di Fabio Antonelli
Giovedì 1 marzo, al Cinema Astra di Como, seguito da un concerto in
pieno stile New Orleans dei Bayou Moonshiners, sarà proiettato “Al Capolinea -
Quando a Milano c'era il jazz” un docu-film della regista comasca Marianna
Cattaneo, realizzato attraverso spezzoni d'epoca ed interviste dei protagonisti
che raccontano la storia del Capolinea, il mitico locale Jazz sui Navigli a
Milano, originatosi dalla scommessa di Giorgio Vanni e alcuni musicisti di
fondare un luogo dove divertirsi a suonare per conto proprio. L’ho subito contattata
per saperne qualcosa di più …
All'anagrafe risulti Marianna Cattaneo e fino a qui ci siamo, mi dici
però qualcosa di te, come ti descriveresti?
Bella domanda! Sono una persona
estremamente curiosa, soprattutto quando si tratta di tutto ciò che mi piace e
mi fa stare bene, come la musica, il cinema, la fotografia, lo yoga ... mi
piace osservare le persone e ascoltare i loro racconti...
La musica, soprattutto il jazz, forse da questa tua passione è nata
l'idea di realizzare un documentario sul mitico locale milanese Capolinea?
Raccontami come è nato il tutto, i primi passi...
Certamente è stata la passione
per il Jazz che mi ha spinto a realizzare un film su quello che tutti
definiscono il Tempio del Jazz Italiano, il Capolinea. E’ stato il mio primo
lavoro come regista, avendo studiato alla Scuola Civica di Cinema a Milano.
L’idea di pensare a un documentario sui musicisti legati al Jazz mi è stata
suggerita dal mio caro amico Alfredo Ferrario, clarinettista di Appiano
Gentile, allievo di Paolo Tomelleri. Ho cominciato il lavoro di ricerca
incontrando il sassofonista Michele Bozza e in ogni discorso usciva il nome del
Capolinea. Così, anziché seguire un percorso attraverso alcuni protagonisti del
Jazz, ho rivolto l’attenzione al luogo che li vedeva tutti riuniti, il
Capolinea. Nel frattempo partecipo a un bando della Scuola di Cinema che
richiedeva la presentazione di un soggetto interessante. Il premio consisteva
nell’avere a disposizione l’attrezzatura per realizzare il film. Vinco il bando
e comincio il lavoro. Ho incontrato alcuni musicisti per farmi raccontare
quello che succedeva ogni giorno al Capolinea e, ascoltando le loro storie, ho compreso
che era diventato per me un dovere catturare questi racconti, per fare in modo che
non andassero perduti. Per tutti i contatti sono stata aiutata da Alfredo
Ferrario che conosceva bene i colleghi che hanno partecipato a questa epoca
d’oro.
Per realizzare il documentario, oltre alle testimonianze dei
protagonisti di questa grande storia, hai per caso raccolto materiale o filmati
del passato?
Si, il documentario contiene
alcuni spezzoni d’epoca, riprese di concerti e soprattutto foto; il Capolinea è
stato attivo dal 1968 al 1999, anni non troppo lontani dai nostri ma
estremamente diversi nella tendenza a riprendere e / o fotografare tutto quel
che succedeva ... il materiale a disposizione era davvero poco, ho cercato di
recuperare il possibile.
Giorgio Vanni e Dizzi Gillespie |
Se volessimo sintetizzare in poche parole questo tuo progetto lo
definiresti più un'operazione nostalgica alla ricerca di un mondo perduto o un
invito ad approcciarsi, a ricreare questo humus musicale magari sotto nuove
forme?
Forse più la prima, anche se tra
gli obiettivi di questo mio progetto, oltre raccogliere la storia di questo
fantastico posto non nascondo ci sia anche quello di portare a riflettere
gestori di locali, musicisti e pubblico appassionato che tutto è ancora possibile,
tanto però dipende dalla capacità di questi tre elementi di sapere interagire
tra loro.
Il documentario, oltre che essere presentato al Cinema Astra di Como
giovedì 1 marzo, sarà poi presentato anche in qualche festival e distribuito su
supporto fisico? Chiedo di un eventuale DVD soprattutto per i
"feticisti" musicofili ...
In realtà il documentario ha già
partecipato ad alcuni festival come Summer Night Jazz festival e Ah-Um jazz Festival
di Milano, Jazz Cat Club di Ascona, Bollate Jazz Meeting, Imola jazz Club, Faenza
Jazz e, prossimamente, parteciperà all’Otranto Jazz Festival, diciamo quindi che
non è rimasto fermo in un cassetto. In merito ad una sua distribuzione fisica
però, è operazione molto difficile ed onerosa, non so se andrà mai in porto,
chissà …
Nessun commento:
Posta un commento