Folco Orselli in concerto a Milano, mai più senza generi di conforto
di Fabio Antonelli
Artista
Folco Orselli
Luogo
Salumeria della Musica - Milano
Data
23.02.2012
E’ una Salumeria della Musica davvero affollata quella che si trova davanti il cantautore milanese Folco Orselli quando, verso le 23, sale sul palco accompagnato dai suoi musicisti e inizia il concerto sulle note di “Dubbi”.
Già, a volte le coincidenze sembrano essere studiate a tavolino, dubbi erano quelli che nutrivo io, in una mia recente intervista fatta a Folco, in merito alla messa in scena live del suo ultimo disco “Generi di conforto”, un disco da Targa Tenco oserei dire, giusto per appuntarselo lì in attesa della prossima votazione delle Targhe e sempre che il governo Monti non decida di tagliare centralmente anche quest’ultimo residuo di cultura musicale in Italia, un disco incredibilmente cinematografico nel suo lento svolgersi quasi fosse una pellicola ma che ha, come esecutore musicale principale, una vera e propria orchestra con tanto di archi e fiati.
In quell’intervista chiedevo a Folco come sarebbe riuscito a rendere dal vivo le ricche atmosfere del disco, perché si sa che un’orchestra non trova certo spazio in qualsiasi locale e si sa anche che l’economia d’esercizio ha una propria valenza, pena l’apertura di un finanziamento inestinguibile in perfetto stile Grecia per mantenersi il tour.
La soluzione scelta da Folco è stata dunque quella di affidarsi alle tastiere, al computer e ai campionamenti di Fulvio Arnoldo. Certo non è come vedere fisicamente all’opera dal vero anche un solo quartetto d’archi, ma, a occhi chiusi vi posso assicurare che l’effetto è stato del tutto paragonabile. Poi, occorre ammetterlo, accanto a lui c’erano altrettanti ottimi musicisti in carne ed ossa, da uno straordinario Enzo Messina alle prese con il piano elettrico e un hammond suonato da brividi, il validissimo Stefano Bandoni alle chitarre, l’affidabile quanto puntuale Piero Orsini al contrabbasso e una New entry, Leif Sercy alla batteria, una presenza la sua, da riconfermare sicuramente e, infine, buon ultimo se come si dice, gli ultimi saranno i primi, proprio lui, Folco Orselli, questa volta quasi totalmente dedito alla parte vocale, con la sua voce calda e graffiante, oramai decisamente affrancatasi dal modello Tom Waits più rovinato, condito da tutta la sua personalità e simpatia da vecchio lupo del palcoscenico.
A voler essere pignoli forse, è mancata solo una presenza quasi costante nei lives di Folco, quella cioè del trombettista Pepe Ragonese, uno che non sfigurerebbe certo affiancato a nomi come quelli di Rava, Fresu, Boltro, ecc., purtroppo impegnato in contemporanea al Ragoo di Milano con la propria jazz band The Thrust.
Torniamo però a Folco, il vero protagonista di questa serata che si potrebbe definire double face, perché nella prima parte l’artista ha attinto a piene mani dalla sua ultima fatica discografica passando attraverso canzoni d’amore come “In caccia di te”, una melodia che sembra essere da sempre residente nella testa degli ascoltatori presenti, commoventi ballate come “La ballata del “Paolone”, una storia d’amore tra barboni … ma si sa, che l’amore un po’ come il bello, si può trovare anche tra le persone o nei luoghi più inaspettati, “è facile” racconta in proposito Folco, “trovare la bellezza di Milano nella piazza del Duomo, io invece l’ho saputa cogliere in periferia di Milano e credo che Piazzale Maciachini abbia un suo fascino”. Una volta però ascoltata l’omonima canzone, penso che anche voi sareste d’accordo con lui. Come non citare poi canzoni come la suggestiva “Macaria”, “Inno alla follia” con la quale ha citato l’amico poeta Vincenzo Costantino, per altro presente tra il pubblico o, a chiudere questa prima parte di programma, la splendida “Manila”, canzone legata ai ricordi.
Nella seconda parte della serata, invece, Folco ha voluto riprendere pezzi del precedente “MlanoBabilonia”, passando così a sonorità totalmente differenti, più dure, direi sospese tra rock e funky, partendo proprio dall’apocalittica “La fine del mondo”, canzone attuale come non mai non tanto perché siamo nel fatidico 2012, ma perché specchio dell’attuale società, in cui sembra quasi che per sopravvivere si debba per forza essere dei pirati senza scrupoli come quelli raccontati in “Jack Tar”, ma forse non è così, esiste ancora chi sogna la libertà, proprio come il pianista protagonista di “Jimmy Corea”.
C’è ovviamente spazio in scaletta, anche per qualche pezzo più vecchio, ma sempre sfavillante come “Get Out”, “Il crogiuolo” o la conclusiva “Blues per lei” e, ammetto che, a ben guardare, Folco avrebbe potuto cantare ben oltre le due ore effettive dello spettacolo, anzi durante la serata, proprio lo stesso Folco scherzando, ha detto “tre ore e mezza di concerto, poi faccio una piccola pausa e fino al mattino, un po’ come a Woodstock”.
E’ giunto infine il momento dei bis, Folco rientra da solo, si siede al piano e comincia a parlare di come spesso la vita ci sorprenda, di come invece la nuova amministrazione di Milano, non abbia ancora sorpreso nessuno per qualche propria azione politica davvero efficace, è proprio l’ora di eseguire la pluripremiata “L’amore ci sorprende”. Folco sorprende così non solo il sottoscritto perché l’emozione tra il pubblico è tanta.
Folco l’avverte nell’aria e chiude con “Senza neanche una lira”, ringraziando così i tanti che, pur in un momento di grave crisi come questo, hanno voluto essere lì con lui, aggiungendo che “chi ci governa potrà farci anche i conti in tasca ma i sogni, quelli non ce li potranno portare via mai”.
Scrosciano ovviamente gli applausi per quest’artista meneghino autentico e sincero, spesso ingiustamente accusato di rifarsi troppo a Tom Waits. Che dire in proposito? Si, è vero che l’artista americano è tra le grandi passioni di Folco, ma è altrettanto vero che il nostro si è orami costruito un proprio genere musicale che definirei, è il caso di dirlo, “di conforto”.
Dovesse passare dalle vostre parti, non lasciatevelo sfuggire.
Le foto sono di Fabio Antonelli
Musicisti
Folco Orselli: voce, chitarra e piano
Enzo Messina: piano e hammond
Fulvio Arnoldo: tastiere e percussioni
Stefano "Brando" Brandoni: chitarre
Leif Sercy: batteria
Piero Orsini: contrabbasso
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