di Fabio Antonelli
Dopo ben sette anni di
silenzio musicale, risale infatti al 2014 il suo ultimo album Malaspina
(Hydra/Ukulati), il cantautore pavese Oliviero Malaspina a fine 2021 ha
pubblicato uno splendido singolo dall’eloquente titolo “Il bisogno più
profondo” (Tilt Music Production / SottileVerticale Music) accompagnato da un
videoclip che intelligentemente sottolinea ogni singola parola di un testo
meraviglioso. Quale occasione migliore per sentire cosa bolle in pentola…
Circa tre mesi fa hai
pubblicato il singolo Il bisogno più profondo che sin dal primo ascolto
mi ha segnato, scusa il gioco di parole, profondamente. Com'è nato questo
splendido brano dopo tanto tuo silenzio musicale?
Caro Fabio, intanto i sette anni
non sono stati una scelta ma sono stato gravemente malato nel 2015 e 2016, con
quattro interventi e riabilitazioni. Musicalmente in questo periodo ho
collaborato con diversi artisti, ultimi Phil Mer e Andrea Pavoni per Canzoni
in verticale, in uscita. Mi sono poi dedicato alla narrativa, pubblicando La
prossima volta saremo felici (Galata Ed. 2017) e Drammaturgia degli
invissuti (Fallone Ed. 2019), scritto con Giuseppe Cristaldi, libro
adottato dalla facoltà di Psicologia dall' Università Salesiana di Torino. Il
bisogno più profondo nasce dall'esigenza di una catarsi interiore, piccoli
flash per raccontare di vita morte e amori. Ho cercato un suono controcorrente
alle esigenze del mercato e dell'editoria italiani, infatti, la mia casa
discografica è la TILT Corporate London e la distribuzione Sony Music Usa.
Presto uscirà un altro singolo e a settembre l'album.
Il silenzio era ovviamente
riferito al tuo discorso musicale inteso in prima persona e la notizia di un
tuo prossimo disco in uscita a settembre non può che farmi felice, così come credo
tutti coloro che amano la musica di qualità. Il disco ha già un titolo? Sempre
che si possa anticipare qualcosa ...
Non ancora. I titoli sono sempre
un casino per me.
So che molti preferiscono
sceglierlo per ultimo, in effetti, ma qualcosa in più si può saper del nuovo
disco? Non è certo notizia di tutti giorni un tuo disco.
Sarà un disco molto duro e scuro.
Tanti pianoforti concepiti cinematograficamente, in primo piano, campo lungo.
Archi, elettronica con suoni creati. Molti musicisti bravi.
Quindi il singolo sembrerebbe
uno dei pochi momenti di luce, un volere spiazzare l'ascoltatore?
No, è un corpus a parte.
Nel senso che non farà parte
del nuovo disco o che rappresenterà un unicum all'Interno del nuovo lavoro per
stile e scrittura?
Non credo farà parte dell’album
così come il singolo che uscirà a maggio. Oltre al discorso sonoro e del
momento vissuto, credo si debba essere corretti con chi ci segue e quindi
evitare doppioni. Se fai caso alla mia discografia, io non ho mai fatto uscire singoli.
Non ci avevo mai fatto caso. Allora
ti chiedo se per te ha ancora pienamente senso parlare di album in senso
generale, come raccolta di canzoni e come supporto fisico in un mondo musicale
sempre più virtuale, sempre più fluido...
Ha ancora più senso di prima. Le
piattaforme vanno bene ma io amo il supporto fisico con libretto come in ogni
mio lavoro. Non è musica al consumo, quindi ha un corollario importante sia in
cd e vinile, 100 vinili numerati non ristampabili.
Su questo aspetto non puoi che
trovarmi d'accordo, da feticista del disco, per me un album è fatto di musica, testi
crediti, fotografie disegni, di pagine da sfogliare e consumare. Ci sarà
qualche collaborazione in questo tuo nuovo lavoro? Tu che in passato hai
collaborato a tua volta sia con Fabrizio sia con Cristiano De André, ma non
solo...
No. Ci saranno tanti musicisti
eccelsi e qualche talento scoperto in questi anni. Niente duetti.
Personalmente trovo comunque
molto interessanti nell'ambito della canzone d'autore le collaborazioni, che
non vuol dire necessariamente cantar poi i brani in coppia ma magari scrivere a
quattro mani oppure progettare dei percorsi comuni. C'è qualche artista, al di
là di coloro con cui hai già collaborato, con cui ti piacerebbe confrontarti,
magari nel mondo musicale femminile che sembra quasi essere visto come un
universo separato?
Sto scrivendo alcune musiche con
Carlo Calegari. Un mostro di bravura. Non mi sono mai posto problemi di genere.
Amo alcune cantautrici ma tendo a fare tutto da solo. Sto scrivendo un album
per Fanya Di Croce, ci vedremo a fine aprile per confrontarci.
Le collaborazioni fanno sempre
bene alla buona musica e le sinergie non possono che apportare nuova linfa.
Ho anche avuto contatti con Mina
e Patty Pravo ma hanno trovato i testi, come dire, un po' troppo impegnativi e capisco
bene. Anche se speravo che fossero più libere, vista la caratura dei
personaggi.
Beh, forse è semplicemente più
facile puntare sul già noto al grande pubblico, sarebbe però stato interessante
vederne i risultati.
Sinceramente no. Vedo molte
lamentele ma molta pigrizia. Tipico di noi italiani. Lamentarsi e non fare
nulla. Io sono curioso quindi cerco di ascoltare tutto anche per imparare. Ho
ascoltato cose molto interessanti. Ma anche molte banalità. In più trovo che musicalmente e
editorialmente ci sia una sproporzione immane tra offerta e domanda. Viviamo un
momento di forte arretratezza culturale. Non stupiamoci se poi finisce tutto in
sceneggiate e gossip anziché una forma d'arte dalle radici greche.
Tutto ciò che affermi è vero,
la troppa offerta poi non fa che mescolare banalità a qualità e l'assuefazione
dell'ascoltatore al brutto fa il resto. C'è, invece, un messaggio che vorresti
lasciare alle onde del mare, chiuso dentro una bottiglia, magari a chi ancora
non ha avuto modo di conoscerti musicalmente?
Sopravviveremo. Come sempre
troveranno i nostri foglietti interessanti e da rivalutare. Al momento sono
contento e terrorizzato di essere studiato in Università e in alcuni licei.
Devo dire che i ragazzi hanno fatto elaborati molto profondi e questo è di buon
auspicio.
Se me lo concedi allora, le
parole da scrivere in quel biglietto, le rubo dal tuo nuovo singolo: “E un gran
silenzio urla / Nei perché / Mi manchi e sei con me”.
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