di
Fabio Antonelli
9 minuti 9, il titolo del nuovo album di Fiumanò
Domenico Violi, sono i minuti trascorsi tra l’iniezione fatale di tre fiale
nelle vene del condannato a morte e il suo decesso che “cosi’, recitano testimoni e giornalisti accreditati, è stato veloce e
indolore tutto in soli nove 9 minuti 9”. Detto così, sembra quasi di
entrare in un horror e non si tratta neppure di un film frutto della fantasia
di un bravo sceneggiatore, no qui siamo nella vita reale o meglio,
nell’anticamera della morte reale, in quei pochi istanti, 9 minuti per
l’esattezza, prima che “giustizia” sia fatta, ma “non in mio nome” come recita Alessandro
Haber sempre nel brano che dà il titolo all’album.
Facciamo però un
passo indietro, dall’ultimo suo album pubblicato, Il Biciclettista (2008),
così ben accolto da pubblico e critica, sono passati quasi undici anni, davvero
tanto in un mondo, non solo musicale, dove tutto passa, dove il tempo scorre
veloce e quasi nulla lascia traccia ed ora, eccolo all’improvviso ricomparire
con un album che sorprende, positivamente, sin dalla copertina frutto della
geniale creatività di Lorenzo Fantetti
capace di riassumere in una illustrazione il contenuto di questo stupendo
concept album, in cui un disincantato poeta, sospeso tra utopia e sogno, soffre
e piange con quelli che come il condannato a morte di 9 minuti 9, tra le colpe
maggiori ha soprattutto quella di aver ricevuto un conto troppo salato per i
propri errori, perché “Assassinato o
giustiziato è solamente un piccolo dettaglio che serve a far sentire più
leggera la coscienza di uno stato”.
Ma si può essere
condannati e dimenticati anche in maniera meno cruenta e appariscente, come
quei poveri cristi protagonisti del dolente Nu cantu anticu,
descritti in un dialetto dalle indubbie radici mediterranee ma che in fondo è una
sorta di nuovo esperanto, nel loro viaggio della speranza, nel loro abbandonare
la propria terra per non farvi più ritorno, un canto antico appunto, presente
da sempre nella storia dell’umanità, fatto di dolore, comune a tutti i
condannati a fuggire, a migrare altrove.
Oppure condannati
all’oblio come il protagonista di Bruno e la giberna, uno di quei
soldati che in millenni di storia dell’umanità hanno perso la propria vita e i
propri affetti “Davanti alla tradotta chi
sbuffava / Restaru poi mbrazzati tuttu u tempu / Brunu ed Annare sua moglie
incinta / Che non avrebbe mai, mai più rivista”, partendo per una guerra
non voluta, un giovane che solo la penna di Domenico ha tolto dall’ombra per
vedersi restituita dignità di uomo.
Certo, il carcere e
il dramma di chi vi è costretto a vivere, la fanno da padroni nel disco, in cui
ci sono davvero canzoni stupende come ad esempio la poetica La
finestra a vapore, presente anche a fine disco nella versione
dialettale I sta finestra mpannata, in cui vi è descritta tutta la
sofferenza di chi può guardare il mondo attraverso una finestra, senza poterlo
davvero vivere, pensare ai propri amori senza poterli abbracciare. È davvero
un’immagine toccante quella dipinta dai versi “Come un uomo tornato bambino / Scrivo il tuo nome sul vetro / La
finestra a vapore è un sipario / Sul viale imbiancato da poco”.
La vita in carcere
si srotola senza alcun sussulto, senza variazioni, sempre uguale a sé stessa e Ad
ogni alba, con la sua toccante poesia il suo incedere lento è poesia
allo stato puro fino a quel finale che ci trascina dentro tutti, perché “Per ogni Lazzaro / Che non farà ritorno /
Lo stato, tutti noi / Avremo perso un'altra volta ancora”.
In carcere ogni
giorno è proprio uguale all’altro, solo le ore d’aria o quelle di visita,
interrompono la monotonia di una vita quasi in apnea ed è in questi momenti che
possono nascere magari amori inattesi come quello, a ritmo di valzer, tra una
direttrice carceraria ed una reclusa “Fu
che lei / Nell'ora d'aria / Si fece avanti / Spingendo forte / Sui suoi seni /
E sui suoi fianchi” descritto con delicatezza sopraffina in L’ultimo
valzer, oppure, aver luogo incontri strazianti come quelli di un padre
che, nel ricevere visita da una figlia che non ha visto nascere e non ha potuto crescere, continua a rivivere ogni volta
che la vede i propri sensi di colpa per l’impossibilità di tornare indietro “Sopra ogni stella / Una ninna nanna nuova /
Come un'altra vita che vorrei / Per
restituirti ciò che ti h rubato / Ogni sorriso, ogni attimo perduto / La
consapevolezza di ciò che ho lasciato”, Zuccaredda è il titolo di questa
dolcissima canzone, un piccolo gioiello.
Si sa che in
carcere ci finisce chi deve scontare proprie colpe, ma non sempre la storia è
facilmente decifrabile, non sempre i libri di storia ci aiutano a capire fino
in fondo. Come ironizzava lo stesso Edoardo Bennato “Quanti libri di storia / tutta la civiltà / c'è un elenco di buoni / i
cattivi metà / sono tutti schedati... / ma che bella città...” non è sempre
così facile tracciare i confini tra buoni e cattivi, ecco allora che in Briganti,
come già fatto anche da un altro Bennato, il fratello Eugenio, Domenico Violi
ci invita a rileggere sotto un’altra luce la storia del brigantaggio del nostro
meridione.
Così come trovo
bello che nel disco non si racconti solo di personaggi famosi ma anche degli
ultimi, perché in fondo tutto il concept è proprio uno sguardo pieno di umanità
sugli ultimi, su coloro cui la storia non riserverà mai una riga, ma per
fortuna ci sono canzoni come Trentottesimu parallelo, storia di
stazioni ferroviarie nate e morte lontane nel tempo, piene di amori e di
ricordi, ovviamente raccontante ancora una volta nel dialetto di Domenico.
Ho volutamente
lasciato per ultimo i brani Con i piedi nudi che mi porto in tasca
e Non
in mio nome, perché credo che con la title-track costituiscano quasi un
trittico, il cuore del disco, brani importanti e per gli ultimi due Fiumanò ha pensato
di coinvolgere due grandi personaggi che subito hanno accolto il suo invito ed
hanno offerto la loro voce e la loro testimonianza a questa lotta per la vita,
contro la pena di morte, si tratta di Moni
Ovadia e di Alessandro Haber.
Anzi, a dire il
vero, per ultimo lascio la canzone che, invece, apre il disco, si intitola Tra
le pieghe del tempo, perché trovo sia di rara bellezza, ci racconta di
una donna, Giulia, che con il pensiero ripercorre la sua esistenza, una vita
che le ha riservato tante amarezze e che vorrebbe riconciliarsi con chi le ha
dato amore incondizionatamente, ma si rende conto che ormai non c’è più tempo
per rimediare alle incomprensioni, ai tanti errori, perché la morte non avvisa
del proprio arrivo “Perché a certi dolori
/ Non si arriva mai pronti / Perché certi dolori / Non ci lasciano mai” e
questa è una dolorosa situazione vissuta da tanti”.
In definitiva,
direi che è quasi riduttivo ritenere 9 minuti 9 solamente un disco. Scritto
e suonato da Domenico attraverso il linguaggio del jazz, senza che la musica
sovrasti mai i testi, rappresenta un vero e proprio progetto, un manifesto, una
testimonianza viva destinata ad essere sviluppata in più direzioni, a creare
una rete, a sviluppare collaborazioni, a creare coscienze.
Ascoltatelo con il
cuore aperto e sono sicuro che, ascolto dopo ascolto, saprà rivelarvi nuove
sfaccettature, ulteriori significati, stimolerà approfondimenti, certamente non
vi lascerà mai indifferenti.
Chiudo con una
speranza, di non dover aspettare così tanti anni per ascoltare un nuovo
progetto di Fiumanò Domenico Violi, perché di artisti come lui c’è davvero un
gran bisogno.
Fiumanò
Domenico Violi
9
minuti 9
Distribuito da Egea Music / Incipit Records
Tracce
1. Tra le pieghe del tempo
2. Nu cantu anticu
3. Trentottesimu parallelo
4. Briganti
5. Bruno e la giberna
6. Con i piedi nudi che mi porto in tasca
7. Non in mio nome
8. 9 minuti 9
9. L’ultimo valzer
10. La finestra a vapore
11. Sotto una pioggia leggera
12. Zuccaredda
13. Ad ogni alba
14. I sta finestra mpannata
15.
9 minutes 9
Crediti
Fiumanò
Domenico Violi: voce e chitarra
Franco
Testa: contrabbasso e basso elettrico
Paolo Birro: pianoforte e tastiere
Paolo Birro: pianoforte e tastiere
Elio
Rivagli: batteria
Stefano
Pisetta: batteria e percussioni
Giorgio
Coccilovo: chitarre
Marco
Brioschi: tromba
Pietro
Tonolo: sax soprano
Fausto
Beccalossi: fisarmonica cromatica
Daniela
Savoldi: violoncello
Betti
Vittori, Sara
Picone, Marco Bertoli: cori
Moni
Ovadia: voce (7, 8, 15)
Alessandro
Haber: voce (8)
Produzione esecutiva per Dogimi Edizioni:
Fiumanò Domenico Violi
Produzione artistica e arrangiamenti: Franco
Testa
Registrato da Carlo Miori presso Only Music
Studio, Bruino (TO), eccetto La finestra
a vapore registrata da Emilio Rossi presso Phoenix Studio, Castel Mella
(BS) e Briganti, registrata da Beppe
Cunico presso X-Land Studio, Zugliano (VI)
Mixaggi: Beppe Cunico, Franco Testa e Fiumanò
Domenico Violi presso X-Land Studio, Zugliano (VI), assistente di studio Matteo
Marchioni
Mastering e transfer per vinile: Maurizio
Biancani presso Fonoprint Studios (BO), assistente di studio Claudio Adamo
Illustrazioni, progetto grafico e layout di
Lorenzo Fantetti
Fotografie e poesia di Marco Cinque
Foto in studio di Luca Gazzola
Sito ufficiale di Fiumanò Domenico Violi
Fiumanò Domenico Violi su Facebook