho già superato le selezioni iniziali del Tour Music Fest. Invece Racconti di mare parteciperà al Tenco, assieme ad un brano inedito che ho arrangiato col maestro Roberto Padovan e Luca Bonaffini: La guerra è finita.


C'è una canzone che, anche solo leggendo il testo, sembra essere una sceneggiatura per un corto, forse hai già capito di cosa stia parlando. Mi riferisco al brano Al bar del porto, tanto che non poteva non divenire quel bellissimo videoclip che è diventato. Una canzone che ha tutto, melodia scrittura e il desiderio di raccontare, lo stesso desiderio del protagonista della canzone per cui dici che "le storie raccontate da lui hanno un altro sapore". Questo personaggio fa parte della fantasia o, forse più realisticamente, è una proiezione di te stesso? I tuoi racconti sono sempre saporiti, questo è sicuro.

Al bar del porto l'ho scritta pensando a tutti coloro che avendo vissuto una vita ricca di emozioni, hanno qualcosa da raccontare. Mi ricorda un po’ la frase del film Novecento di Baricco, quando dice: "non sei mai morto quando hai una buona storia da parte e qualcuno disposto ad ascoltare". Parla di un marinaio che ha speso la sua vita in mare. Adesso non gli resta che raccontarsi ai frequentatori, usuali o di passaggio, che gravitano nel bar del porto dove lui ha lavorato e trascorso la sua vita. È un personaggio a cui piace parlare, ma non ama domande dirette... non si capisce se "sia triste o sia felice", un personaggio amabile ma enigmatico. Sotto molti aspetti sono io quel marinaio. Il videoclip vanta ancora una volta la regia di Nedo Baglioni, regia decisa e studiata con dovizia di particolari da me e Nedo, assieme al mio caro amico, e in questo caso arrangiatore del brano, Giancarlo Capo. È stato Giancarlo a spronarmi per realizzare questo video, girato al sorgere del sole nella splendida cornice di Porto Ercole sull'Argentario. È Giancarlo che ha saputo dare alle parole del testo un valore ancora più profondo, accostandovi una musica che è davvero struggente. L'attore che interpreta il ruolo di marinaio è invece il bravissimo Roberto Fazioli, che si è immedesimato perfettamente nella parte e nel ruolo di questo personaggio e da cui è nata una bella amicizia. Nell'arrangiamento, Giancarlo si è avvalso della collaborazione del grande fisarmonicista Stefano Indino.


C'è anche un'altra canzone, forse la più profonda e poetica dell'intero disco da cui hai tratto un video altrettanto intenso e significativo, mi riferisco ad Angoli dimenticati nelle vie del mondo, mi sembra che la canzone si muova su due piani paralleli, da una parte c'è la ricerca di nuovi luoghi da esplorare, dall'altra un viaggio interiore alla ricerca delle risposte sulla propria esistenza? È così o la mia interpretazione è una forzatura?

È esattamente così caro Fabio. Tu da persona sensibile quale sei hai colto subito il punto cruciale. Nella vita, per molti anni, ho viaggiato il mondo, sempre teso alla ricerca di qualche cosa da scoprire, ma posso dirti quasi con certezza, che i veri tesori da scoprire non sono quelli che puoi trovare fuori, ma vanno cercati a fondo dentro di noi, scavando nelle pieghe complicate dei nostri pensieri. Molti mi hanno rivolto la domanda di quale fosse il brano a cui mi senta più legato... ed è proprio questo. Il video, sempre diretto dal maestro Nedo Baglioni, ritrae me Alberto Checcacci (mio direttore artistico) e la splendida Lisa Buralli, in una rocca abbandonata ai piedi del monte Amiata. Abbiamo dovuto scavalcare un alto cancello chiuso per potervi entrare, ma credo ne sia valsa la pena.


Assolutamente, d'altronde i beni preziosi occorre cercarli, a volte con fatica, non sempre capita di incontrarli per casualità, proprio come mi sembra di evincere da questi tuoi versi "A braccia aperte vola incontro al tempo / come aquilone alzati nel vento / se sei arrivato qui, sicuro cercavi me / che da qualche parte vivo in te / che da sempre nel tuo cuore vivo in te" tratti da I segreti del mondo. Ritorna ancora una volta il concetto di ricerca dentro sé o sbaglio?

Assolutamente. La canzone l'ho scritta per un'amica che credevo non avrei mai più incontrato nella vita. Quindi in questa I segreti del mondo esorto tutti a non darsi mai per sconfitti... ma a nutrire sempre il cuore di speranza buona, e oggi Dio solo sa se ce n'è bisogno. Sempre mosso da questa spinta e verso qualcosa che porti un po’ di luce e di speranza, ho scritto "la guerra è finita", piccola anticipazione di quello che sarà il mio futuro progetto.

Non darsi mai per sconfitti, sembra un po' lo stesso sentimento che anima il protagonista della canzone Tra le braccia del mio amore, un uomo di mare così come lo sono stati tutti i suoi familiari e i suoi avi, che a notte fonda torna dalla propria donna "per ritrovare la pace, tra le braccia del mio amore, che a volte mi consola e a volte mi punisce, ma è la sola donna al mondo, che in fondo mi capisce. Essere compresi dalla persona che ci vive accanto, anche tra le difficoltà che la vita ci pone davanti, quanto ritieni sia importante? Quanto aiuta a non farsi sopraffare dalle avversità?

Aver vicino una persona che sia amica, amante, complice e ti sappia comprendere è una cosa molto rara, rara e preziosa. Non capita a tutti di avere questa fortuna e i fortunati devono sapersi tenere ben strette persone così, uomini o donne che siano. Il brano Tra le braccia del mio amore forse è il più toccante, il più struggente di questo disco... e come Non piangetemi mai nell'album Cavallo Pazzo, va a chiudere questo Racconti di mare. Sul finire del brano la voce di Lisa Buralli, sembra quasi voler urlare, gridare al mondo, che nonostante tutte le difficoltà, non potrebbe fare a meno del suo uomo... nonostante le assenze, nonostante le tentazioni che il mondo gli offre... nonostante tutto.


In questo viaggio senza un itinerario preciso attraverso le canzoni del tuo nuovo disco, ho tralasciato qualcosa, non per dimenticanza o, peggio, perché ritenuto meno importante, ma per lasciare a chi ci legge la curiosità di andare ad ascoltare ciò di cui non si è parlato. Vorrei invece spostare il discorso su un altro tema, quello della rappresentazione live dei brani di questo disco e, ovviamente anche dei due precedenti. In studio, si sa, si attinge a molti musicisti e altrettanti o più strumenti, perché credo che giocare con gli arrangiamenti sia il bello della realizzazione di un album, il vestire i brani a festa, ma si sa anche che nei live bisogna soprattutto fare i conti con il budget e gli spazi messi a disposizione dagli organizzatori. Come pensi di muoverti?

I miei brani non hanno bisogno di molte sovrastrutture, in quanto credo siano le parole, i testi, la parte fondamentale. Potersi esibire dal vivo è diventato oggi una cosa praticamente impossibile. I locali sono davvero pochi, i budget offerti sono spesso vergognosi, tuttavia, sto ultimando la mia pagina personale, il mio "official web site", curato dall'ing. Simone Gironi. Credo venga fuori un lavoro serio, semplice e curato, che mi rispecchia pienamente. Spero questa "vetrina sul mondo" mi porti ad effettuare alcune esibizioni live. Comunque, aldilà dei live, sto già lavorando su alcuni progetti a medio termine. Uno che ritengo molto bello sarà l'ultimazione del brano La guerra è finita e la presentazione, spero a giugno di un nuovo bellissimo video.


Questo tuo sguardo fiducioso al futuro potrebbe essere la chiusura perfetta di questa nostra chiacchierata ma, se me lo consenti, vorrei farti un'ultima domanda rivolta al presente, al tuo disco Racconti di mare. Se lo dovessi presentare in breve, durante un ipotetico passaggio a fine telegiornale della durata di un minuto o poco più, che parole useresti?

Si tratta di un viaggio, di questo si è trattato per me, un viaggio via terra e, soprattutto, via mare. Un viaggio tra passato e presente, che mi ha consentito di scavare dentro me stesso e di scoprire tanti nuovi amici, musicisti e no. Un viaggio in cui ho affrontato molti aspetti della vita di ognuno di noi: amore, malinconia, speranza, disperazione, voglia di libertà e desiderio di nuove scoperte. Un viaggio difficile, pieno di ostacoli a volte, faticosissimo e allo stesso tempo meraviglioso. Credo sia un bel mix non trovi?

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