Se Pierangelo fosse stato ancora in vita avrei avuto
tante domande da porgli. In passato ebbi anche più di un’occasione di
conoscerlo personalmente, a latere di qualcuno dei suoi sempre gremiti concerti, ma non so
perché non ebbi mai il coraggio di farmi avanti, di stringergli la mano, di
abbracciarlo e magari semplicemente complimentarmi con lui.
A questo punto rimediare non è più ovviamente cosa
possibile, ho pensato allora di contattare il figlio Alberto e la moglie Bruna
e anziché far loro un’intervista tradizionale sul compianto Pierangelo, di
utilizzare invece le parole stesse di Pierangelo, quelle delle sue canzoni,
magari proprio pescando dalle meno note, come spunti da cui poter lasciar
emergere a loro discrezione ciò che è pubblico e ciò che è privato, Pierangelo
artista e Pierangelo uomo, ecc.
In realtà loro hanno poi preferito muoversi ancor più
liberamente, ma ne è ugualmente emerso un duplice, bellissimo, genuino ed
intimo ricordo di Pierangelo. Non posso quindi che ringraziare entrambi per la
loro cordialissima disponibilità.
1 settembre 2008
Ma sono fatto così
e non ci posso far niente
prendimi pure così
come mi accetta la gente
che mi sorride e che mi lascia parlare
però non mi sente,
che mi sorride e che mi lascia parlare
però non mi sente.
come mi accetta la gente
che mi sorride e che mi lascia parlare
però non mi sente,
che mi sorride e che mi lascia parlare
però non mi sente.
(Così – Frammenti 1983)
Così decisa tu venivi
per parlarmi allora per la prima volta
non sembravi imbarazzata forse appena un po’
con poche frasi semplici
mi hai invitato a cena da te
sono stato fortunato quando hai scelto me.
per parlarmi allora per la prima volta
non sembravi imbarazzata forse appena un po’
con poche frasi semplici
mi hai invitato a cena da te
sono stato fortunato quando hai scelto me.
(A Bruna – Frammenti 1983)
Se dovessi reiventarti ti farei dal vero
…fino a quando lo vorrai ti vorrò vicino a me
e l'inverno sarà caldo anche a te
…fino a quando lo vorrai ti vorrò vicino a me
e l'inverno sarà caldo anche a te
(Dal vero – Oracoli 1990)
Spero soltanto di stare tra gli uomini
che l'ignoranza non la spunterà
che smetteremo di essere complici
che cambieremo chi deciderà
che smetteremo di essere complici
che cambieremo chi deciderà
(Italia d’oro – Italia d’oro 1992)
Nel 2000 non si troverà opposizione
Nel 2000 avremo una unica opinioneNel 2000 le risate saran solo programmate e generali
Con il giusto sovrapprezzo passeranno perversioni personali
(Nel 2000 – Dalla finestra 1984)
Mio padre si nutriva soltanto di giornali e di televisione,
così, per quanto ho detto, non sono mai riuscito a toccargli la ragione.
Mi ha dato del bugiardo, poi duro mi ha guardato, e quasi mi ha picchiato,
e poi, per non sentire nemmeno una parola, l'esercito ha chiamato.
(1967 – Il centro del fiume 1977)
Prega prega Crest perché an te faga piò pener
Giost sal t'impedes ed continuer a ragiuner.
(Prega Crest – Eppure soffia)
I poeti sono il sole che riscalda le speranze
della gente disperata che si nutre di bestemmie
i poeti sono il mare che circonda tutto quanto
ma hanno la pelle troppo chiara e non fanno più di un tanto.
(I poeti – Certi momenti 1980)
E più ci penso più mi sento male
Nemmeno ci si sogna di cambiare
Future abilità, speranze umane
Riuscire a galleggiare sul letame
(Mio figlio – Sedia elettrica 1989)
E non so se avrò gli amici a farmi il coro
o se avrò soltanto volti sconosciuti
canterò le mie canzoni a tutti loro
e alla fine della strada
potrò dire che i miei giorni li ho vissuti.
(A muso duro – A muso duro 1979)
Spesso le persone
usano le parole come fossero ornamenti, bijou per abbellire ed apparire.
Ci si dimentica che
dietro ad ogni parola c’è una storia, un vissuto concreto nel percorso della
vita e che il vocabolo, altro non è che la sintesi di un concetto profondo
legato alla realtà quotidiana della vita di ognuno di noi.
Purtroppo, accade
di frequente che individui con scarso senso della dignità e dell’etica,
furbescamente, si attribuiscano proprietà poetiche che in realtà non hanno,
sfruttando il lato più superficiale ed estetico della scrittura, per trarne
privilegi e vivere parassiticamente.
Angelo amava
parlare. Parlava a lungo, entrando nei minimi particolari, andando a ritroso
nel tempo in modo da formare delle mappe: una sorte di genesi sull’argomento in
questione che gli permetteva contemporaneamente di chiarirsi lui stesso sui
concetti importanti che, successivamente, sarebbero entrati anche nei testi
delle sue canzoni.
Il suo parlare era
vero, autentico, semplice, concreto sempre legato ai fatti della vita nella sua
interezza: cuore, intelletto, onestà, oggettività e forza!!! Tutto questo
impegno appariva un tantino “serioso”, e spesso disturbava l’interlocutore
amico che, volente o nolente, si trovava forzato a riflettere, a fare
autocritica, a pensare, un esercizio quest’ultimo, oltre che faticoso assai
noioso. Così, quando alla fine della giornata, ci si ritrovava da soli, con una
nota di tristezza, mi prendeva una mano tra le sue, grandi e calde, e
stringendola mi guardava con quello sguardo profondo che veniva da lontano nel
tempo della vita e mi sussurrava: amore mio, sono stato fortunato, ti amo. Ed
io gli rispondevo: “Io lo sono stata di più, +1, ho vinto! Non devi essere
triste, scrivi queste sensazioni, questi pensieri, queste sono le vere poesie e
tu le devi scrivere”.
Così nascono alcune
canzoni come: Così, I poeti, A bruna, Dal Vero, A muso duro.
Bruna Pattacini
(moglie di Pierangelo)
Rileggendo le
parole di mio padre, non posso fare altro che pensare ad una frase che mi è
stata detta da Luca Bonaffini, un suo coautore quest’estate dopo un concerto
tenuto insieme in provincia di Roma “ho incontrato e conosciuto tanta gente, e
tutti quanti hanno qualcosa che li fa assomigliare, chi più e chi meno, a
qualcun altro, tuo padre no, tuo padre era un alieno!!!”. Fa sorridere che
proprio in un’intervista di 15 anni prima, si può vedere una foto con noi
famiglia vicino ad una lavagna dove mia madre aveva scritto una frase che
secondo lei lo rappresentava “ben tornato Juppiter” (la foto è ancora oggi
presente sul web).
Se leggiamo anche
solo il teso di canzoni come Nel 2000
o Italia d’oro e Mio figlio non possiamo che rimanere a bocca aperta: è di qualche
mese la notizia che hanno mossi i militari contro la mafia, ma come recita
l’ultima canzone che ho citato “... al massimo si sentono belati, ma non ho
ancora visto i carri armati ...”. Era veramente un uomo “... con lo sguardo
dritto e aperto nel futuro ...”. ma la cosa più incredibile era che, se
qualcuno chiedeva come facesse ad avere queste visoni del futuro azzeccate, la
risposta era delle più candide “ma infondo lo sapevamo tutti”. In un qualche
modo è vero che la gente sapeva già, ma ignorava, ma c’è anche da ammettere che
lui in più aveva una lanterna per vedere tra il buio della notte del tempo e
sicuramente questo era dovuto in parte al continuo rielaborare pensieri propri
e pensieri altrui, come diceva prima mia madre, e in parte al fatto che era un
uomo del popolo e la gente l’aveva conosciuta dall’interno, faccia a faccia, non
superficialmente. Questo sapere volgare, del volgo del popolo era un bagaglio
preparato con tolleranza, amore, comprensione e forza nei confronti dei diversi
e delle diverse culture. Penso che solo chi conosce bene i popoli possa cercare
di azzardare una previsione su un futuro che tutti i giorni prende forme
differenti. Lui conosceva la gente addirittura dai loro canti popolari, cioè da
dove affondano le radici le problematiche delle persone. Ho sentito mio padre
cantare dal milanese al sardo, dal greco allo spagnolo, dal francese
all’inglese, dal piemontese al siciliano, dal napoletano alla sua lingua, il
Sassolese, quella da cui traduceva in italiano quando parlava e scriveva. Da
questo punto partiva l’esposizione del suo punto di vista duro, di rottura, di
diritti, di libertà in senso assoluto! Se hai come bagaglio le radici dei
popoli non puoi offenderli, se esponi le tue idee, anche se queste sono
indigeste, forse a qualcuno non piacerai, ma sicuramente sarai rispettato come
tu rispetti gli altri.
E se infine volete sentire
il Bertoli narratore della cultura sua contemporanea, e dichiaratore delle
proprie idee ascoltate Prega crest, 1967, Certi momenti … anche se in ogni
suo altro pezzo potreste trovare gli stessi tesori.
Alberto Bertoli
(figlio di Pierangelo)
Nessun commento:
Posta un commento