di Fabio Antonelli
Gerardo Pozzi, nasce a Bergamo il 23 giugno 1972, cresce in provincia
di Milano, studia fisioterapia a Lecco, e si trasferisce a Vittorio Veneto (TV)
nel 2002, ha il cuore nomade… Così, si evince dalla sua biografia. Un tipo
originale potrei aggiungere io, se ripenso a come nel 2011 mi fece avere per
posta il suo primo magnifico disco “Sconosciuti e imperfetti” con appiccicato
un Post-it in cui mi invitava ad ascoltare quelle che lui riteneva solo
canzonacce… Mai dare retta agli artisti,
sono solo emeriti puzzoni, parole sue …
Cover cd "Sono una brava persona" |
Direi, se sei d'accordo, di cominciare proprio come se io fossi uno che
non sa nulla di te e rimanesse, ovviamente, colpito dalla copertina del disco,
una fotografia stupenda che ti ritrae seduto dentro una vecchia vasca da bagno,
con tanto di cappello, sigaro, calice di vino e fiori di campo tra i quali
spicca un girasole che richiama Van Gogh, insomma un po' da matto del paese,
uno di quei tipi che definiresti un po' naif ma che, in fondo, di se stesso
direbbe "Sono una brava persona". Com'è nata questa idea di copertina
e perché questo titolo?
La copertina è nata da una mia
"idea": volevo far passare una sorta di senso di "caducità"
della vita. Infatti in copertina ci sono io nella vasca, mentre nel retro c'è
la vasca vuota. All'inizio io pensavo a me sdraiato su un divano, in un campo /prato.
Poi l'illuminazione della vasca è venuta a Franco Bonato, amico carissimo, chitarrista
e fotografo. Aveva una casa abbandonata, con questa vasca da bagno e tutto è
andato di conseguenza! A parte il freddo boia, abbiamo scattato le foto in
inverno, la casa era senza finestre ed io ero in mutande! Il vino nel calice è
l'ultimo goccio rimasto! Il resto è andato per scaldarmi! Il titolo, invece, è
conseguenza di una seduta con la psicologa, quando avrei dovuto, per esercizio,
dire ad alta voce questa frase. Essendo andato in panico totale, ha pensato
bene di "costringermi" (amorevolmente) a dare il titolo al mio nuovo
album proprio con questa frase. Anche
solo pensarmi una "brava persona" è imbarazzante ed impossibile da
credere...
Sai che discorso della vasca vuota in retro copertina l'avevo notato
anche io e d avevo pensato a questo messaggio? Comunque è vero, non posso dire
che tu sia una brava persona! Tutte le volte che ascolto un tuo disco finisco
per piangere... anzi questa volta da subito, sin dalla prima traccia
"Quando è notte". Al solo pensare quel verso "Le lacrime di
tutto il mondo, le bevo ogni mattina", mi vengono ancora i brividi... Parlami di questa canzone che apre il disco,
che sembra svelare l'incapacità di contenere nel proprio cuore tutto il dolore
che si prova... o sbaglio?
E' esattamente così... C'è la
malinconica celebrazione di ciò che si ha e che ci fa percepire fortunati, ed
al contempo il sentire, come dici tu, nel proprio cuore sia il proprio dolore
che quello che, di riflesso, ci arriva dal mondo che ci circonda, che sia il
nostro infinitesimo metro cubico o quello più esteso dell'umanità. Il dolore
umano ha una radice comune. Ci rende simili. Lo percepissimo un poco più
spesso, forse non vivremmo così isolati.
Questa canzone credo faccia il paio con "La vita mi fa un po'
male", con quella metafora che solo tu avresti potuto usare in una canzone
"Ahi ahi la Vita mi fa un po' male / come una botta sulla testa / la
fortuna che va via ... / Come la luna che ulula. / Come una rettoscopia"
... Deformazione professionale?
Yes...!!!
Saltiamo un po' di palo in frasca, ma neanche troppo, perché il dolore
è sempre presente e qui nelle sue svariate forme, mi riferisco allo
"Stabat Mater", un brano che in realtà è un recitato, che vede nella
doppia veste, di autore e interprete, un grande Natalino Balasso, com'è nata
questa collaborazione?
Balasso è una persona eccezionale
e densa di umanità. Ci siamo "conosciuti" qualche anno fa, grazie
alle canzoni ed a scambi di "opinioni sulla vita"... Questa sua
poesia è disarmante. Ogni volta che la ascolto, nei suoi spettacoli, mi
commuovo tantissimo. Qualche mese prima che io decidessi di incidere l'album,
mi scrive dicendomi che, in caso di album nuovo, mi avrebbe donato volentieri
questa sua poesia. E così è stato. E' venuto a registrare le voci (bellissima,
l'idea di inserire più voci con toni differenti) ed io ho messo un sottofondo
rispolverando il mio sassofono tenore, che non suonavo da tempi immemori...!
Ed è un peccato che tu non lo suona più spesso... In ogni caso questa
collaborazione ha dato buoni frutti, secondo me dovresti perseguire questa
strada... anche se magari la trovi difficoltosa, dico così pensando ai versi
"Quando canto faccio uscir la mia follia / che tanto son perdonato. /
Tutto il resto della vita a trattenere / per non essere internato"...
Quanto la musica è per te un ancora di salvataggio?
La musica è ancora oggi, per me,
un'ancora di salvataggio. L'arte tutta lo è. Mi permette di vivere. Di sentirmi
ancora vivo. A volte un sopravvissuto, altre una specie di "eletto".
Eletto non so a cosa però. Perché il pensiero non sempre è un amico facile... E
l'arte è pretenziosa. Ti vuole per sé. A volte ti provoca. Comunque ti ama.
Sempre. Esattamente come sei.
A proposito di arte, o meglio di artisti, mi pare però di capire che
bisogna diffidarne, questo almeno il tuo consiglio. In "Noi 4
artistucoli" canti addirittura che tra artisti "Ci si bacia sulla
bocca / ci si sputa sulle spalle", allora anche gli artisti sono esseri
umani...
Soprattutto gli artisti!
Diffidare di noi! Assolutamente! Siamo degli emeriti puzzoni! L'Arte in sé è
stupenda e innocente... L'unico neo è che è fatta dagli esseri umani: e loro sì
che sono sbagliati... Siamo narcisi affamati ed assetati di popolarità... Che
poi, stringi stringi, siamo dei poveri cristi che hanno un bisogno enorme di
affetto! Poi c'è l'arte fatta dalla Natura (un orizzonte, il mare, un bosco) e
lì sì, rasenta la perfezione. Certo che l'arte (che è ciò che più differenzia
l'uomo nel mondo animale) è un Dono preziosissimo. Ma davvero prezioso. Nessuno
può farne a meno.
Gli artisti non sono affidabili, questo lo abbiamo capito bene, allora possiamo
fare affidamento su chi? Su se stessi? Mi pare anche questa una via ardua,
sempre in salita, in "Reflex" dici "Mi vien facile odiarti così
/ perché me l'hanno insegnato / quand'ero bambino guardandomi dentro / e ti
odio con tutto me stesso / ieri come adesso / come odio lo specchio / come il
mio specchio". Com'è realmente questo rapporto?
Il rapporto con se stessi è,
credo, una delle cose più difficili in assoluto per l'essere umano. O almeno lo
è per me. Eppure è anche l'unico viaggio veramente degno di questa esistenza.
Ognuno può viaggiare dove e come gli pare. Ma il vero Viaggio è
"dentro". Il mio rapporto con me è ancora in un mare piuttosto
alto... Ma da tempo almeno ho una zatterina che mi tiene a galla. È fatta di tutto
ciò che di positivo ho imparato a costruire dentro di me. Ho buttato giù una
casa pericolante e pericolosa. E con fatica ne ho costruita un'altra. Purtroppo
le fondamenta sono le stesse, non si possono cambiare. L'importante è non
scendere sempre in cantina per aprire la botola delle fogne. Ogni tanto va
fatto, ma per spurgare...
Una risposta a questo disagio è anche la bellissima preghiera laica
"Faccio il bravo", una serie di buoni propositi che mi ha fatto
venire in mente quei versi di Bertoli "Se indosso il paraocchi, / mio
padre mi ha giurato, / mostrandomi una carta, / posso tornare a casa / insieme
alla mia mamma, / a vedere la tivù!". Bisogna per forza snaturare se
stessi per vivere un po' di serenità o c'è un'altra via?
Per quello che è la mia
esperienza, la vera serenità la si potrà provare (fugace forse, come è sua
caratteristica, ma comunque potente) soltanto quando smetteremo di snaturarci.
E, almeno nel mio caso, quando ci concederemo anche quel perdono che non ci
siamo mai dati. Quel perdono per fatti nemmeno commessi, il più delle volte.
Quando riusciremo a concederci un poco di amore. E' pazzesco, perché spesso
questa rigidità di giudizio nei nostri stessi confronti, è un retaggio
cultural-religioso (che affligge anche moltissimi atei, proprio perché
innestato anche nella cultura e nella società). Cioè: la religione che predica
l'Amore, è la prima ad aver mietuto vittime di odio, per se stessi e quindi per
gli altri... La vera rivoluzione sarebbe amare se stessi, in profondità. Ma noi
qui oscilliamo tra due estremi: l'odio profondo per noi stessi e il narcisismo
più cieco (che poi è un altra forma di odio per se stessi, in fondo) ...
Assolutamente d'accordo, ma allora? Di questo passo, si può anche
rischiare una "Pirlata dei caraibi" che, al di là del titolo e, di
una certa ironia di fondo, non è qualcosa di cui ridere... vero?
Ho detto, dico e dirò tantissime
Pirlate... Mi piacerebbe trovare sempre, nelle mie tasche bucate, un briciolo
di verità, ma trovo solo domande e domande... E le domande sulla caducità della
vita (ritorniamo alla copertina), al trucco della vita e della morte, come una
colomba nel cilindro di Silvan, alle zoppie degli affetti e dei rapporti di
coppia, sono domande che ustionano l'anima. Credo di avere l'anima ustionata su
almeno il 90% del suo corpo. A farmi domande sarei pure bravissimo, mi mancano
le risposte. Ma forse dare risposte non è compito degli artisti... Mi salvo,
così?
Cosa potrei dirti? Che "Ta sèt ù bàmbo"?
Sì!!! E' il titolo che avrei
voluto dare all'album... Sono un bamboccio, un ingenuo, uno stupido... ma forse
la mia psicologa ha la vista lunga, e chissà che, a furia di dover citare il
titolo vero, una piccola parte di me non cominci a prendere in considerazione
che siamo belli così come siamo, e si può essere brave persone anche sbagliando
di continuo. Anzi, forse di più proprio per questo.
Eppure, in mezzo a così tanta sofferenza una luce in fondo al tunnel
filtra, così almeno voglio intendere quel dolente brano conclusivo
"Esperanto" che già dal titolo suggerisce speranza, malgrado quel
"Se piangi ridi / se ridi soffri"... E' realmente così?
C'è una sorta di
"miseria", che ci brucia dentro, e non sappiamo "quando la
smetterà"... ma la speranza è che la vita è fatta di un susseguirsi di
momenti, i quali, essendo tali, per definizione finiscono (o finiranno). Quelli
belli, certo, ma anche quelli brutti. Perciò a volte bisogna soltanto
"starci dentro", a questi momenti, ed aspettare. Un po' quella sorta
di "allearsi col nemico se non lo puoi combattere", che è un
proverbio che odio, ma che forse si riferisce proprio ai momenti di difficoltà:
se non riusciamo (in quel momento) ad affrontarli, possiamo solo stare lì con
loro ed aspettare. Un giorno si stancheranno e se ne andranno. La mia speranza
è questa.
Se sei d'accordo, chiuderei il discorso disco con questo spiraglio...
lasciando al lettore / ascoltatore il desiderio di approfondire le altre
tracce, piuttosto mi piacerebbe sapere come hai intenzione di far conoscere
questo prezioso lavoro, hai già in mente un percorso live?
D'accordissimo! Ho fatto (a mie
spese ed a spese di una persona che mi ha aiutato economicamente) due serate di
presentazione. Lo stato dell'arte oggi è ridotto ai minimi termini, e ci si
ritrova a pagare per suonare... Ho altri live in programma, spero di poter
girare ed uscire anche dalla regione, per incontrare più persone possibili. La
Musica mi aiuta a superare la timidezza ed ha lo splendido scopo di farmi
incontrare anime simili...!
Un'ultima domanda, a proposito di anime simili. Anche se magari le tue
canzoni ti sembrano così personali da sembrare impossibile condividerle con
altri cantanti, ci sono artisti con i quali vorresti duettare? Che in qualche
modo stimi particolarmente?
Ci sono tantissimi artisti che
stimo. Erica Boschiero, Massimiliano Cranchi, due nomi tra i numerosissimi
artisti veneti, per parlare della mia regione. Ma anche Francesca Incudine,
Giovanni Del Grillo, e soprattutto la scena giovane di oggi, che è molto più
avanti di quel che si creda. I giovani che si trovano oggi a fare musica loro,
la sanno molto più lunga di quei discografici che pensano di colpirli con
fenomeni tipo Young Signorino, che invece dissetano solo la curiosità morbosa e
dissociata di adulti con la sindrome di Peter Pan...
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