Gianmaria Testa in concerto a Milano, poesia piena di umanità
di Fabio Antonelli
Artista
Gianmaria Testa
Luogo
Teatro Dal Verme - Milano
Data
13.12.2011
Martedì 13 dicembre, Gianmaria Testa, l'ex ferroviere di Cuneo che scrive e canta poesia, ha fatto tappa a Milano con il suo tour di presentazione del nuovo album "Vitamia", per la precisione l'ha fatto nella bella cornice del Teatro Dal Verme, ultima di una serie di date italiane e giusto prima di tornare all'estero in Austria, Germania, Svizzera, Francia, paesi che hanno ormai imparato ad amarlo più di noi italiani, forse troppo presi dalle manovre o meglio dalle tasse del nuovo governo, giacché il teatro era pieno per metà ed è stato davvero un peccato perché di concerti così non se ne vedono tutti i giorni.
Prima di tutto perché Testa è sicuramente uno dei punti cardini dell'attuale canzone d'autore italiana, sebbene sia giunto alla pubblicazione del suo primo disco "Montgolfières" (per altro pubblicato con l'etichetta francese Label Blue) solo all'età di trentasette anni, ha saputo poi recuperare il tempo "perduto" pubblicando una serie di dischi notevoli, fino alla vittoria nel 2007 della Targa Tenco come "Migliore album in assoluto dell'anno" con l'album "Da questa parte del mare", bellissimo "concept" sul tema attualissimo dell'emigrazione.
Secondo validissimo motivo è che per l'occasione era accompagnato da un quintetto d'eccezione, quei musicisti che lo accompagnano ormai da tempo e con il quale ha un affiatamento meraviglioso, una vera delizia vederli all'opera sia in veste totalmente acustica sia in quella più elettrica, nuove sonorità piano piano introdotte da Testa nel suo ultimissimo lavoro.
Devo ammettere che vederlo suonare una fender stratocaster mi ha fatto un certo effetto e personalmente continuo a preferirlo nella veste più minimalista, anche la più estrema, proprio come quando solo voce e chitarra ha voluto dedicare una toccante "Ritals" al campo rom appena incendiato Torino, dopo aver prima spiegato che il termine "rital", insegnatogli dallo scomparso amico scrittore Jean-Claude Izzo, marsigliese ma di padre salernitano, ha un po' la stessa valenza dispregiativa del nostro "terrone" e sta a indicare quei francesi di origine italiana che neppure dopo anni di vita in Francia, riuscivano ancora a pronunciare correttamente la "r" francese.
E' però, evidentemente, solo una questione di gusti e non certo di qualità, sebbene Testa, nel presentare la canzone "Cordiali saluti", un funky che è una lettera di licenziamento ispirata all'omonimo libro di Andrea Bajani, romanzo in cui il protagonista vive giornate lavorative a scrivere lettere di licenziamento, guardando i colleghi "in esubero" che ripongono gli oggetti personali dentro piccole scatole e si avviano lentamente verso casa, ha voluto scherzare sul tema dicendo che dopo quel pezzo a esser licenziato come chitarrista elettrico sarebbe dovuto essere proprio lui.
Un Testa scherzoso e molto cordiale, che ha speso belle parole per presentare alcuni passi cruciali della sua scaletta, in cui ha sapientemente miscelato i pezzi nuovi ad altri provenienti dai dischi precedenti come "Polvere di gesso", brano applaudito sin dalle prime note.
Un altro momento clou è stato quello in cui ha illustrato la genesi di "Lele", una canzone del nuovo disco scritta trentacinque anni fa, ma pubblicata solo ora, ispirata alla triste vicenda letta allora in un breve trafiletto pubblicato da un giornale che si chiamava Gazzetta del Popolo, un bel titolo, anche se il giornale non era un granché aggiunge Testa, lì chi scriveva raccontava del suicidio di una madre evidenziando due aspetti, che la donna era meridionale (allora, ha spiegato Testa, molte erano le donne del sud che salivano nelle Langhe per sposare contadini per procura) e che il suo gesto non teneva in considerazione i figli che lasciava. La canzone ha poi spiegato, è rimasta lì tanti anni ma ora è diventata di un'attualità disarmante e le donne di oggi, soprattutto le tante emigranti giunte da ogni parte del mondo, ancor più di allora sono davvero l'anello forte della società, come ha ben scritto Nuto Revelli nel suo libro "L'anello forte", però come sempre sono anche quelle che subiscono maggiormente ogni momento complicato della società.
Società attuale già complessa di suo senza che ci sia la necessità di creare ulteriori falsi problemi, ma la stupidità umana non ha limiti spiega Testa in un altro momento del concerto, quando spiega "20 mila Leghe (in fondo al mare)", non certo una trasposizione del capolavoro di Jules Verne, bensì una filastrocca che narra di come, partendo dal Capo di Buona Speranza, i mari cominciarono a volersi dividere, fino ad arrivare alla separazione finale dei due atomi d'idrogeno da quello di ossigeno perché in maggioranza, la conseguente scomparsa dell'acqua e la fine del mondo.
Non c'è alcuna speranza allora per l'uomo di oggi? Forse si, quella di aggrapparsi ai sogni come speranze, come suggerisce "La giostra", giocosa e festosa canzone scelta da Testa per chiudere il suo concerto.
Il pubblico, anche se non numerosissimo, è però calorosissimo con lui che ricambia con un primo bis in cui esegue due bellissime canzoni "Come le onde del mare" tratta dal suo primo disco "Montgolfières" e "Come al cielo gli aeroplani" l'inedito brano contenuto nel suo precedente disco live "Solo dal vivo".
Poi, richiamato ancora una volta sul palco dagli interminabili applausi del pubblico, propone una canzone solo voce e chitarra, a suggello dell'intera intensa serata e come sincero augurio in un periodo davvero amaro sotto ogni punto di vista, in cui l'unica ricetta possibile forse, è quella di cercare di affrontare la profonda crisi in atto, attraverso la vicinanza, ecco allora la magnifica "Dentro la tasca di un qualunque mattino".
E' davvero la fine, resta il ricordo di un concerto impeccabile quanto emozionante, ma ciò che più conta è che la poesia in musica di Gianmaria Testa ha fatto breccia nei cuori di ognuno, una poesia piena di umanità.
Le foto sono gentilmente concesse da Paola Mombrini.
Musicisti
Gianmaria Testa: voce e chitarra
Roberto Cipelli: pianoforte
Giancarlo Bianchetti: chitarre
Claudio Dadone: chitarre
Nicola Negrini: contrabbasso e basso elettrico
Philippe Garcia: batteria
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