venerdì, maggio 04, 2012

Recensione CD "“Al pranzo di nozze” di Le canzoni da marciapiede


Le canzoni da marciapiede: “Al pranzo di nozze”
Tra canzone e teatro, un pranzo pieno di varia umanità

di Fabio Antonelli

“Il pranzo di nozze è un gioco di ruolo
che poco discosta da una lotteria,
lo specchio del mondo è magari un po’ troppo
ma è un posto tranquillo per farsi un’idea”

Sono i versi che chiudono la canzone “Il pranzo di nozze”, prima traccia di questo interessante disco che si pone a metà strada tra il teatro canzone e la canzone di strada, un concept album i cui s’immagina che, attorno ad un banchetto di nozze, si stringano personaggi diversi, ognuno con la propria storia, dei segreti ormai non più così segreti, pregi e difetti. Ne esce così un crudo ritratto della nostra società, raccontato, direi senza troppi peli sulla lingua, ma soprattutto senza mai tradire grazia e poesia.

Protagonisti di questa bell’avventura che risente degli echi della Parigi anni ’30 e della Berlino di Bertolt Brecht sono gli spezzini Andrea Belmonte e Valentina Pira, coppia nell’arte e nella vita.
Lui è pianista, compositore, nonché autore di tutti i testi del disco, lei è la voce e che bella voce, capace di dar vita a questi strambi quanto umani personaggi.

Valentina e Andrea sono artisti a tutto tondo, la loro arte non si esaurisce nella musica vera e propria, pensate un po’ che per portarsi in giro per l’Italia il loro spettacolo di teatro-canzone si sono inventati una pittoresca roulotte teatro che hanno chiamato Edith (come la loro musa ispiratrice Edith Piaf) utilizzando un caravan pieghevole Rapido, datato fine anni '70. Il caravan è stato così personalizzato per ospitare nelle piazze o anche al chiuso il loro spettacolo, tutto l’interno è stato decorato da loro stessi, mentre gli esterni sono stati decorati dall'artista spezzino Alessandro Ratti.

E’ giunto però il momento di entrare nel loro personalissimo pranzo di nozze, babele di voci, campionario di varia umanità.

Con la prima canzone abbiamo già fatto un po’ di conoscenza, introdotta da voci festanti, è capace di introdurci nel mondo variegato di questo immaginario pranzo nuziale da cui emergono, descritti da pochi ma incisivi tratti, alcuni personaggi tra cui “L’amica di lei / la conoscono tutti / almeno un buon numero d’ospiti maschi, è rosa che sembra un confetto, / quando apre la bocca non sembra che parli.” oppure “Il fratello di lui / siede con un amico / e gli parla vicino, così sottovoce, / sorride tenero chi ha capito, / che la strada audace gli ha detto il cuore / e s’immagina gli occhi del padre / orgoglio antico di padre padrone, / cui oggi il destino / sposando una figlia / cala l’inverno sul proprio cognome”. Non manca un accenno al sociale, la cravatta tagliata ha fatto il giro dei tavoli ma il ritorno economico è misero “Son tempi che in casa si tira la cinghia / tra disoccupati, lavoro e le tasse, / non si compra carne e le casse son rosse, / abbuffiamoci al pranzo di nozze”. E’ vero, mi sono forse dilungato un po’ su questa prima traccia, ma penso ne valesse la pena perché è quella che racchiude l’intera filosofia del disco, quasi ne fosse il manifesto programmatico.

Si cambia registro, il pianoforte si fa triste e, d’altronde, come non potrebbe esserlo, visto che la protagonista di “Accontentarsi delle briciole” è una prostituta che, nonostante tutto, immagina “Sono quella che mangia gli avanzi / dai piatti già freddi / lasciati sui tavoli / mangiati con scarso appetito, / serviti con noia, / un oltraggio per quella tovaglia” e più avanti “Chissà cosa ti fa pensare / che a me stia poi bene così / senza orari e impegni / nessun rischio di sbagli / confinata tra l’auto e il motel. / Il matrimonio? Son fogli, / mai una fede, mai figli, / esisto solo tra letto e moquette”.

Bellissima è “Il giro di giostra”, un cadenzato e triste valzer che racchiude tutto il dramma e la beffa di una violenza subita “Fidati, tra un po' ti piacerà, / stai buona femmina, nessuno ascolterà se urli, / né verrà a salvarti, che da queste parti è meglio stare zitti e muti, / d'altro canto, questa Italia, / che si batte il petto la domenica mattina a messa / è frigida repressa, se confesso e piango pegno certo assolverà”. Credo che, per la livida drammaticità e lo stile del canto, sarebbe potuta essere senza alcun demerito una canzone di Pasolini cantata da Laura Betti. Notevole.

Segue “Il valzer di Alice” un romanticissimo e vorticoso valzer, dedicato alla loro piccola.

“La fermata” è un altro bel brano, lento, quasi trattenuto, sofferto, come sofferto è questo rapporto tra una donna e un uomo vicini di casa, emblema dell’incomunicabilità tipica dei nostri tempi, di questo mondo in cui, sebbene le alte tecnologie e i tanti social-network, i rapporti interpersonali reali restano difficili e il manifestare il proprio amore verso un’altra persona, può essere ancora un muro insormontabile “ogni giorno, ad ogni gradino, / ho sperato muovesse i capelli / il tuo respiro sul collo, poi si chiudeva la porta / e tornavo a pensarti tra me”.

Tintinnare di bicchieri e appassionate risate aprono un’altra bella canzone “Di carne e di legno”, quadretto d’insieme da cui emergono le quotidiane di meschinità “Le nozze col riso, coi fiori alla testa e nel grembo tra tulle e pancera, / ballo d'addio alle uscite la sera, benvenuto a grembiule e dovere, / il miele si secca sul tappo del vaso e la luna la mangiano i tarli, / dalla mano alle cosce alla mano alla faccia è questione di vino e di giorni” di un matrimonio sbagliato fin dal principio “la sposa saluta parenti e serpenti, lo sposo non conta i bicchieri, / consuoceri in imbarazzo quando il figlio comincia il suo andirivieni / dal bagno, con la testimone, rossetto sbavato, ma forse è uno scherzo, / mio marito fa segno "sta muta!", "perché l'uomo è di carne, non legno".

E’ invece il gracchiare della puntina lungo i solchi di un vinile ad aprire la successiva “L’ultima della quindicina” che, a ritmo di ragtime, quasi fosse uscita dalle magiche mani di Jelly Roll Morton, ci illustra quasi come una colorata cartolina, l’atmosfera delle case chiuse così come le illusioni di sempre “ma il viver mio lo scrive il vento oggi soffia un altro verso caro amore non tentar, / domani sul divano rosso troverete un'altra gatta e l'amerete quanto me, / in paradiso o giù all'inferno, dono, tentazione e danno, in seta morbida e guepiere”.

Questa magica atmosfera anni ’20 non ci lascia neppure alla fine del brano, quando da quell’immaginario grammofono chiuso in soffitta, si dipana un altro ragtime, “Il ragtime del sempliciotto” che dà ad Andrea la possibilità di esprimere la qualità del proprio tocco, se ancora ce ne fosse stato bisogno.

“L’albero dei soldi” è ancora una magnifica riflessione sull’attualità, spesso incomprensibile, piena di futili cose “No, non sono matta, forse un pizzico distratta / ma col caldo dica lei come si fa, / ho il carrello pieno, ma una cosa che mi serva / a cercarla con la lente, no, non c'è”, lontane dal vero senso del vivere. E’ ovvio che, in questo bazar di mondo, sia un attimo perdersi “Cerco libertà dalle catene che non ho / ma che acquisterò col tempo, / cerco identità, tenuta bene, se si può, / chi sono non so”.

In “Il piatto forte”, l’incontro occasionale nato intorno al tavolo nuziale, anche grazie all’alcol, deborda e si trascina fino ai margini di una carreggiata “Auto che accosta la dove nessuno la vedrà, / scendono a scatti lenti i sedili, / tremano tintinnando orecchini, / appanna i vetri la fame affannata del pasto aspettato di più, / serviti e gusta, a piene mani, il piatto forte del menu”, ma un nuovo giorno sta per arrivare e con sé porta i dubbi e le recriminazioni di sempre “Fa capolino la luce del giorno, mentre idealizzo di un prossimo incontro, / talmente immersa nel nuovo ricordo da non far caso alla schiena che scontro, / passato il sonno mi restano addosso gli odori e il sapore dei doni concessi, / ma mi domando se è peggio tradire o mentire a se stessi...”. Una grande interpretazione di Valentina, in cui non mancano neppure ansimi e sussulti di questo focoso amplesso.

I suoni del Brasile ci portano a conoscere un’altra protagonista di questo pranzo nuziale, “Janine” ragazza dalla duplice vita, cameriera ai tavoli di giorno e spogliarellista di notte, forse l’unica figura che in questo matrimonio sembra vivere, senza soffrirne, il proprio ruolo “Ma lei balla stretta, solo con chi le gusta, / la garota è provocante ma non la compri all'asta, / conquista la pista, a prima vista l'ameresti già, / incantato dal suo samba.”, ma forse è solo innocente incoscienza.

“Sabbia e conchiglie” è una languida, poetica canzone d’amore piena di sogni e di se “Tu raccogli le conchiglie / come fossero meraviglie / nella sabbia che è d'argento fatto blu, / mentre sogni d'esser moglie / di un pescatore di coralli / che ti vesta di attenzioni e di cristalli” che fanno a pugni con amare partenze senza ritorni “Tu che attendi sulla soglia / il tuo uomo che non torna, / verso altri lidi punta la sua prora”. Bella canzone, cantata divinamente.

Il disco si chiude con “Il ritorno di Camillo”, in cui un invitato tornato al proprio paese dopo tanti anni di “latitanza”, non si ritrova più in questo nuovo ambiente, in cui anche il mare è stato chiuso dal cemento, le spiagge sostituite dal porto “… va così, che il mondo corre e la città deve adeguarsi, / donare un po' di sangue ai propri figli, / barattare bagni e spiaggia con navigli. / La bilancia vuole così, / chiede un mucchio di sassi per un pugno d'oro, / qualche morto per un lavoro che ci sta, / un porto e scatoloni gialli e blu”, alla fine non ce la fa a sopportare questo scempio e ripartirà verso la libertà “Sono nato e cresciuto qui, / e il respiro dell'onda riempie le mie vele, / sono goccia che scava il sasso / e riguadagna la sua libertà”.

Non sono le solite canzoni, sono le canzoni da marciapiede.

















Le canzoni da marciapiede
Al pranzo di nozze

Red Waves Label – 2012

In alcuni negozi della provincia di La Spezia, scrivendo a info@lecanzonidamarciapiede.it o al link http://itunes.apple.com/us/album/al-pranzo-di-nozze/id522558018

Tracklist
1. Il pranzo di nozze
2. Accontentarsi delle briciole
3. Il giro di giostra
4. Il valzer di Alice
5. La fermata
6. Di carne e di legno
7. L'ultima della quindicina
8. Il ragtime del sempliciotto
9. L'albero dei soldi
10. Il piatto forte
11. Janine
12. Sabbia e conchiglie
13. Il ritorno di Camillo

Crediti
Valentina Pira: voce
Andrea Belmonte: pianoforte

Le voci “da matrimonio” sono di: Aino, Claudio barone, Simone Biggi, Giusy Breve, Enrico Casale, Alessandro Cecchinelli, Davide Faggiani, Giovanni Franceschini

Testi e musiche di Andrea Belmonte

Registrato e mixato tra ottobre e novembre 2011 al Basement Studio di La Spezia da Armando Fiorenza e Piero Spanu

Produzione artistica de Le canzoni da marciapiede

Produzione esecutiva di Claudio Barone e Andrea Foce

Illustrazioni di Giuseppe “Pepe” Vitale

Sito ufficiale di Le canzoni da marciapede: www.lecanzonidamarciapede.it

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