Senza musica mi annoio
mortalmente
di Fabio Antonelli
Riccardo Tesi, l’artefice della riscoperta dell'organetto diatonico in
Italia e Banditaliana, una delle formazioni più acclamate e longeve del
panorama world music internazionale, sono tornate di nuovo insieme con il disco
“MAGGIO” (uscito il 19 maggio per Visage-Materiali Sonori), dopo il grande
successo ottenuto nel 2011 con “Madreperla”.
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Sono solito partire dalla copertina del disco …
Bella idea.
Com’è nata l’idea di quelle rose e poi il titolo, come mai questo
vostro ritorno con “Maggio”
“Maggio” è un titolo per noi, ci
sono diverse ragioni per cui l’abbiamo chiamato “Maggio”. Stavamo cercando il
titolo del disco e ci siamo accorti che nel disco c’è un brano della tradizione
toscana che si chiama “Maggio del crinale”, ci sono due valzer che si chiamano “Primo
maggio” e “Secondo maggio”, che maggio è anche il mese in cui è nata mia figlia,
ma è anche il mese in cui sarebbe uscito il disco, il cantar maggio, poi, è un
rituale molto importante della cultura tradizionale toscana e il primo disco di
Banditaliana (“Banditaliana” – 1998), si apriva con un brano che s’intitolava
proprio “Maggio”, che ci ha portato molta fortuna.
Non poteva quindi che essere così …
Già e poi l’idea della copertina
e delle rose, c’è Lucia Baldini che è una delle nostre fotografe preferite che
ci ha regalato questa foto bellissima, secondo me, simbolo del mese di maggio e
così è stata confezionata questa copertina da Marcello Bucci che è il nostro
grafico e chi cura la grafica di tutti i nostri dischi e così è nata questa
immagine di maggio.
Un’immagine invitante per un disco che è piacevolissimo da ascoltare,
dal quale emerge sia il vostro grandissimo amore per la musica sia il piacere
del suonarla insieme.
Si, mi fa piacere che tu
riconosca questo. Devo dire che molti dei nostri fans che l’hanno ascoltato, lo
considerano uno dei nostri migliori dischi. Da parte nostra è difficile dirlo,
perché li facciamo tutti con grande amore e dedizione, diciamo però che siamo
molto soddisfatti del risultato finale, del mix e del suono globale dell’album,
di come sono venute le registrazioni e le esecuzioni. Siamo contenti anche
delle composizioni, speriamo che anche questo sia un disco che ci porti bene.
E’ un disco che è in parte musicale e in parte costituito da canzoni il
cui testo è stato scritto da Maurizio Geri, lo dico perché Banditaliana nacque
come gruppo strumentale, se non ricordo male.
Si, all’inizio si, poi piano
piano, abbiamo scoperto di avere un grande cantante all’interno del gruppo,
perché Maurizio si è veramente affermato come un cantante importante e, da
allora, il nostro repertorio è naturalmente diventato per metà cantato e per
metà strumentale. Siamo in realtà tutti strumentisti, in più Maurizio è anche
cantante, siamo tutti appassionati di canzone d’autore e quindi cerchiamo di
scrivere e cantare le nostre canzoni. Questo è il nostro repertorio, poi ogni
tanto su questo s’innestano brani tradizionali che arrangiamo alla nostra
maniera o escursioni in altri mondi. Nel caso specifico di questo disco ci sono
due pagine famose di liscio, ovviamente rilette alla nostra maniera, perché il
liscio è un’altra di quelle musiche che non disdegniamo.
Una “Rosamunda” così però non si era ancora sentita …
No, abbiamo deciso di registrare
questo grande classico perché c’era questa versione che avevamo realizzato con
Fanfara Tirana, questa prestigiosissima brass band che arrivava da una
collaborazione con i Transglobal Underground e che l’anno scorso ha fatto con
noi uno spettacolo che si chiamava “A est del liscio” per Ravenna Festival, è
stata un’esperienza divertentissima. Abbiamo riletto il liscio in chiave un po’
balcanica, Banaditaliana e Fanfara Tirana insieme e volevamo portare un ricordo
di questa esperienza con questo piccolo cameo, che Fanfara Tirana ci ha
regalato venendo a suonare nel nostro album.
Abbiamo però altre due brani di liscio nel disco, “Primo maggio” e
“Secondo maggio”, qui uniti in unica traccia.
Si, infatti, io adoro questi due
valzer perché hanno melodie meravigliose e sono due valzer del pre-liscio. Arrivano
dalla montagna dell’Appennino bolognese, lì il liscio è arrivato ma, per molto
tempo, s’è fuso con la musica tradizionale, quindi un liscio antico con una
grande attenzione per le melodie. Ne abbiamo fatta una versione che, a un certo
punto, si apre anche all’improvvisazione perché avevamo ospite questo
straordinario pianista ventiduenne, Alessandro Lanzoni, che quest’anno ha vinto
il referendum come miglior nuovo talento del jazz italiano ed è veramente un
grandissimo musicista, che si è trovato a suo agio nella musica di
Banditaliana, rimanendo se stesso, ma rispettando anche il nostro pensiero
musicale.
Le collaborazioni in questo disco sono tante. Pescando nella musica più
legata alla tradizione, c’è il brano “Taranta Samurai” dove vediamo all’opera
Mauro Durante.
Si, Mauro Durante è il leader del
Canzoniere Greganico Salentino, collaboratore anche di Ludovico Einaudi, è un
giovane musicista ma con le idee molto chiare. E’ figlio d’arte, suo padre Daniele
è stato il fondatore del Canzoniere Greganico Salentino, uno dei padri della
musica salentina. Il figlio ha saputo raccoglierne l’eredità e portarla avanti.
E’ stato naturale rivolgersi a lui per colorare un po’ di sud questa mia composizione
che è ispirata al ritmo della taranta, anche se poi parte in mille altre
digressioni.
Possiamo dire che è un disco che staziona nell’area mediterranea, con
il baricentro spostato verso sud?
Si, si, anche se diciamo che,
quando ci chiedono che musica facciamo, è sempre un po’ difficile dare una
risposta, perché quando componiamo, escono davvero tutte le nostre passioni
musicali.
Beh, però questo è anche il vostro miglior pregio, perché anche quando
proponete brani della tradizione, la vostra originale cifra stilistica emerge
sempre.
Si, noi abbiamo un po’ questo
modo di colorare tutto quello che suoniamo alla Banditaliana, per cui ogni
brano alla fine sembra essere un brano di Banditaliana. Questo deriva dal fatto
che passiamo molto tempo a provare, il momento delle prove è per noi il momento
in cui, collettivamente, lavoriamo sui brani e alla fine è il gruppo intero a
dar forma ai brani, tanto che sembrano usciti tutti dalla penna di Banditaliana
anche quando magari si tratta di tradizionali o di riletture di altre musiche. Tornando
alla tua domanda, è vero che nella nostra musica, se c’è un denominatore comune,
è il mediterraneo, il mediterraneo inteso come bacino culturale, musicale, ma
anche proprio come modo di sentire, di mangiare, di pensare. E’ vero quando
dici che quest’album s’ispira molto ai ritmi del sud dell’Italia, perché quella
è una musica che amo molto. Però non solo, perché c’è anche un omaggio al
maggio toscano, al liscio. Diciamo che s’ispira molto all’Italia.
Tornando al baricentro spostato a sud, penso anche a “Maresca Moresca”,
che è un altro bellissimo brano.
Si, anche questo è un brano che è
ispirato a un ritmo del sud dell’Italia, al ritmo della danza delle spade, alla
moresca, anche se poi in realtà si tratta di una composizione originale, anche
se vi si ritrovano i ritmi molto complessi tipici di quella composizione. E’ un
pezzo che da molto tempo cercavamo di registrare, ma non trovavamo mai la
soluzione musicale soddisfacente, mentre questa volta l’abbiamo incisa ed è un
po’ come la risoluzione di un rebus. A volte magari ci si mette un anno di
studio, ma alla fine si trova il bandolo della matassa.
Fino ad ora abbiamo parlato soprattutto degli aspetti musicali, non
sono però assolutamente da sottovalutare i testi, mi viene in mente ad esempio
un brano come “L’arca e la paura”.
“L’arca e la paura” credo sia uno
dei testi più belli che abbia mai scritto Maurizio Geri. Questa canzone sull’emigrazione
ha delle immagini molto commoventi, molto poetiche. Appena ho letto il testo,
ho detto a Maurizio: “Guarda hai scritto una gran cosa”. Non è facile scrivere
di certi argomenti senza essere retorici o scontati. Credo che Maurizio abbia un
modo di scrivere molto originale e personale e, oggi, è già molto, perché tutto
sembra già essere stato scritto.
Questo brano non è, però l’unico che ponga al centro dell’attenzione il
fenomeno dell’emigrazione, c’è anche “Merica”.
Si, quello è un brano
tradizionale, che abbiamo arrangiato alla nostra maniera. L’emigrazione è un
tema che ci tocca molto perché anche noi siamo in qualche modo emigranti di
lusso, perché viaggiamo molto e poi, nei nostri viaggi, veniamo spesso in
contatto con gli emigranti italiani. Sono famiglie che hanno lasciato l’Italia
in momenti in cui non c’era lavoro, in cui tutto era molto difficile, lasciando
la propria casa, i propri amici, sono state partenze devastanti, anche se poi qualcuno
magari è arrivato ad avere una vita migliore, a fare fortuna in alcuni casi. Sono
però persone che rimangono sempre con questa nostalgia, questa vena di
malinconia interiore che è un qualcosa che ci tocca. Ci piace parlarne, anche
perché secondo noi dobbiamo ricordarci della nostra emigrazione per essere un
pochino più tolleranti nei confronti di chi arriva adesso, fuggendo da una
condizione di vita terribile.
Immagino che, all’uscita di questo disco, seguirà un tour che toccherà
non solo l’Italia ma anche l’estero, perché mi sembra davvero un disco di largo
respiro, non certo circoscritto ai confini italici.
Baditaliana è un gruppo che, in
ventisei anni, s’è costruita una solida reputazione internazionale, ha suonato
in tutti i più grandi Festival di World Music europei, ma anche in Canada,
Australia, Giappone. Quest’anno torneremo in Canada, un paese dal quale
manchiamo da cinque sei anni. Abbiamo suonato lì in passato a un Festival
meraviglioso come quello di Quebec, ma anche a Toronto, Ottawa. Quest’anno
andremo a Vancouver, dove si tiene un altro Festival stupendo dove io ho
suonato, non con Banditaliana, parecchi anni fa. Faremo una tournèe in quella
zona, sarà l’occasione di rivedere un po’ di amici ma anche di suonare in
questi grossi Festival del nord dell’America, che danno la possibilità di far
ascoltare Banditaliana a un pubblico molto vasto.
Io so che tu sei un musicista che non sta mai fermo …
Agitato (ride)
Che ama collaborare con altri artisti. Basti pensare alla tua
collaborazione con Fabrizio De Andrè in “Anime salve”, a quella lunghissima con
Ivano Fossati, ma anche a collaborazioni sporadiche con artisti emergenti, mi
viene in mente quella con il giovane cantautore fiorentino Massimiliano Larocca.
Si, Massimiliano è un carissimo
amico.
Sei anche uno che scrive tanto, hai già in mente un progetto futuro?
(ride) Ne ho appena fatto uno,
però non discografico, subito dopo questo disco. Ho curato gli arrangiamenti e
la direzione musicale di questa rilettura dello spettacolo storico “Bella
Ciao”, che cinquanta anni fa decretò l’inizio del folk revival. Per
festeggiarne il cinquantennale, mi hanno chiamato a occuparmi della direzione
musicale. Per me è stato un grande onore. Ha debuttato l’11 giugno a Milano,
con un cast d’eccezione che comprende Alessio Lega, tre voci femminili
pazzesche come Lucilla Galeazzi, Ginevra Di Marco e Elena Ledda, con Gigi
Biolcati …
Un grande cast senza ombra di dubbio …
Si, un grande cast. E’ stato un
trionfo. Un’operazione non facilissima, perché quando vai a mettere le mani su
un’opera così importante come “Bella Ciao”, che è conosciuta in tutto il mondo,
non sai mai quanto devi innovare e quanto devi essere fedele. L’abbiamo fatta
nel modo più sincero possibile e il pubblico ha molto apprezzato, siamo felici.
Ho detto bene nell’affermare che non sei mai fermo ...
Si, hai detto bene, non sono mai
fermo (ride). In effetti, sto già pensando a nuove cose, ritengo di essere
privilegiato nel fare un lavoro che amo e sto bene quando faccio musica. Senza
musica mi annoio mortalmente. Mi sento sempre coinvolto, ho sempre bisogno di
imparare, di trovare nuova musica per sorprendermi ed emozionarmi. Suonare mi
fa star bene, l’occuparmi di musica è la mia terapia.
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