Apnea:"
assenza, sospensione temporanea dell'attività respiratoria".
Apnea
artistica:"Sospensione della cultura, dell'arte, dell'immaginazione".
Ma proprio
dentro questa apnea nasce un nuovo modo di agire nell'arte, in maniera
energica, invasiva e a volte anche violenta nei confronti delle persone e della
società cosiddetta allineata.
È stato violentemente distrutto ogni
tentativo di fare arte e cultura che non sia allineata, non solo dal
nostro Paese ma dal sistema tutto. Dove il piccolo non può sopravvivere, è
impensabile fare arte e cultura, perché arte e cultura non sono né saranno mai
oggetti industriali; semmai artigianali.
Distruggendo il piccolo, si distrugge anche
la possibilità di fare tesoro del dettaglio, della cura personale della
progettazione, del materiale, del procedimento, delle persone che lavorano al
progetto. In Italia, ormai, tanti artisti e persone che operavano in questo
ambito, non hanno più lavoro e hanno dovuto smettere di credere e sperare.
Siamo in una sorta di Apnea.
In questo scenario, però, si aprono nuove
possibilità. Chi aveva scelto questo mestiere solo per danaro se ne è andato,
già da un bel po' di tempo.
Rimangono in trincea i veri credenti. Quelli
che, come ha detto Garcia Lorca, ritengono sia «giusto che tutti gli uomini
abbiano da mangiare, ma è altrettanto giusto che tutti gli uomini abbiano
accesso al sapere. Che tutti possano godere i frutti dello spirito umano,
poiché il contrario significa trasformarli... in schiavi di una terribile
organizzazione sociale».
In Italia, con le leggi attuali, questi
credenti sono privati delle più elementari forme di dignità, costretti a
ricorrere, chiamiamolo con il suo vero nome, all'accattonaggio, al mendicare
favori presso mecenati e a convertire i propri talenti e lavoro in hobby.
Si reca violenza non solo al mondo
dell'arte, da qualcuno forse considerato 'volatile', ma alle vite di
innumerevoli persone. Questo richiede risposta energica, invasiva, se necessario
anche artisticamente violenta.
Da questo nasce Apnea Artistica, un nuovo
modo, o forse antichissimo, di pensare la musica e credo le arti in generale.
Non più allo scopo di arricchirsi in breve tempo e soddisfare il desiderio
narcisistico alimentando urla di folle alienate, ma allo scopo, di ripristinare
alcune funzioni vitali di un organismo atrofizzato, di favorire l'immaginazione
e non la ripetizione, magari in qualche caso di consolare il cuore degli
uomini, semplicemente lavorando giorno per giorno con passione, credendo alla
necessità di una ridefinizione dei rapporti e recandosi non solo nei luoghi
predisposti, ma ovunque ci sia qualcuno disposto ad ascoltare.
Credo che se non si parta da questo
scritto-manifesto di Apnea, che campeggia nel sito della
cantautrice e musicista fiorentina, manifesto che pian piano sta diventando anche
un movimento, aperto a tutti gli artisti che avranno voglia di riconoscersi e
che vi potranno aderire, prendendo contatto con la stessa artista, non sia però
possibile cogliere a pieno il valore di questo suo nuovo progetto.
Cominciamo con il dire che il disco comprende
appena nove tracce, di cui la prima Quello che non so è brevissima solo 1’52”
ed è introdotta dalle dolcissimi note del pianoforte di Susanna sulle quali
parte poi, s’innesta la voce traballante del piccolo Fabio Di Benedetto,
subentrano poi gli archi ed ecco, finalmente, entrare in gioco anche la splendida
voce di Susanna fino alla domanda finale “Ma
quello che non so / io lo vorrei capire / ma come? / Come?”. Forse proprio
da qui deve ripartire la rinascita della cultura, dalla curiosità di conoscere,
di comprendere, dalla ricerca personale della verità. Non a caso, nel libretto
del disco, è riportata una riflessione di José
Mujica, Presidente dell’Uruguay, che si chiude così “… se vuoi essere libero devi essere sobrio nei consumi. L’alternativa
è farti schiavizzare dal lavoro per permetterti consumi cospicui, che però ti
tolgono il tempo per vivere”. Tema di grandissima attualità.
Se la prima traccia è una brevissima introduzione
l’ultima, LIBeRI, è un testo liberamente tratto da “Libri e libertà” di Federico Garcia Lorca, questa volta non
cantato ma recitato da Susanna su un tappeto sonoro molto particolare e
suggestivo, dominato a tratti da percussioni ancestrali. La chiave di lettura
di questa conclusione è già insita nel titolo, scritto proprio così,
evidenziando con il maiuscolo la parola LIBRI, perché solo attraverso una
cultura diffusa a ogni strato sociale, si potrà un giorno pensare di giungere a
una libertà per tutti. Nel libretto, in proposito, è riportato un piccolo
estratto da Garcia Lorca che dice “Io se
avessi fame e mi trovassi invalido in mezzo alla strada, non chiederei un pane,
ma chiederei mezzo pane e un libro … e a coloro che non hanno mezzi economici,
rivolgo l’invito di dedicarsi alla lettura, di coltivare la propria
intelligenza come unico mezzo di liberazione economica e sociale”. Si
potrebbe pensare che se Garcia Lorca fosse ancora vivo probabilmente non
guarderebbe certo la nostra televisione spazzatura.
In mezzo, restano appena sette tracce, che
potrebbero sembrare poca cosa in termini numerici, ma che se ascoltate e “riascoltate”
con la dovuta attenzione rivelano invece una densità di temi e concetti
impressionanti.
Come accade spesso nelle canzoni di Susanna, sono
le donne a essere le protagoniste delle sue canzoni, proprio come in Donne
esoteriche, che comincia con i versi “Dare potere agli uomini è stato catastrofico... / Urge il ritorno
all’universo vulvico ...”, in cui ancora una volta saranno le donne a
essere le protagoniste dell’unica vera rivoluzione culturale possibile, donne
viste da Susanna come dono di Dio ma che, con molta ironia, hanno bisogno per
essere esoteriche di “Pepe rosso un bel
po’, grasso d’ippopotamo. / Sotto sale essiccare sette semi di sesamo”.
Susanna è però ben conscia di come sia difficile
non lasciarsi contaminare da ciò che ci circonda, in Tutte le cose si attaccano
addosso, pervasa da suggestioni morriconiane, vi si trovano accenni a “la corruzione in famiglie per bene, / il
malcostume di raccomandare”, a “certa
attitudine per litigare, / certa abitudine di possedere”, fino al finale “la convinzione, il pensiero malato / che il
successo tolga ogni peccato”. Quanto malcostume imperversa nella nostra società,
dalla politica allo sport allo spettacolo ed è sempre più difficile restarne
puliti.
Proprio alla politica, ma non solo, diciamo a
tutti gli uomini di buona volontà, è rivolta la canzone L’uomo che cammina,
un invito a operare non per il proprio successo o per i propri interessi ma per
le generazioni che verranno dopo di noi, secondo una logica cristologica “E’ l’uomo che cammina, dice: / Amatevi, non
dice: Amatemi”.
Se questo è l’esempio da seguire, però la realtà
è purtroppo assai diversa, costellata da gente che non si rende conto della
propria mediocrità e falsità, come in Che noia. Ancora una volta però è
l’ironia a dominare il brano, in cui Susanna si definisce donna “che scopa sempre, / ma lo fa
sostanzialmente / per analisi sociale, / per cultura generale / e per dare un
contributo / etologico e morale / alla società”, una donna pronta anche a
giustiziare con un bidè, dopo una notte insonne, gli acari nelle proprie
mutande.
L’ironia dura giusto un istante, perché Venivamo
tutte dal mare, testo scritto a quattro mani da Susanna e Kaballà, è invece una triste splendida
canzone, dedicata a tutte le donne migranti venute “come merci da trasportare, per l’inganno occidentale, perfette” ma
alla fine “forti abbastanza da ribaltare
l’equilibrio occidentale ... perfette”. Il riferimento letterario, nel
libretto, è “Pentimento” una poesia di Erri
De Luca.
Sonorità totalmente diverse, elettroniche, quasi
in stile Alberto camerini ma ancora intrecciate
a trame d’archi e pianoforte, ci portano all’indignazione di Filtro
elettronico verso il maniacale filmare tutto, persino “l’applauso maniacale alla bara mentre cade”,
per poi condividerlo immediatamente sui vari social network, perdendone così irrimediabilmente
il senso stesso dell’essere lì, in quel preciso momento, “quanto vorrei esserci stata a Woodstock / e non vederlo dentro un film
adesso”.
Piacevole è, infine, Carica erotica, ironica
canzone intorno al tema suggerito dal titolo stesso, una canzone per una volta
non costruita sul pianoforte bensì sulla chitarra, con sonorità da bossanova.
Il disco, in termini di durata è molto breve,
quasi quanto un EP, ma molto concettuale, tanto che se un appunto va fatto, è
che è proprio questo suo intrinseco concettualismo finisce per essere pregio e
difetto al tempo stesso, perché se le canzoni dal punto di vista letterario
appaiono dense di significato, ricche di agganci letterari e cantate da Susanna
con l’originale fascino che la contraddistingue, pagano però dazio nell’essere
poco immediate e capaci di emozionare sin dal primo ascolto.
Artista: Susanna Parigi
Titolo album: Apnea
Etichetta: 103 Edizioni Musicali
Distributore: Self
Produzione artistica:
Susanna
Parigi
Anno di uscita: 2014
Durata totale: 28:47
Elenco tracce:
01. Quello che non so
02. Donne esoteriche
03. Tutte le cose si attaccano
addosso
04. L’uomo che cammina
05. Che noia
06. Venivano tutte dal mare
07. Filtro elettronico
08. Carica erotica
09. LIBeRI
Brani migliori:
Venivano tutte dal mare
Donne esoteriche
Tutte le cose si attaccano addosso
Musicisti e Ospiti:
Susanna Parigi:
voce e pianoforte
Ferruccio Spinetti:
contrabbasso
Matteo Giudici: chitarre
Michele Guaglio: basso
Nicola Stranieri:
batteria e percussioni
Aurora Bisanti: violino
solista
Alessio Nava:
trombone
Roberto Fazari:
chitarre elettriche
Coro Les Femmes
ésotériques: Beatrice Burrello,
Patrizia Bolla, Paola Candeo, Sabrina
Giambalvo, Chiara Pakagi, Chiara Bugatti
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