Intervista
a Micol Martinez
di
Fabio Antonelli
Micol
Martinez è una giovane cantautrice milanese che, con soli due album
all'attivo, ha già messo d'accordo la critica che, dopo aver accolto
molto bene il suo disco d'esordio “Copenhagen” prodotto dal
catanese Cesare Basile, si appresta ora a fare altrettanto con il suo
nuovo disco “La testa dentro”, un disco che è stato già
definito il disco della raggiunta maturità artistica, sentiamo cosa
ci ha raccontato di questo suo nuovo progetto.
Il tuo nuovo disco
s'intitola “La testa dentro”, perché questo titolo?
Perché sono partita
forse dall'avere la testa eccessivamente dentro me stessa tanto da
non riuscire più a guardare fuori e questo disco, in realtà, mi ha
aiutato ad uscirne fuori, guardando alle persone che inevitabilmente
entrano ed escono dalla propria vita e vuole essere un segno
positivo.
Quanto c'è di te in
questo disco?
C'è molto di me, di
fatto è quasi impossibile che non ci sia niente di se in una propria
creazione. C'è molto di me anche se spero di essere stata il filtro
tra la realtà stessa e la presentazione di una nuova realtà che è
il soggetto stesso delle canzoni, spero che le persone riescano a
interpretare i brani e credo che in qualche caso sono anche riuscita
a trasmettere qualche messaggio universale.
Si può dire che è un
disco intimista, sotto un certo punto di vista?
Si, lo è un po' come
tutti i miei lavori, è un po' il mio modo di esprimermi, anche come
persona devo ammettere che non sono particolarmente socievole, vivo
abbastanza per i fatti miei, ho le mie amicizie strette. Quindi è
già il mio modo di comunicare a essere intimista e questo si sente
anche nelle canzoni.
Vi si trova anche un
certo linguaggio quasi ermetico?
Mah, ermetico... si,
forse in alcuni casi, mi auguro non troppo ermetico, nel senso che
vorrei che quello che scrivo arrivi, chiaramente scrivo a volte in
senso metaforico, ma mi auguro che metaforicamente il messaggio
arrivi, se poi chi ascolta interpreta un qualcosa che è lontano
dalla mia idea di partenza poco importa, è sufficiente che si trovi
in sintonia con le emozioni che cerco di trasmettere.
Diciamo che più che
narrare storie, nelle tue canzoni narri sensazioni.
Si sensazioni,
situazioni, in questo ultimo album sono soprattutto fotografie. Nel
primo disco invece c'erano canzoni più concettuali, basti pensare a
“Testamento biologico” che tratta del tema dell'eutanasia o a
“Mercanti di parole” che tratta del mestiere di chi scrive
canzoni, poesie o altro. In questo nuovo disco, invece, ogni canzone
è la fotografia di una situazione o di un luogo. Ad esempio ”A
filo d'acqua” è la fotografia del Mar Morto, dove sono stata per
un mese e da quell'esperienza intensa è nata questa canzone.
In questo lavoro c'è
la coesistenza di più stili, in alcuni casi c'è una spinta forse
verso sonorità elettriche e distorsioni accentuate fino a
raggiungere attimi di stasi e di grande tranquillità.
Beh, quello è dettato
soprattutto dalla scrittura delle canzoni, secondo me le canzoni
quando nascono hanno già in se un'idea di come dovranno poi essere
prodotte, per cui ad esempio “Haggis (la testa dentro)” me
l'immaginavo già suonata con le chitarre elettriche o
elettro-acustiche ma comunque arrangiate in una certa maniera.
Si può dire che
dietro a certe sonorità ci sia ancora qualche eco di Cesare Basile?
Non lo so, forse non
tanto dietro le sonorità. E' vero che, all'uscita del primo disco,
sono stata considerata da molti l'alternativa al femminile di Cesare
Basile, forse perché “Copenhagen” era stato prodotto da Cesare e
s'era sentita in un certo modo la sua influenza, ma è anche vero che
quando io e Cesare ci siamo incontrati per iniziare quel progetto, ci
siamo resi conto subito di avere gusti simili e anche un modo di
scrivere molto vicino. In questo nuovo disco però non sento
particolarmente la sua influenza, anche se è vero che nel disco ha
suonato Luca Recchia che è stato un collaboratore di Cesare, insomma
ruotiamo intorno ancora a quel mondo.
Quindi l'humus è
sempre quello?
Eh beh, si questo lo
ammetto ,anche se sono contenta che questo nuovo lavoro mi
rappresenti al 100% , anche se magari non sono ancora arrivata alla
massima potenzialità nella scrittura ma ciò è dovuto più ad una
questione personale di sicurezza o meglio di insicurezza, resta il
fatto che il disco è proprio come lo volevo e ne sono molto felice.
Per promuovere il
disco hai usato molto lo strumento videoclip, il disco è stato
infatti anticipato dal videoclip di “60 secondi”, mentre adesso è
appena uscito un secondo bellissimo video del brano “L'alveare”...
Beh, diciamo che ci sono
elementi di richiamo, che non sono stati forse voluti nei due video,
ma bene o male nel primo video io faccio fuori qualcuno ironicamente
e nel secondo ci sono comunque immagini abbastanza forti, c'è
comunque quel concetto di cui ti parlavo prima della testa dentro,
dell'avere la testa così rivolta a se stessi da divorarsi. Un essere
umano ha comunque bisogno di nutrirsi e si nutre con quello che è al
di fuori di se, ma se non riesce a farlo perché sé troppo rivolto
verso il proprio interno, finisce per divorare i suoi stessi organi
interni. La stessa cosa può avvenire in una relazione quando ci si
guarda vicendevolmente, dimenticandosi di se e si finisce per
divorare quasi l'altro, per vivere la vita dell'altro. Nel video di
“L'alveare” abbiamo cercato di rappresentare questa situazione in
un modo un po' grottesco, quasi Felliniano, ricordando un po' anche
David Lynch, perché comunque il brano era nato come un qualcosa di
divertente, ironico, grottesco. Penso che ne sia uscito un video
meraviglioso, anche grazie alla regista Alessandra Pescetta, che è
una delle migliori interpreti di questo periodo storico. Ho visto
molti suoi lavori, è una regista di video arte, è anche un'ottima
collaboratrice quando si lavora sul set e consiglio quindi a tutti di
vedere questo videoclip, non tanto per la canzone mia, ma perché è
secondo me una piccola opera d'arte.
E' stato molto
impegnativo realizzare questo videoclip?
Beh, diciamo che sono
stata per dodici ore ricoperta da cibo, seppioline, spaghetti al nero
di seppia, ho dovuto mangiare queste cose più volte nella stessa
giornata, è stato ridicolo, divertente, alla fine avevo tutti i
denti neri e non è che fossi così “profumata”, considerando
tutto il pesce avuto addosso.
C'è un brano di
questo disco cui sei più affezionata?
Dipende un po' dai
momenti, in linea generale “Sarà d'inverno” perché in quel
brano credo di essere riuscita pienamente ad utilizzare me stessa
quale canale di trasmissione di quanto volevo comunicare
all'ascoltatore.
A livello di critica,
sia il primo disco “Copenhagen”, sia questo nuovo disco, sono
stati ben accolti, com'è stato recepito invece dal pubblico il nuovo
disco durante queste prime date?
Mi sembra bene, anche se
fino ad ora non ho fatto molte date, il vero tour comincerà ad
ottobre, sono però stata ospite a Lifegate, c'è stata la
presentazione alla Salumeria della Musica, il live a Radio Popolare
per Pachanka, la partecipazione a “Rincorro il vento”, serata
dedicata a Fabrizio De André svoltasi al Carroponte il 23 giugno,
qualcosa insomma s'è mosso.
Il consiglio è di
seguire la tua attività concertistica attraverso la pagina ufficiale
su Facebook e di andare a vedere i video di cui si parlava e non solo
quelli, perché non tutti sanno ma Micol è anche un'ottima
interprete di canzoni altrui.
Grazie, beh potete
trovare un po' di video anche sul mio canale personale di Youtube.
Ricordo che tra le
chicche c'è anche una bellissima parodia di Carla Bruni ...
(ride) in merito a quel
video vorrei precisare una cosa, ho scritto un commento in cui dicevo
“voglio essere Carla Bruni”, pochi però hanno capito che era
stato scritto in senso ironico, anzi colgo l'occasione per ribadirlo
qui a chiare lettere, è ironico! Quando ho fatto quel video mi stavo
annoiando, avevo il computer davanti, mi sono truccata un po' come
lei e ho pensato di fare un omaggio soprattutto a mia madre che ama
tanto quel brano, tutto lì! (ride)
Micol Martinez su Facebook:
www.facebook.com/pages/Micol-Martinez/44884091947
Micol Martinez su MySpace:
www.myspace.com/micolmartinez
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