Schmidbauer Pollina
Kälberer: “Süden”
Aria di passato per continuare a sperare nel futuro, disco
necessario!
di Fabio Antonelli
Questo disco è la storia di un'amicizia.
Ci sono cose che stanno scritte nell'aria e che aspettano solo di
essere lette, così come ci sono tante canzoni che aleggiano nel vento in attesa
che qualcuno le componga e le regali a tutti noi.
Allo stesso modo le amicizie sono quelle perle che improvvisamente
arricchiscono la collana della nostra vita in maniera improvvisa ma naturale.
Cantare e suonare insieme, frequentarci con regolarità e scambiarci
idee di vita e passioni è stata una cosa che fin dall'inizio della nostra
conoscenza ci è sembrata ovvia e quasi scontata. Eppure parlavamo lingue
diverse e provenivamo da due realtà culturali lontane …
(Pippo Pollina)
Così inizia il commento di Pippo Pollina a questo suo nuovo disco
scritto a sei mani con Werner
Schmidbauer e Martin Kälberer,
due musicisti bavaresi conosciuti davvero per caso una sera in cui suonava in
un bar e d’improvviso gli si ruppe una corda della chitarra, chiese allora se
qualcuno dei presenti fosse in grado di cambiarla mentre nel frattempo avrebbe
raccontato barzellette e fu così che si fece avanti Werner che, cercata la
corda giusta la riparò rapidamente. Vista l’abilità dello sconosciuto, Pippo
gli chiese se era un musicista e, avutane conferma, gli chiese di cantare con
lui una sua canzone e così avvenne. Quella sera in sala c’era anche l’amico
Martin, erano in realtà venuti entrambi per ascoltare Pippo, attirati dalle
lodi tessute dal loro organizzatore a Bad Aibling nei confronti di questo
cantautore italiano.
Lì, in quella sera, è nato un
rapporto di sincera amicizia, di scambi d’idee, d’ideali comuni vissuti con
intensità e che è confluito in questo magnifico disco.
Sembra incredibile come queste
tre voci e queste lingue, apparentemente così lontane fra loro, siano riuscite
a miscelarsi, a sovrapporsi, a incastonarsi creando un caleidoscopico universo
dal quale ci si lascia ben presto irretire e di fronte al quale si rimane
estasiati, quasi senza fiato, nel vedere come la musica sia davvero linguaggio
universale.
Musicalmente il disco respira a
pieni polmoni aria di anni ’70, a più riprese sembra di ascoltare quelle
sonorità, quel gusto per le melodie, l’uso dei cori a più voci che caratterizzarono
il magico e irripetibile sound del Festival di Woodstock, vengono così in mente
nomi come Crosby, Stills, Nash & Young, è come se si facesse un tuffo nel
passato per riuscire a guardare con più speranza in un futuro ancora possibile
e realizzabile.
Tutto il disco è stato suonato
dai tre amici musicisti, con solo pochi altri contributi e questo contribuisce
a dare compattezza all’intero lavoro e allo steso tempo a conferire un’aria
conviviale, gli spettatori del loro tour possono star sicuri che ascolteranno
dal vivo uno spettacolo non molto lontano da quanto è stato suonato in studio
di registrazione, l’impressione è che quest’amicizia, questa complicità sia
rintracciabile in ogni singola nuota suonata.
Le tracce che compongono la
tracklist sono ben sedici per un minutaggio di oltre 63 minuti, quasi che la
copiosità della messe prodotta dai tre, fatichi a stare nello spazio consentito
da un cd singolo, ma vi assicuro che di queste tracce nulla è superfluo, nulla
suona inappropriato e non c’è una traccia che non emozioni profondamente.
Per motivi di spazio e anche di
lingua, unica pecca è che il libretto riporta i testi delle canzoni nella
lingua originale in cui sono state scritte senza traduzioni, mi limiterò a toccare
solo alcuni brani, partendo proprio da quello di apertura “Passa
il tempo”, una canzone di Pippo,
pregna di malinconia per tutto quello che inevitabilmente passa, ma la speranza
non muore mai perché “Passa il tempo …
Però non passa il mio amore, lui non muore, lui non capirà qual è il senso di
queste parole. E per questo sopravviverà”.
Una delle canzoni più belle in
assoluto per l’intrinseca dolcezza è “Bruno” ed è firmata da Madlaina Pollina, figlia di Pippo che, oltre a dimostrarsi un’ottima autrice, ci dona
un bellissimo cameo con la sua meravigliosa voce. Ancora adesso scrivendone mi
vengono le lacrime agli occhi ripensando ai versi “Look at the river that flows like me / look at the sun and there I
will be / forever here in the place I love / I’m here and there I’m beyond and
above“ dedicati a Bruno Manser
il quarantottenne speleologo misteriosamente scomparso nell’agosto del 2000 in
Borneo, dopo aver vissuto, unico bianco, con la popolazione Penan, un'etnia
nomade nascosta nella giungla dello Sarawak e averne difeso il territorio
dall’ignobile sfruttamento delle multinazionali del legname.
“Camminando” dipinge
quello che è lo stato d’animo di chi abbandona la propria patria in cerca di
migliore fortuna, magari anche deludendo le aspettative nutrite da altri “Ed io penso a mia madre e con lei i suoi
sorrisi, / mi vedeva dottore nei suoi sogni ormai in crisi, / ed io penso alle
sue carezze e al suo pianto salato / quando venne il giorno triste in cui me ne
sono andato” però sempre guardando avanti “Camminando, camminando troverai la tua strada, / sarà come la volevi e
non è poi lontana, / Camminando, camminando avrai freddo alle mani / Ed allora
metti i guanti ed affronta il domani”.
Un dolcissimo e suadente
pianoforte apre “La vita è bella così com’è”, un’intima canzone di quelle che riguardano la sfera
personale di un autore, è il canto del non detto “Cosa non mi hai detto / In questo tempo lungo e mai distratto / Cosa
non ti ho detto / Lo capirai se ancora non l’hai fatto” e del non vissuto “Perché
la vita è bella così com’è / E nessuno mai può dirle addio / Finché avrà i
vostri occhi / A illuminarla”. Una canzone che guarda oltre la vita e che è
dedicata a una persona Elke, nel
libretto non è detto altro.
C’è
ancora il pianoforte ad aprire “Dove sei stato”, ma qui ha un ritmo
più incalzante, il brano è molto corale e lingua italiana e tedesca si
contendono alla pari gli spazi per parlare del tema della lontananza, partendo
dalla domanda iniziale “Dove sei stato in
tutto questo tempo in cui non t'ho cercato” fino all’invocazione finale “rimani qui … geh bleib halt da…”.
E’
sempre il pianoforte a introdurci nell’atmosfera quasi impalpabile di “Ultima
dolcezza”, poi entra la voce meravigliosa e calda di Pippo a cantare
questi versi “Adesso che il vento si è
posato su di noi / e la terra è un puntino lontano / e la pace dei tuoi occhi
fra queste onde sull’oceano / ecco cosa resterà / sarai un’ombra tutta scolpita
nel meriggio / sarai una lunga sete figlia del miraggio / la vita è una
speranza, è il tuo sorriso acceso / la vita è l’innocenza di un bacio mai
perduto”, è il momento di una fisarmonica e a chiudere ancora il pianoforte.
Che cosa posso aggiungere? E’ solo puro incanto.
E’
molto diverso il sound di “Il mondo è la mia patria”, un brano
molto accattivante che nei contenuti rispecchia in pieno il modo di vedere il
mondo di Pippo “Il mondo è la mia patria,
il mondo è la mia via / il suo canto al tramonto mi tiene compagnia / Ed ogni
suo sorriso ed ogni suo dolore / E’ una ferita aperta sul mio cammino in fiore”,
ideali sempre ben presenti e mai rinnegati neppure quando è avvenuto l’incontro
che gli ha cambiato la vita “Poi un bel
giorno guardando i tuoi occhi / così grandi e diversi dai miei / da coprire
milioni di sguardi/ lo rifarei”.
E’
davvero difficile discernere il meglio tra tante gemme, proprio come quando ci s’imbatte
in quella meraviglia di “Qualcosa di grande”, una canzone
dall’andamento quasi epico, in cui Pippo, partendo da un’umana riflessione “E rinascerò volgendo gli occhi al cielo / come
non ho fatto / un po’ perduto / un po’ distratto / e me ne andrò / per la mia
strada / convinto di un’idea / di un’altra vita che mi aspetta” giunge a
una fiduciosa speranza, quasi una convinzione “E sarà / qualcosa di grande / a mostrarmi quel mondo / che verrà / a
bussare alla porta / la mia casa è aperta / e sorrido e rincorro parole / Il
mattino è un preludio un trionfo del sole / sarà”. Splendida.
Come
dicevo prima, è soprattutto dettata da motivi di spazio la scelta di non
affrontare una a una anche le tracce scritte da Werner Schmidbauer
perché meriterebbero altrettanto spazio di riflessione, ne cito solo una “Im Süden von meim Herzen” perché contiene in se il motivo fondamentale per cui
questo disco è stato intitolato “Süden”. Basta ascoltare i versi
cantati da Pippo per rendersene conto “Al
sud del mio cuore c’è una casa di campagna / dove tutto è quiete riposano i
pensieri / e dove il vento si è fermato in un abbraccio dolce / ed i tuoi occhi
un cielo dove lo sguardo fugge”, sembra che anche il cuore abbia una sua
mappa geografica e che anche lì possa esistere un sud, che non è ovviamente un
luogo geografico ma un modo di vivere la vita, dove vi è ancora spazio per
l’amore e soprattutto per la speranza in un futuro umanamente possibile, un futuro
che non sia solo economia e finanza e dove tutto non sia usa e getta come lo è
ad esempio la maggior parte della musica attuale.
Mi
chiedo: è solo il disco di tre inguaribili sognatori? Non credo, penso che ci
sia tanto bisogno di un disco che, guardando al passato e senza mai rinnegarlo,
anzi gettandovi le fondamenta, abbia il coraggio di portare avanti i propri
ideali guardando al futuro con fiducia perché sono solo le armi di sempre,
amore e speranza, a poterci risollevare dopo ogni caduta.
Concludo
sottolineando il bellissimo package cartonato che, almeno per la versione
italiana, include un bellissimo libretto con i testi, le note di credito (unica
pecca come dicevo le traduzioni) ma soprattutto con dei bellissimi scatti
fotografici in bianco e nero di Andrea
Bix (tranne ”Nebelmeer di U.Stolle). Nella copertina i tre musicisti sono
fotografati sulle colonne del tempio di Selinunte (Trapani), quasi a voler
comunicare che dalle macerie del passato si può costruire con fiducia un futuro
migliore.
Non
lasciatevelo assolutamente sfuggire!
Schmidbauer Pollina
Kälberer
Süden
Storie di note - 2012
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Tracklist
01. Passa il tempo
02. Die ganz groBe Kunst
03. Bruno
04. Mia san zua
05. Camminando
06. Im Süden von meim Herzen
07. La vita è bella così com’è
08. Nebelmeer
09. Dove sei stato?
10. Eis und Schnee
11. Ultima dolcezza
12. Gschenk
13. Il mondo è la mia patria
14. Zusammen-Hang
15. Qualcosa di grande
16. Zwoa Gschichtn oa Liad
Crediti
Werner Schmidbauer: voce,
chitarra, guitalele, armonica a bocca
Pippo Pollina: voce,
chitarra, tamburello, pianoforte (7)
Martin Kälberer: voce,
pianoforte, keyboards/programming, percussioni, fisarmonica, vibrandoneon,
hang, mandolino
Madlaina Pollina: voce (3)
Michael Mikes Lücker:
chitarra (1, 3, 4, 5, 7, 9, 13)
Thomas Simmerl: batteria
(1, 3, 4, 11, 13)
Prodotto da: W. Schmidbauer, P. Pollina, M. Kälberer
Registrazione e missaggio: aprile/maggio 2012 presso
Malawi-Mystery-Mix Studio Hemhof di Martin Kälberer
Coverdesign e foto: Andrea Brix (foto “Nebelmeer” di U. Stolle)
Sito ufficiale di
Süden: www.suedenmusik.com
Sito ufficiale di
Werner Schmidbauer: www.wernerschmidbauer.de
Sito ufficiale di
Pippo Pollina: www.pippopollina.com
Sito ufficiale di
Martin Kälberer: www.martinmusic.de
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