Hallenstadion Zürich,
22.08.2015 “Pippo Pollina: das grosse Finale”
di Fabio Antonelli
L’11 ottobre del 2012, nella
magnifica cornice del Krone Circus di Monaco di Baviera, ebbi l’onore di
assistere a uno dei più importanti concerti del lungo Tour con cui Pippo
Pollina portò in giro “Süden” il fortunatissimo disco realizzato a sei mani con
i musicisti bavaresi Werner Schmidbauer e Martin Kälberer e rimasi letteralmente
stupefatto dall’accoglienza riservata dal pubblico tedesco a quell’evento, basti
pensare a come la data fosse sold out da mesi e che la struttura ha una
capienza di 5.000 posti.
Ora, invece, è passata poco più
di una settimana da quel sabato 22 agosto in cui Pippo Pollina ha voluto
congedarsi dal suo amato pubblico, dopo aver dichiarato di non voler più
suonare dal vivo fino al 2017, attraverso un magnifico concerto durato quasi quattro
ore, in cui ha raccolto sul palco
numerosissimi ospiti.
E’ vero, ha giocato in casa, si
potrebbe direbbe usando una terminologia cara a chi ama il calcio, perché
questo evento l’ha voluto realizzare all’Hallenstadion di Zurigo, la sua città
adottiva, quello che l’ha accolto quasi fosse un proprio figlio molti anni fa,
però credo che radunare un pubblico pagante di 13.000 persone, con biglietti
che andavano da 80 a 50 franchi, in questo periodo di crisi economica, non sia
proprio risultato da buttare …
Ciò però che fa più impressione,
in termini positivi, è che queste grandi cifre ruotano intorno non a un
cantante pop bensì a uno dei migliori esponenti della nostra canzone d’autore,
uno che nelle canzoni canta si l’amore, ma anche l’impegno sociale, il
desiderio di cambiare, di ribaltare tutto ciò che appare scontato e
inevitabile, il tutto sempre con grande umanità, umiltà e soprattutto onestà
intellettuale.
Forse è proprio questo suo essere
autentico, unito alla forte volontà di avvicinarsi costantemente al pubblico
spiegando quasi sempre nella lingua locale le canzoni prima di eseguirle, che è
colto da un pubblico che, per la stragrande maggioranza, non capisce nulla dei
testi delle sue canzoni se non attraverso le traduzioni sempre presenti nei
libretti dei suoi dischi.
Altrimenti non mi spiegherei come
un pubblico generalmente abbastanza freddo, come quello svizzero e tedesco, possa
magari ridere a crepapelle durante alcune presentazioni, applaudire come un forsennato,
fino ad arrivare letteralmente a saltare sulle poltroncine durante l’esecuzione
dei pezzi più trascinanti.
In tal senso faccio una prima
considerazione rivolta a chi mi sta leggendo e magari si starà chiedendo chi
sia questo Pippo Pollina, perché in Italia è pressoché sconosciuto.
Di proposito non dico nulla,
invito solo a cercare la sua musica, si accorgerà subito come la sua musica non
sia per niente “pallosa”, anzi credo sia la dimostrazione di come la canzone
impegnata possa essere anche gradevolissima da ascoltare, soprattutto quando sa
toccare il cuore.
Torniamo però alla serata, Pippo
ha suonato per quasi quattro ore insieme al suo fedele gruppo, il Palermo
Acoustic Quintet e all’Orchestra da Camera “Musica viva”, diretta da Willy Honegger, ma mai come in quest’occasione
il tempo è volato via, grazie anche alla presenza di ospiti molto diversi fra
loro per stile, linguaggio musicale, quasi a voler dimostrare che la musica non
può che unire popoli e culture anche molto distanti e lontane fra loro.
La lunga carrellata di ospiti è
stata però aperta non da un musicista ma da Giovanni Impastato, fratello di Giuseppe
Impastato, meglio noto come Peppino, giornalista, attivista e poeta italiano,
noto per le sue denunce contro le attività di cosa che gli costarono la vita in
un attentato, il 9 maggio 1978, a dimostrazione che per Pippo musica e impegno
civile sono inscindibili e “Centopassi”, la sua canzone dedicata a Peppino, ne
è il segno.
Alcuni degli ospiti della serata
sono artisti che hanno collaborato con lui, come ad esempio Giorgio Conte che
ha duettato con lui in “Mare mare mare”, canzone presente nel suo ultimo album
“L’appartenenza” o la catanese Etta Scollo, che ha eseguito in duo con Pippo un
paio di pezzi da brivido o come i già citati Werner Schmidbauer e Martin
Kälberer, coautori di “Süden”.
C’è stato anche il cantautore svizzero-tedesco Linard Bardill, che, nel lontano 1987, scoprì
per caso Pippo mentre cantava “Eskimo” di Guccini, cercando di vivere di musica
suonando per le strade della Svizzera e, conosciutolo meglio, lo invitò a
partecipare a un progetto discografico in lingua romancia e alla relativa
tournée. Fu la svolta per Pippo.
Pippo ha poi voluto sul palco anche
una serie di artisti con i quali non ha mai collaborato direttamente ma che
ammira fortemente, alcuni noti al pubblico svizzero e tedesco come Gigi Moto,
Büne Huber von Patent Ochsner, Stefan Stoppok, uno invece a noi molto noto, Eugenio
Finardi, un musicista che ha sempre stimato per lo spirito ribelle e la
coerenza.
Non ultimi sono saliti sul palco,
duettando con Pippo, anche i figli Madlaina e Iulian, entrambi cresciuti a suon
di musica e che ora stanno cercando di intraprendere un proprio percorso
artistico. Se la prima è apparsa molto emozionata sia nel cantare il pezzo
scritto per “Süden”, sia nel duetto con Giorgio Conte dove è apparsa un po’
impacciata nel cercare di ricreare l’incanto di “Com’è bella la luna”, invece, il
figlio maggiore, che ha voluto da subito scegliersi Faber come nome d’arte
proprio per non far pensare di essere in qualche modo raccomandato dal padre,
ha dimostrato di possedere voce, grinta e durezza da far impallidire lo stesso Pippo,
credo anzi se ne sentirà parlare.
Per dovere di cronaca il mega
concerto, dopo una serie di acclamatissimi bis, s’è concluso al ritmo di una
forsennata “Bella ciao” che ha visto tutto il pubblico convenuto a Zurigo
cantare e ballare, davvero un finale emozionante.
Io però non voglio chiudere qui,
bensì fare una mia considerazione del tutto personale.
So che un paio di anni fa Pippo
ha sottoposto all’attenzione della giuria che sceglie i brani per il Festival
di Sanremo, due suoi pezzi inediti che non sono stati però presi in
considerazione. Scelta lecita per carità, soprattutto nel caso fosse stata
dettata da motivazioni puramente artistiche, un po’ meno nel caso in cui si
fosse giustificata la bocciatura con la considerazione che Pippo Pollina è un
big solo all’estero e non in Italia, quasi che gli onori e i meriti guadagnati in
terra straniera qui non avessero valore … Ma si sa che qui si è big solo se si arriva
da Amici o X-Factor…
Ciò che più sorprende il
sottoscritto è, invece, che un Club come il Tenco, che ha fatto della canzone
d’autore il proprio vessillo, non abbia mai invitato Pippo, l’unico, credo, esponente
della canzone d’autore italiana che sia riuscito a esportare la propria opera,
per lo più scritta e cantata in italiano, oltre confine.
E’ vero, la sua musica può anche
non piacere e si sa che i gusti musicali sono del tutto personali e per questo
sempre opinabili però, se penso che sul palco dell’Ariston, in una recente
edizione, tanto per fare un esempio, s’è esibito Marco Fabi, cugino del ben più
famoso Niccolò beh, allora mi domando come mai non si sia ancora rimediato a
questa ingiustizia.
Sito ufficiale di Pippo Pollina: http://www.pippopollina.com/
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