DauniaOrchestra: “Di fame di denaro di passioni”
Un omaggio raffinato e necessario alla poetica di Matteo
Salvatore
di Fabio Antonelli
Per parlare di questo disco
meraviglioso parto da una mia personalissima considerazione, nata come logica conseguenza
di una ricerca effettuata tra quel mare d’informazioni che è internet, con l’intento
di saperne di più su questo disco. Sapete cosa ho trovato?
Poco o nulla, solo qualche
sparuto articolo sullo spettacolo di Sergio
Rubini dal quale il disco ha tratto il titolo “Di fame di denaro di passioni”,
una breve intervista a Umberto Sangiovanni,
né un accenno a come o dove acquistarlo che, vi assicuro, sarebbe stata la
notizia più utile e importante, né ulteriori notizie, vediamo allora di
inserirlo almeno nel giusto contesto.
Cominciamo a dire che, dopo i
dischi “La Controra” e “Calasole”, prodotti da Rai Trade, e
il terzo cd “Sciamboli e Nuovi Inverni”, Umberto Sangiovanni e la sua DauniaOrchestra sono tornati al lavoro con
questo nuovo disco, il quale come si diceva riprende il titolo dall’omonimo spettacolo
teatrale di Sergio Rubini dedicato alla figura di Matteo Salvatore.
Matteo Salvatore è stato un compositore
e cantante di musica popolare, oltre che interprete di canti tradizionali del
Gargano, che ha segnato e segna tuttora questa parte del sud Italia.
Trascorsa l'infanzia nella
povertà che ha afflitto la sua terra natia e l'Italia intera dopo la prima
guerra mondiale, si può dire che proprio infanzia e povertà divennero i temi
maggiormente ricorrenti nei testi delle sue canzoni.
E’ stato personaggio molto
discusso e controverso, che ebbe si la stima di molti intellettuali tra cui ad
esempio Italo Calvino che di lui scrisse “Le
parole di Matteo Salvatore noi le dobbiamo ancora inventare”, ma occorre
anche ricordare che nel 1973 la sua carriera s’interruppe bruscamente, causa un
arresto con l'accusa di aver ammazzato la propria compagna, la cantante Adriana
Doriani, accusa da cui poi sarà assolto dopo cinque anni e la revisione del
processo.
Un personaggio difficile quindi,
ma che ancora oggi segna tutti i musicisti legati al maltrattato sud.
Il disco nasce come l’esigenza di
lasciare una testimonianza musicale concreta di quanto è stato imbastito per
questo progetto teatrale partendo da una manciata di canzoni del “poeta degli
umili” con l’aggiunta di due composizioni originali scritte appositamente da
Umberto Sangiovanni, “Che bella cummedia” e “Il
tango delle mosche”.
Umberto Sangiovanni, pianista e
compositore jazz, non è artista solito a ripetersi nel suo lavoro di ricerca e
sperimentazione musicale, diciamo che ne è nato dunque un disco piuttosto diverso,
ad esempio, dal suo predecessore e splendido “Calasole”. Qui sono
cambiati anche i compagni di viaggio, troviamo la cantante e percussionista Gabriella Profeta (per me un’assoluta
rivelazione), il basso di Adriano
Matcovich e la tromba dell’ospite Tiziano
Ruggeri.
Ciò che resta immutato è il
fascino degli abiti musicali che Umberto ha confezionato su misura per questi
brani fatti caratterizzati da una poesia minimalista, tanto legati alla
quotidianità quanto estranei alla banalità del quotidiano vivere, aggiungendo eleganza
e classe a questa musica di matrice popolare.
Basterebbe sentire l’attacco e lo
svolgersi di “Faciteve li cazza vostra”, storia di un desiderato matrimonio “d’amore”
contrastato dalla malsana curiosità dell’intero vicinato, per rendersene immediatamente
conto. La morbidezza delle percussioni, il tocco magico di Umberto sulla
tastiera, la bella voce di Gabriella sono esemplari e, a suggello, c’è la
tromba con sordina di Tiziano Ruggeri. Si è già nel vivo dello spettacolo.
Tutto il disco è però un alternarsi
di momenti topici, a volte più vicini e fedeli all’originale come ad esempio il
languido e appassionato canto d’amore “Bene mio”, altre volte quasi reinventati
come la gustosissima versione forte di riff di “Il lamento dei mendicanti”,
uno dei pezzi più conosciuti di Matteo Salvatore.
In alcuni casi i brani, in queste
nuove vesti piene di contaminazioni, acquistano un’aria più internazionale, in stile
world music come nel caso di “La notte è bella”, che potrebbe anche
benissimo essere cantata in lingua inglese o di “Mo’ ve’ la bella mia dalla
muntagna”, ringiovanita non poco dal sincopato jazzare nonché dalla
fresca voce di Gabriella.
Allo stesso filone sociale
appartiene anche “Padrone mio”, un’accorata e incondizionata preghiera
al proprio datore di lavoro che ironicamente diviene denuncia di sfruttamento, “E
qquanne sbaglie / damme li bbotte / e qquanne sbaglie /damme li bbotte / voglie
la morte / ma nnu’ mme caccià / voglie la morte / ma nnu’ mme caccià”.
Chiude il disco “Il
tango delle mosche”, l’altro brano firmato da Umberto, direi ancor più
live del primo, privo di testo e di breve durata, costituisce un leggiadro
commiato a quella poetica invece pregna di sudore, di sofferenza e sentimenti
vividi, che anima i testi di Matteo Salvatore.
Credo che nel complesso l’operazione
di omaggio alla musica, ma soprattutto alla poetica di Matteo Salvatore sia
pienamente riuscita in questo nuovo percorso intrapreso da Umberto Sangiovanni
e la sua DauniaOrchestra, perché anche in questa nuova veste jazz, piena d’influssi,
le liriche del grande poeta non perdono per nulla, la loro forza originaria
anzi, in alcuni casi, trovano nuova linfa senza per questo tradire le proprie
origini profondamente legate al sofferente sud, non solo della nostra Italia,
ma dell’intero mondo, quel sud che soffre di fame di denaro e di passioni.
Vivamente consigliato!
Come un volo di passeri
In cima ai fossi, è volata la
Ricchezza e le speranze.
Allora piango e trionfo
Ancora su niente, su niente
(Matteo Salvatore)
DauniaOrchestra
Di fame di denaro di passioni
Controra - 2012
Acquistabile presso …
Tracklist
01. Faciteve li cazza vostra
02. Che bella cummedia
03. Bene mio
04. Il lamento dei mendicanti
05. Fra me e te
06. La notte è bella
07. Mo’ ve’ la bella mia dalla
muntagna
08. Padrone mio
09. Il tango delle mosche
Crediti
Gabriella Profeta: voce e
percussioni
Umberto Sangiovanni: piano
Adriano Matcovich: basso
Tiziano Ruggeri: tromba
“Facitevi li cazza vostra”, “Bene mio”, “Fra me e te”, “Mo’ ve’ la
bella mia dalla muntagna” sono di M.Salvatore
“Che bella cummedia” e “Il tango delle mosche” sono di U.Sangiovanni
“Il lamento dei mendicanti” e “Padrone mio” sono di
M.Salvatore/F.Antonelli
“La notte è bella” è di M.Salvatore/O.E.Profazio
Musiche tratte dallo spettacolo teatrale Di Fame Di Denaro Di Passione
con Sergio Rubini e la DauniaOrchestra
Foto interne “Archivio Rete Italiana di Cultura Popolare”
(www.reteitalianadiculturapopolre.org)
Sito ufficiale di Umberto
Sangiovanni: www.umbertosangiovanni.com