di Fabio Antonelli
Copertina CD "Nuove Emozioni Post-Ideologiche" |
La cantautrice Giorgia del Mese,
campana di origini, ma ormai toscana d’adozione, torna con il suo terzo lavoro discografico
intitolato “Nuove Emozioni Post-Ideologiche“. Il nuovo progetto esce a cinque
anni dal disco d’esordio ”Sto Bene” e a tre da ”Di Cosa Parliamo”, che vide la collaborazione
importante di artisti come Paolo Benvegnù, Alessio Lega, Alberto Mariotti,
Fausto Mesolella e fu prodotto e arrangiato da Andrea Franchi. Anche nel nuovo
lavoro le collaborazioni importanti non mancano, così come l’apporto di Andrea
Franchi, ma è soprattutto Giorgia, con la maturità dei suoi testi e l’energia
delle sue musiche a tracciare una nuova via per la canzone d’autore, regalando
nuove emozioni post-ideologiche.
Partirei, se sei d’accordo, dalla copertina del disco, quasi
monocromatica, semplice, ma molto efficace nell'esprimere, il contenuto del
disco che, forse ancor più dei due precedenti lavori, guarda la dura realtà circostante
con lacerante lucidità ma che lassù, oltre quella fitta boscaglia di altissimi
alberi, sembra lasciar intravedere una luce ... E' così?
Si è cosi, abbiamo scelto una
prospettiva da cui guardare, ed è dal basso, in un contesto evocativo e quasi
didascalico del tempo che viviamo: la foresta, per simboleggiare una
contemporaneità complessa e insidiosa, ma la prospettiva guarda in alto, alla
ricerca di una presa d'aria, di una boccata di freschezza che in questo disco
si ricerca e afferma.
Musicalmente si può dire che ti sei mossa all'insegna della continuità,
dentro sonorità rock ed elettroniche, mettendoti ancora una volta nelle mani di
Andrea Franchi che, come per il precedente "Di cosa parliamo”, ha curato
la produzione, gli arrangiamenti oltre che suonare questo progetto intitolato
"Nuove emozioni post-ideologiche". Credi sia un sodalizio artistico
destinato a durare, viste le soddisfazioni ricevute da entrambi? Chi ha scelto
il titolo del disco, perfetta sintesi del contento dei tuoi testi?
Il produttore artistico è una
figura importante nei miei lavori perché non ho mai considerato il cantautorato
in modo classico o solo come narrazione, quindi il sound è identitario e su
quello sperimentiamo, con Andrea Franchi, che anche in questo disco ha messo una
firma importante. Era da molto tempo che stava pensando a una produzione
francamente elettronica e post rock e così ne è venuto fuori un disco impetuoso
e abbastanza inedito nel panorama indie-rock.
Il titolo?
Tutto mio!
Che si tratti di emozioni forti lo s'intuisce sin dalla prima traccia
"Una nuova visione" in cui, dentro un abito rock assai tirato, canti
"È tutto cosi post ideologico / Il male / Come usciremo da sta fine di
merda / Come usciremo senza una sostanza / Come si esce da questo
seicento". La fine delle ideologiche non ha portato davvero nulla di
buono, è come fossimo dentro un nuovo seicento?
In realtà il Post -ideologico fa
riferimento a una nuova ideologia in voga che ha sedotto anche molta sinistra:
il qualunquismo populista e demagogico che promette di "Fare" senza
un riferimento a una storia ideologica e politica col risultato di imborghesire
e annacquare le coscienze di una classe che al massimo abdica a tutte le
conquiste più importanti per aspirare al meno peggio ...
Si potrebbe quasi definire un'ideologia del nulla, ma tu non hai certo
peli sulla lingua ad affrontare le tematiche con grande lucidità. Penso a un
altro brano duro e teso come "Caro umanesimo". E' un crogiolo di
versi taglienti come lame "Al casinò per giocare / A Berna a rubare / A
Cuba a scopare / In Albania a costruire" o "Non ce ne frega niente /
Dell’internazionale / Di questa gente / Caro umanesimo / Caro umanesimo / Siamo
morti tutti / Democraticamente". Non c'è forse peggior male
dell'ipocrisia?
“Caro umanesimo” è un brano che è
venuto fuori e rimasto così ... è un urlo d’impotenza verso l’incapacità, anche
di una sinistra antagonista o rivoluzionaria, di offrire accoglienza, solidarietà
e salvare la vita a milioni di persone che scappano per vivere meglio e che, in
questi giorni, sono anche caricate dalla polizia e mortificate, vendute dalle
leggi degli stati. L'ipocrisia, in questi casi, si trasforma in razzismo
democratico o in elemosina da elargire, mentre la soluzione per me è l'Apertura
delle Frontiere.
Anche quando canti l'amore, però, non è mai né un amore banale né
facile, non c'è mai un distacco dal reale e dal sociale, mi riferisco a
"Bello trovarti", in cui per altro troviamo Andrea Mirò la prima
ospite del tuo disco. Che cosa dire di versi come questi "Il sentimentalismo
che ci ha fatto morire / sei tutto quello che volevo dire / quando mi dici che
di classe si muore / e noi stiamo benissimo cazzo amore"?
L'amore è un’emozione che può
essere raccontata in modo rigoroso e comunque non retorico, dipende da come
vivi le tue relazioni e personalmente credo che la condivisione degli ideali e
di un’etica sia la forma di amore più alta e serena.
Questa tua visione dell'amore, però, visto non solo come esperienza
chiusa e privata, emerge anche in un'altra canzone d'amore "Soltanto
tu", in cui è presente anche l'inconfondibile voce di Peppe Voltarelli.
C'è quel duro contrasto tra "Tutto il dolore degli altri / Dentro i miei
spazi / Dentro i miei pasti" e "Nei tuoi panni solo tu / Nei tuoi
inciampi solo tu / Negli istanti che solleverai / Soltanto tu". Ti è stata
ispirata da un'esperienza personale?
“Soltanto tu” è il brano più
solipsistico e filosoficamente pessimista di tutto il disco, è un’amara presa
d'atto che in alcuni momenti si è soli nell'affrontare le proprie fragilità e
la condivisione non è di aiuto ... sono solo fatti tuoi. Per fortuna non
sempre! La voce di Voltarelli in questo
brano è meravigliosa, potente, inquieta e profonda. Una bomba!
In questo disco, un po' come avevi fatto nel precedente, hai volto circondarti
di vari amici musicisti. L'ultimo che vado a citare è Francesco Di Bella, anche
se sarebbe dovuto essere il primo in realtà, perché l'album è stato anticipato
dal bellissimo video di "Lacreme", in cui tu appunto duetti con lui
nella revisione di questo storico brano dei 24 Grana. Com'è nata questa
collaborazione e perché proprio con questo brano?
Gli artisti che hanno collaborato
a questo disco sono musicisti importanti e di prestigio, ma sono soprattutto
persone per bene, umanamente alte e questo per me fa la differenza. Con molta
umiltà ed entusiasmo si sono messi in questo progetto senza risparmiarsi, gliene
sono molto grata! Con Francesco Di Bella c’è un’amicizia profonda che va avanti
da alcuni anni, grazie anche a Salerno: la città dove sono nata e dove lui vive
attualmente. Sono stata una grande fan dei 24 Grana e quando ho potuto
conoscere e avviare con Francesco la nostra amicizia, è stata una gioia poter
proporre una cover di "Lacreme", a mio avviso una delle canzoni più
belle e potenti scritte in napoletano.
In fondo, in questo disco c'è molto amore, anche se sempre difficoltoso
da vivere. Personalmente amo molto "Fuoco tutto" da cui traggo questa
immagine che mi ha colpito molto "Mentre scegli pietre per l’assalto /
fuma un po’ più piano / cosi blocco quei tuoi occhi / dove prende fuoco
tutto". Mi parli di questo bel brano?
“Fuoco tutto” è un brano che
racconta un incontro avvenuto in un pomeriggio di agosto caldissimo, con un cielo
cupo e gonfio, in cui ero a casa di Francesco Di Bella. Anch’io mi sentivo così
cupa e gonfia, Francesco è riuscito a descrivermi, a parlare delle mie forze e
delle mie fragilità come non avrei mai immaginato ... è esploso oltre ogni mia
diga difensiva con la sua profondità. Un Pomeriggio di amicizia che ricorderò
per sempre.
Direi di lasciare ai lettori il piacere di scoprire gli altri brani di
questo emozionante disco. Vorrei, invece, chiudere l'intervista con una domanda
più personale, legata un po' a quanto mi hai appena detto: quanto la musica, lo
scrivere canzoni ti ha aiutato "ad avere gli occhi alti e fieri / e essere
allegri lo stesso", come canti in "Tutto a posto"?
La musica, a volte, salva la vita … altre volte può distruggerla
... a me è capitata la prima.