di Fabio Antonelli
“La produzione di questo lavoro è stato un percorso alla fine del quale ho compreso che fare un nuovo disco, in questo momento di crisi storica e personale, era l’unica via percorribile. Dietro i miei strumenti mi sono sentito come sempre a mio agio. Giorno per giorno, per due anni, ho coltivato i semi che sono diventati piante, mi sono preso cura di loro e finalmente a primavera sono sbocciati i fiori”. Così il cantautore, polistrumentista e produttore Giuseppe Palazzo scrive del suo secondo disco “Il linguaggio dei fiori” fresco di stampa (30 settembre 2014). Ecco cosa mi ha raccontato.
“La produzione di questo lavoro è stato un percorso alla fine del quale ho compreso che fare un nuovo disco, in questo momento di crisi storica e personale, era l’unica via percorribile. Dietro i miei strumenti mi sono sentito come sempre a mio agio. Giorno per giorno, per due anni, ho coltivato i semi che sono diventati piante, mi sono preso cura di loro e finalmente a primavera sono sbocciati i fiori”. Così il cantautore, polistrumentista e produttore Giuseppe Palazzo scrive del suo secondo disco “Il linguaggio dei fiori” fresco di stampa (30 settembre 2014). Ecco cosa mi ha raccontato.
Sono passati quattro anni dal tuo disco
d'esordio "Piccole storie di quotidianità", il titolo del tuo nuovo
lavoro è "Il linguaggio dei fiori", titolo altrettanto minimalista se
vogliamo, però tra i due album sembra essere trascorsa quasi un'intera
esistenza ... è così?
Eh! Già! E'
così. Quattro anni intensi dove sono successe un bel po' di cose sul piano
personale e anche il mio lavoro ne ha risentito. Quello che on è cambiato è
sempre lo sguardo sulle piccole cose come hai fatto notare tu dal titolo.
Allora partiamo proprio dal titolo, perché
proprio "Il linguaggio dei fiori"? Ascoltando il disco sembra quasi
che le parole oggi come oggi si siano svuotate di significato e che il
dialogare attraverso le parole non basti più. Conta quasi più il non detto del
detto a chiare lettere. Ti ritrovi in questa chiave di lettura?
E' proprio così,
i fiori hanno un linguaggio simbolico, non verbale, i fiori comunicano senza
parlare, mentre l’uomo ha perso la capacità di comprendere il non detto, le
emozioni, i disagi e i sentimenti che vengono comunicati senza parole. E' un
tentativo di riscoprire quella parte primitiva che è dentro di noi e che ci
permette di intuire oltre le parole.
Sai a me piace sempre soffermarmi sulla copertina del disco, che è un
po' il biglietto da visita di un disco. Nella copertina di "Il linguaggio
dei fiori" è rappresentato un albero che affonda le sue radici nel
terreno, ma guardandolo così la parte che normalmente non è in luce sembra un
altro albero, quasi a dire che c'è sempre una parte sommersa di ognuno che
magari è proprio quella più in sofferenza, il tutto in un monocromatico giallo
caldo, né un rosso segno d'amore, né un verde carico di speranza, non penso sia
una scelta dettata da motivi di stampa ...
E' un disco che
sfiora temi dolorosi come l'assenza, l'instabilità, la crisi e perfino la morte
e ho cercato, anche paradossalmente, in essi gli aspetti positivi. L'albero,
simbolo della vita, mostra le sue radici tenebrose come a dire che nella morte
c'è un po' di vita e viceversa. La scelta del giallo è stata voluta ma
tecnicamente azzardata perché non abbiamo potuto fare, per questione di tempo,
una prova di stampa con l'azienda che ha stampato il disco... alla fine è
andata bene!
Direi proprio di si. A proposito di stampa,
ho visto che il primo singolo estratto dall'album è proprio
"Stampante", perché proprio questo originalissimo brano?
“Stampante” è un
brano difficile, una canzone sui sentimenti profondi di un rapporto in crisi,
con tanti accordi e una melodia melanconica e articolata, insomma una canzone
per niente radiofonica. E' quasi irriverenza nei confronti del sistema radio!
Poi era un po' che volevo fare un video con la tecnica stop motion e
“Stampante” era il brano che più si prestava. Sono cambiate tante cose
nell'industria discografica, oggi grazie a internet e ai social un buon video
può fare la differenza. Non resta che incrociare le dita e sperare che questa
scelta alla lunga porti dei buoni risultati.
Hai accennato alla difficoltà del pezzo e
alla melodia articolata, però credo che il disco dal punto di vista soprattutto
musicale possa considerarsi a pieno titolo un concept album, nessun abbondono
all'accordo facile, al ritornello orecchiabile, un cantare molto intimista. E'
così o è solo una mia impressione?
Il disco non è
stato concepito come un vero concept album tipo “Tommy” degli Who per
intenderci. Però c'è molta coesione tra i testi dei brani e soprattutto nella
produzione di cui sono il responsabile! Scelta totalmente opposta a “Piccole
Forme di Quotidianità” (il disco precedente) in cui ogni brano è un capitolo a
se. In ogni brano de “Il linguaggio dei fiori” è presente un sinth noise il cui
scopo è solamente di disturbo, una scelta stilistica che nessun produttore
avrebbe mai assecondato. Allo stesso modo il disco suona scuro è pieno di
frequenze basse e proprio questi elementi produttivi rendono il disco compatto
come un concept.
Direi che mi hai rubato le parole di bocca.
Allora vorrei cercare di scardinare questo monolito ... quale è la canzone che
più ami tra tutte, anche se per un padre è sempre difficile scegliere la
creatura preferita.
Guarda senza
riserva alcuna ti dico che il pezzo che preferisco di tutto il disco è “Muschio
e lichene”. Ho scritto il testo di getto, e questo per me è già un piccolo
miracolo, un pomeriggio di ottobre. E' l'unico brano del disco che ho
registrato in presa diretta: piano e voce, senza metronomo, come si faceva una
volta. L'ho registrato a casa con il mio pianoforte calante degli anni '20.
Sono udibili delle imperfezioni come lo scricchiolio dello sgabello del piano e
tutti i respiri che conferiscono all'esecuzione un'atmosfera magica. Da buon
padre devo però riconoscere che Il roseto è stato il primo brano arrangiato,
quello che ha dato il taglio stilistico a tutto il lavoro.
Siamo davvero in sintonia. Per non rubarti
altro tempo prezioso, voglio spostare l'attenzione su una frase della canzone
"Se manca l'elettricità", canzone che chiude il disco, mi riferisco a
"E io non riesco a guardare oltre il buio che non so affrontare", che
mi sembra rispecchiare non solo una condizione molto personale, ma una
sensazione comune a tanti in questo preciso periodo storico. Che ne pensi?
Penso che hai
colto nel segno! La bellezza di alcune canzoni è proprio quella di rispecchiare
le sensazioni comuni di un preciso momento storico e questo periodo ahimè si
commenta da solo. Tuttavia il brano, e quindi il disco, si chiude con la frase
"tu sei già qua e torna l'elettricità" che non lascia spazio a
interpretazioni!
Giustamente prima hai detto che i tempi
sono cambiati anche in campo musicale e il web offre nuove possibilità, allora
vorrei congedarmi da te chiedendoti come inviteresti ad acquistare il tuo
disco, utilizzando un breve twitt
Sinceramente non
lo farei! E' anacronistico pensare di continuare a vendere i dischi tramite i
canali tradizionali ... e per canali tradizionali intendo negozi fisici e stores
digitali ... iTunes per intenderci. Il futuro della musica in rete è nelle
piattaforme di streaming, Spotify, Deezer, YouTube. Sfrutterei la possibilità
del twitt per convincere le persone a uscire a frequentare i posti dove si fa
musica sul serio, ad ascoltare un mio concerto dal vivo e se poi vi avrò
convinto ad acquistare il disco al banchetto del merchandising. Il guaio è che
anche i posti dove una volta si faceva musica sul serio stanno scomparendo o
stanno mutando. Una tendenza comune dei progetti indipendenti come il mio è
quello di suonare direttamente a casa delle persone, gli house concert sono una
buona via percorribile in questo momento storico.
Si doveva chiudere con un twitt e invece
queste tue riflessioni spalancano la porta su un discorso che meriterebbe
pagine di riflessioni, che però ci allontanerebbero dallo scopo di questa breve
intervista, cioè focalizzare l'attenzione su questo tuo pregevole nuovo lavoro
discografico e spero che l'obbiettivo sia stato centrato, grazie per la disponibilità.
Grazie a te
Fabio per l'ospitalità.
Giuseppe Palazzo su Facebook: http://www.facebook.com/giuseppepalazzo
Il canale Youtube di Giuseppe Palazzo: http://www.youtube.com/user/giuseppepalazzoblog
Date Tour:
11 ottobre / Contestaccio / Roma
17 ottobre / P.E.R. / Terni
18 ottobre / Rock Store / Pomezia (RM)
29 ottobre / Circolo Degli Artisti / Roma
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