Patrizia Cirulli: “Qualcosa
che vale”
E già … qualcosa che vale
di Fabio Antonelli
E già … qualcosa che vale, non è
solo l’anticipare il mio parere su questo “originale” disco, ma è anche un
sintetizzare il percorso che ha portato Patrizia
Cirulli a pubblicare quello che, a tutti gli effetti, può considerarsi il
suo disco d’esordio e che, a discapito di quanto fatto fino a oggi, la vede qui
impegnata nel ruolo d’interprete e non di cantautrice quale normalmente è.
Cercherò di essere più chiaro.
Chi è Patrizia Cirulli?
Che Patrizia è una cantautrice l’ho
già detto prima, non starò, però, qui a elencare tutte le sue partecipazioni a Premi
e Rassegne di canzone d’autore perché altrimenti non finiremmo più, cito solo
due riconoscimenti che evidenziano la sua bravura e completezza in veste di
autrice, la Targa Siae per il miglior testo al Premio “Bianca D'Aponte” nel 2009
e il Premio Lunezia 2010, nella sezione “musicare i poeti”, per aver musicato
la poesia di Salvatore Quasimodo “Forse il cuore”.
Torniamo però al passaggio da “E già” a “Qualcosa che vale”.
Per comprendere come si sia
arrivati a questo disco, occorre risalire a un dialogo intercorso tra Patrizia
e Franco Zanetti, durante il quale
quest’ultimo le chiese se per caso non aveva mai provato a cantare qualche
canzone del disco “E già” di Lucio
Battisti, perché secondo lui Patrizia aveva la voce e l’intenzione giusta per
farlo.
Patrizia, quella stessa sera, tornata
a casa, iniziò ad ascoltare questo disco di Battisti, cercando di capire cosa mai
avesse spinto Franco a chiedere questa cosa proprio a lei.
Ecco però un po’ di storia, “E già” fu il disco della svolta di
Lucio Battisti, quella avvenuta dopo la rottura del sodalizio artistico con
Mogol, quando per la prima volta si trovò senza il suo paroliere di sempre e
decise quindi di scrivere personalmente i testi, aiutato da Velezia, pseudonimo di Grazia Letizia Veronese, paroliera, compositrice
e, a quel tempo, sua moglie.
Fu un disco di svolta in tutti i
sensi, perché musicalmente, in quell’occasione, Lucio decise anche di
abbandonare chitarre e archi, per realizzare un intero disco, fu forse il primo
in Italia a farlo, pieno di suoni sintetici, dovuti anche alla presenza di Greg Walsh nella duplice veste di
arrangiatore e produttore.
Il disco, forse anche a causa di
una scarsa promozione, rimase ben lontano dal successo dei suoi tempi d’oro,
tanto che, a parte forse i suoi fan più accaniti, la maggior parte degli
appassionati di musica ne ignora l'esistenza, a differenza invece dei
successivi, seppur difficili e criptici, dischi nati dalla collaborazione fino
alla sua morte, con Pasquale Panella.
Questa, in estrema sintesi, la
storia di “E già”, ma noi qui non stavamo
forse parlando di “Qualcosa che vale”, il disco di Patrizia?
Beh, allora torniamo a quei primi
ascolti personali di Patrizia, durante i quali decise di prendere in mano la
chitarra e provare a cantare quelle canzoni, partendo proprio dal primo brano “Scrivi
il tuo nome”.
Forse proprio il sentirsi cantare
questi versi “scrivi il tuo nome su
qualcosa che vale / mostra a te stesso che non sei un vegetale / e per provare
che si può cambiare / sposta il confine di ciò che è normale”, deve essere
stata la chiave di svolta, il grimaldello per entrare in sintonia con lo
spirito di quel disco di Lucio, il prendere coscienza dell’importanza di
realizzare se stessi attraverso ciò in cui veramente si crede, magari
affrontando anche strade nuove, al di fuori di quelle considerate canoniche.
Questo, forse, era ciò che voleva
comunicare Lucio con questo suo disco di transizione e che forse non è giunto
come desiderato, nel cuore degli ascoltatori, probabilmente anche perché la
svolta elettronica, l’abuso di sintetizzatori e tastiere, di suoni artificiali
spiazzò un po’ tutti rendendo difficile la comprensione di quanto voleva invece
che arrivasse attraverso testi, diretti e semplici ma vanificati appunto dalla
sovrastruttura musicale che, a volte, cozzava anche con le sue caratteristiche
vocali che, sono sincero, non me l’hanno mai fatto amare più di tanto, pur
riconoscendone il genio e la smisurata creatività.
Patrizia però, è stata brava a
comprendere che proprio nei testi si celava buona parte del valore di quel
disco e che, se Zanetti aveva proposto proprio a lei di cantare quei brani, non
era certo per le sue caratteristiche vocali così distanti da quelle di Lucio, ma
per i temi trattati nel disco spesso intimisti ed esistenzialisti, lo stesso
terreno caro a Patrizia in veste di autrice.
Decise allora di registrare in
maniera casalinga, solo voce e chitarra, i brani del disco, con l’idea poi di
farli ascoltare a un amico, un cultore di Lucio Battisti, un amico che risponde
al nome di Francesco Paracchini, “uno
che bazzica” con la musica da una vita (è il Direttore della rivista di Musica Italiana
L’Isola che non c’era).
Fu amore a prima vista e anzi,
tra i due, nacque l’idea, secondo me geniale, di far si che quei brani, incisi
solo voce e chitarra, andassero a comporre questo disco che tutto è, fuorché un
disco di cover nel senso attribuito ormai comunemente a questo termine, mantenendo
lo stesso impianto musicale, cioè la voce calda e scura di Patrizia e la
chitarra, come solo strumento musicale, direi quindi un vero e proprio azzardo,
il voler realizzare un disco acustico, rileggendo un disco esclusivamente elettronico.
Ora si poneva però il “problema”
di scegliere a quale chitarrista affidare le musiche e poi perché a un solo
chitarrista? Se decidessimo di affidare le singole canzoni ad altrettanti bravi
chitarristi, ognuno dei quali capace di dare il proprio prezioso contributo
interpretativo, partendo dal proprio trascorso musicale?
Così immagino possa essere
proseguito quel cammino, che ha portato alla scelta finale di impiegare quattordici
chitarristi diversi, tra cui spiccano nomi noti anche al grande pubblico come
quelli di Pacifico, Fausto Mesolella, Paolo Bonfanti, Mario Venuti
tanto per citarne qualcuno senza voler fare torto agli altrettanto validi musicisti,
ai quali affidare i dodici brani che compongono il disco.
Così, dopo quasi cinque anni di gestazione,
dovuti in parte anche agli impegni dei singoli interpreti, ma penso anche alla mancanza
di una vera e propria produzione (leggesi soldi), si è finalmente arrivati alla
gestazione di questo disco che, senza voler esagerare, penso meriti più che un
pensierino, in vista delle nomine per le Targhe Tenco 2013 “Sezione Interpreti”
perché, lo so che non si dovrebbe mai dire ma forse questa volta, a livello
interpretativo, la rilettura di Patrizia supera anche l’originale.
Nell’affermare ciò non mi
riferisco soltanto ad un discorso di interpretazione vocale (anche se non nego
che la tonalità della sua voce mi affascini più di quella che aveva Lucio) ma,
soprattutto, alla scelta, altrettanto spiazzante come poteva esserlo stata
allora quella di Lucio, di riscrivere un disco elettronico, pieno zeppo di
strani suoni artificiali, in una nuova veste acustica, affidando per giunta le
parti musicali solo a chitarre, seppur diverse fra loro per tecniche esecutive e
sonorità.
In quest’azzardo, sono però i testi
e le melodie delle canzoni di Lucio a uscirne vincenti, quasi rigenerate sotto
una nuova luce.
Non ne siete convinti?
Provate ad ascoltarlo e, se poi
non vi convince ancora, riascoltatelo … se, però dopo vi entrasse nel cuore non
riuscendo più a liberarvene, non prendetevela con il sottoscritto.
Patrizia Cirulli
Qualcosa che vale
FPPC - 2012
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Tracklist
01. Scrivi il tuo nome
02. Mistero
03. Windsurf Windsurf
04. Rilassati ed ascolta
05. Non sei più solo
06. Straniero
07. Registrazione
08. La tua felicità
09. Hi-Fi
10. Una montagna
11. Slow Motion
12. E già
Crediti
Patrizia Cirulli: voce
Pacifico: chitarra (1)
Luigi Schiavone: chitarra
(2)
Andrea Zuppini: chitarra
(3)
Massimo Germini: chitarra
(3)
Giorgio Mastrocola:
chitarra (4)
Fausto Mesolella: chitarra
(5)
Walter Lupi: chitarra (6)
Giuseppe Scarpato: chitarra
(7)
Fabrizio Consoli: chitarra
(8)
Paolo Bonfanti: chitarra
(9)
Carlo Marrale: chitarra
(10)
Simone Chivilò: chitarra
(10)
Carlo De Bei: chitarra (11)
Mario Venuti: chitarra (12)
Progetto di Franco Zanetti e Patrizia Cirulli
Produzione artistica di Francesco Paracchini
Foto di Patrizia Cirulli a cura di Franco Papetti, Mario Papetti e
Carlo Di Giusto
Musiche di Lucio Battisti, testi di Velezia
Mixato da Raffaele “Raffa” Stefani presso FM Studio di Monza
Pre-produzione e registrazione voci: Lele Battista presso Le Ombre
Studio
Progetto grafico: Joe Pivolo presso van Houten labs
Sito ufficiale di Patrizia
Cirulli: www.patriziacirulli.com
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