Pippo Pollina è reduce da un 2013 straordinario.
Nel
maggio scorso ha festeggiato i suoi cinquant’anni di vita con tre straordinari
concerti sold out nella “sua” Zurigo, ai quali hanno partecipato ospiti del
calibro di Franco Battiato, Inti-Illimani, Linard Bardill, Konstantin Wecker, Martin
Kälberer, Werner Schmidbauer, Giorgio Conte tanto per citarne alcuni.
In
agosto ha poi concluso nella splendida cornice dell’Arena di Verona davanti a
più di diecimila persone, la lunga e fortunatissima tournée legata al disco Süden,
scritto a sei mani con Martin Kälberer
e Werner Schmidbauer.
Poi una
breve pausa, giusto il tempo per scrivere finalmente un album tutto in italiano
o quasi. E’ stata una scrittura di getto ma in realtà pensiamo che questo disco
lo meditasse e sedimentasse in cuor suo da tanto, perché L’appartenenza, così
s’intitola il nuovo lavoro, è un vero e proprio concept album, segno evidente
di una sorta di bilancio della propria esistenza, in cui il fil rouge che
unisce le tredici tracce è proprio il concetto di appartenenza, intesa come tutte quelle cose e quei valori ritenuti importanti
per la propria vita, cui si è legati, cui è legato il proprio nome e la propria
firma, non tanto a livello artistico quanto a livello umano.
La
canzone che più di tutte spiega il punto di partenza di quest’album è proprio la
traccia omonima, una vera e propria dichiarazione d’intenti e di solide
aderenze ai propri ideali, anche se ogni scelta di campo porta inevitabilmente a
farsi domande sul proprio passato “Ci
sarà nel silenzio / oscurità per vedere quello che non sono stato / quello che
non ho compreso tutto l'amore atteso / tutto l'amore”, ma soprattutto
sull’incerto futuro “Ma dove vai tempo
che mi illudi? Cosa fai tempo che ...?”.
Non è,
però l’unica canzone a parlarci chiaramente di appartenenza, basta ascoltare Cantautori.
Pippo da sempre, con le proprie canzoni, è voluto entrare a far parte di chi scrive
canzoni solo quando abbia davvero qualcosa da comunicare e che considera le
canzoni veicoli privilegiati attraverso il quale far correre le idee. Eccolo
allora cantare “Siamo tutti orfani di
Lucio e di Fabrizio / non perché difetti a noi l'arguzia né il coraggio / ma é
solo una questione di cuore e di paesaggio / di idee che mai diventano scorta
d'equipaggio. / Siamo tutti orfani di Giorgio e di Gabriella / di Piero e di
Luigi che riposan su una stella / parenti stretti di Enzo Sergio e di Gaetano /compagni
di bevute di alcool e metano”. Se tutto questo non è senso di appartenenza.
Ancora,
sempre a proposito di appartenenza, c’è una delle canzoni più intense e dolenti
del disco Laddove crescevano i melograni, in cui Pippo spiega le ragioni
profonde che l’hanno portato a lasciare l’Italia nel 1985. E’ canzone di dolci
ricordi “lo sguardo ingenuo delle ragazze
stava cambiando poco a poco / e le osservavo senza capire il gioco suadente del
sorriso / che ricamavano su quella bocca alito dolce di fiordaliso”
frammisti ad altri dolorosi “Crollavano
tutti come birilli attori prima dell'abbandono / lo stato in cravatta al
funerale e un attimo prima a firmare il condono” fino all’unica scelta
possibile “E mi dicevo corri ragazzo
prima che il germe della vergogna / possa vincere il tuo disprezzo possa
ubriacarti come una spugna / e mi dicevo corri fai in fretta prima che uccidano
la fantasia / con una scatola usa e getta con un controllo di polizia” non
senza rimpianti però “Laddove crescevano
i melograni ci torno ogni tanto di nascosto / a piangere l'uomo che non sono
stato ad assaporare l'odore del mosto”.
Sempre
in tema autobiografico, sebbene musicalmente molto diversa, tesa e vibrante di
rock, è Sono chi sei sono chissà, in cui Pippo ripercorre, attraverso una
serie d’immagini, la propria esistenza. Una canzone quindi fatta di bilanci, in
cui l’immagine più bella potrebbe essere proprio questa “Sono la solitudine di una notte deserta l'inquietudine incompresa
della libertà”, perché spesso scegliere di agire coerentemente per la
libertà, porta a essere soli e incompresi.
C’è
però forse una canzone, Da terra a terra, che più di tutte
riesce a spiegare quale profonda amarezza possa scaturire dal vedere crollare davanti
ai propri occhi certe impavide utopie “Io
si c'avevo creduto a un mondo dove si uniscon le mani / da terra a terra queste
mani nel sacro fuoco degli altipiani / in mezzo ai grattacieli alle fabbriche
delle illusioni / fra le pagine dei vangeli fra le lacrime delle passioni”
e in quei tristi momenti non resta forse che aggrapparsi alle persone che ci
amano e ci vivono accanto “Tutto sarà
tenerezza, laddove la giustizia è tenerezza / e il tuo sorriso è un lieve
pensiero il peregrinare lento d'un veliero”.
Anche Risveglio, giocata
su toni delicati e sognanti, vuol valorizzare l’importanza di chi condivide con
noi gli stessi ideali “E sarò il tuo
fiore nel giardino / la tua sofferenza la tua fatica / e del tuo sollievo la
voce amica / che ti parlerà ...” in una dimensione quasi onirica “Tutto sarà il sogno mai sognato / e sarà
preghiera sul sagrato / e tutto sarà il viaggio mai finito / vicino a te ... accanto
a te ...”. Con lui la voce e la lingua tedesca del bavarese Schmidbauer.
Nel
disco c’è spazio anche per l’amore, quell’amore viscerale per la propria terra
natia “Ti vogghiu beni puru ca semu
luntani / puru ca nun ti ricordi li me occhi lu me nnomi” che mai verrà
meno “Ti pirdunu terra mia nun
t`abbandunu / ca lu coru t'apparteni ora e sempri” e che, cantato nei
solchi della tradizione in Ti vogghiu beni, segna il ritorno di Pippo alla propria lingua natia, impegnato in
un toccante duetto con Etta Scollo,
una delle voci più significative della Sicilia.
La
Sicilia è sempre stata ben presente in Pippo e a un eroe di quella terra, don
Pino Puglisi, ucciso da Cosa Nostra il giorno del suo 56º compleanno, per il
suo costante impegno evangelico e sociale, è dedicata l’accorata ma delicata, E se
ognuno fa qualcosa, in cui risuona, quasi come un’eco, una domanda “Ma chi è lei? / Ce lo dica Don Pino che di
eroi ci nutriamo / per riempire quel vuoto, quel niente che siamo”.
Se la
Sicilia, com’è ovvio che fosse, è molto presente in un disco che parla di
appartenenza, nella track-list troviamo però anche Helvetia una canzone di
stampo folk dedicata da Pippo alla Svizzera, la terra che l’ha accolto, cui
canta questi bei versi quasi fossero rivolti alla propria amata “Tu mi hai guardato e mi hai capito/ senza
parola proferire / e mi hai abbracciato con un dito / e mi hai baciato
all'imbrunire. / E mi hai sfamato con un candito / mi hai regalato dieci lire. /
E quando tutto precipitava /mi hai sussurrato non andar via / il mondo è grande
ma la tua casa / ti aspetta ed ha già nostalgia / delle canzoni delle parole /
delle tue malinconie / che fendono queste nebbie al sole / che oscurano le
bugie”. Una Svizzera ben lontana dai tanti cliché che l’accompagnano e da
quel essere spesso paese odiato senza alcun valido motivo.
Tra i
valori più importanti, i legami più forti, non potevano certo mancare quelli
con le persone con cui è vissuto, ecco allora due canzoni molto poetiche.
La
prima, Anniventi, è dedicata al figlio tenendo però sempre ben
presente un valore irrinunciabile come la libertà “Qualunque sarà la via / qualunque la tua compagnia / qualunque la tua
idea. / Vai vai vai ...”. Un invito a guardare avanti sempre e comunque.
La
seconda, Adesso che, dedicata invece alla madre e che si chiude con
questi dolcissimi versi “E se ti
sorprendo incerta lo sguardo lontano / ti seguirò senza farmi vedere … / Ti
stringo lieve dammi la tua mano”.
Qualcuno,
leggendo la track-list ci dirà: ma Mare
mare mare? Ve ne siete forse dimenticati? No, assolutamente. E’ la canzone
che, di fatto, apre il disco dopo la strumentale Preludio e in maniera
spensierata, anche molto ironica, ironia resa ancora più percepibile dalla
partecipazione di Giorgio Conte. In
questo brano è espresso, in pochi versi, l’immenso desiderio di vivere una
giornata al mare da parte di un uomo come Pippo che, nativo di Palermo, si è
trovato catapultato a vivere per tanti anni in un paese come la Svizzera, in
cui il mare non si vede neppure guardando con il binocolo. “Mare mare mare datemi una giornata al mare / sarò un idiota un
superficiale un personaggio demenziale” così recita l’accattivante
ritornello e sono sicuro che, se Pippo e Giorgio questa canzone l’avessero
cantata a Sanremo, una volta tanto Festival della Canzone Italiana e Premio
Tenco (per altro entrambi sempre freddi nei confronti di Pippo) avrebbero
trovato il trait d’union.
Un
grande disco, arrangiato e suonato magistralmente, se qualcuno ancora non
l’avesse intuito.
Artista: Pippo Pollina
Titolo album: L’appartenenza
Etichetta: Jazzhaus Records
Distributore: Artist First
Produzione artistica: Pippo Pollina, Martin Kälberer
Anno di uscita: 2014
Durata totale: 48:34
Elenco tracce:
01. Preludio
02. Mare mare mare
03. Cantautori
04. Laddove crescevano i melograni
05. Sono chi sei sono chissà
06. Anniventi
07. Da terra a terra
08. Helvetia
09. Ti vogghiu beni
10. L’appartenenza
11. E se ognuno fa qualcosa
12. Risveglio
13. Adesso che
Brani migliori:
Da terra a terra
Laddove crescevano i melograni
Mare mare mare
Musicisti e Ospiti:
Pippo Pollina:
voce, chitarre acustiche, chitarre classiche, piano acustico
Martin Kälberer: voce,
programming, piano acustico, tastiere, percussioni, fisarmonica
Walter Keiser: batteria
Roberto Petroli: sassofoni,
clarinetto, EWI
Stefania Verità:
violoncello
Jean Pierre Von Dach:
chitarre elettriche, chitarre acustiche
Giorgio Conte: voce
(2)
Etta Scollo: voce
(9)
Werner Schmidbauer:
voce (12)
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