di Fabio Antonelli
Nella biografia di Lucina Lanzara troviamo scritto: cantautrice,
sperimentatrice vocale, produttrice musicale e teatrale. Di sicuro è artista
mai propensa a ripercorrere strade già battute, se nel 2015 realizza il disco
“Lucina canta e racconta De Andrè” (Kelikon Edizioni 2015), una rivisitazione
in chiave mediterranea di vita e opere di Fabrizio De Andrè in realtà nata nel
2007, eccola ora proporci il suo “Isòla” (Nota Preziosa Edizioni 2018), un
opera strumentale, sperimentale tra vocalizzi e jazz, tutta da ascoltare, nata
come sonorizzazione live del documentario "Il resto dell'anno". Come
resistere alla tentazione di saperne di più …
Cover cd "Isòla" |
Sono sempre attratto dalle copertine dei dischi, in fondo sono il
biglietto da visita di un progetto. La copertina di "Isòla" ti vede fasciata
da un bellissimo abito e un altrettanto bel turbante in testa, com'è nata
l'idea della copertina e perché quell'Isòla con evidenziato l'accento sulla o?
Rosa è il colore dominante di
Isòla. Isòla è femmina. L’abito rosa evoca il viaggio in un mondo fatato, in un
mondo di sogni ed emozioni. Il turbante mi restituisce il sapore d’oriente, il
gioco di perle in mano come se con loro fossi stata germinata dalle acque. Isòla
con l’accento sulla “o” come se fosse un neutro plurale: le cose che si fanno
da sola, Isòla con un chiaro richiamo all’isola, al sole, al sale, alla
completezza della donna.
Isola è un disco, per chi ti avesse conosciuta per il tuo progetto su
De Andrè, decisamente spiazzante, tu qui è come se fossi completamente un'altra
artista, compositrice raffinata sperimentale ma se poi ne conosci la genesi
diventa tutto più comprensibile, me ne parli approfonditamente?
Nella mia rivisitazione di De
Andrè c’è la donna, la donna amante, l’innamorata di De Andrè. C’è tutta
l’acqua del Mediterraneo. Io sono Isòla, Isòla è la mia poetica. Il mio primo
disco edito dalla RAI nel 2003 fu “Il canto del Sole”, un concerto per la Pace
per voce sola e percussioni, scritto a margine dello scoppio della guerra in
Iraq. Prima ancora, 1997, vivevo a Genova, intrisa dell’odore dei carruggi di
Faber, e scrissi “De Mare”, assolutamente cantautorale, dopo alcuni anni (2006)
edito ancora dalla RAI. Alcuni produttori mi chiesero di rispettare il mio
pubblico, così lo avrei spiazzato ed io risposi che sono questa: in eterna
evoluzione. Oggi sono felice di avere avuto il coraggio delle mie scelte: 6
dischi, 12 opere, tutte apparentemente diverse. Cerco sempre e solo il Suono e
le Emozioni, nel Mediterraneo.
Credo tu sia riuscita pienamente ad essere te stessa ma come
classificheresti, operazione orribile a dire il vero, questo tuo nuovo
progetto? O meglio, come lo presenteresti ad un potenziale fruitore?
Lasciati prendere per mano e ti
condurrò nel mondo dei sogni, tra Word Music jazz e New Age.
Hai visto, a proposito, questo
post di Andrea Podestà "Dopo di che è successa la magia..."
in cui parla di me a Pieve Ligure
accompagnata dagli straordinari Edmondo Romano al clarinetto e Riccardo Barbera
al contrabbasso e loop station?
Si, ho visto, credo sottolinei soprattutto la dimensione concertistica
di questo lavoro discografico, un'opera che è nata proprio per essere eseguita
dal vivo vero? Qual è stata la genesi di questo bellissimo lavoro?
Ti ringrazio! Per la verità il
disco ed il live sono due mondi a se stanti. Nel disco, Daniele Camarda, lo
straordinario bassista cosmopolita, utilizza una loop station anni’70 che segue
un algoritmo per cui il Suono si evolve e diventa irriproducibile, sempre
diverso. In più il suo strumento è un basso a 7 corde che si è fatto costruire
apposta e che Camarda utilizza talvolta come liuto, talvolta come contrabbasso,
talvolta come Arpa. Non esisterà mai un live uguale al disco ma ciò che conta è
il racconto e come il pubblico diventa parte integrante del racconto stesso. La
genesi è la colonna sono del Documentario “il resto dell’anno”, di cui ho
curato la colonna sonora, di Michele Di Salle e Luca Papaleo: mi fu chiesto di
essere, con la mia voce, l’Isola di Salina. Così è stato. Una colonna sonora
minimalista. Molta voce sola. Poi il giro del mondo per i Festival più
importanti del Documentario. Nicchia. Sempre meravigliosa nicchia …
Lucina Lanzara - foto di Giuseppe Sinatra |
A proposito di nicchia, c'è un artista di nicchia uomo o donna con cui
vorresti collaborare ed unire la tua creatività, la tua voglia di sperimentare
cose nuove?
Patrizia Laquidara, Max Manfredi, il compositore violoncellista Giovanni Sollima.
Tornando al tuo disco credi che in qualche modo il fatto che sia un
lavoro puramente strumentale possa in qualche modo aprire le porte ad un
ascolto oltre i confini nazionali? È vero che risuona di Mediterraneo ma è pur
vero che la musica di qualità quella capace di emozionare supera ogni barriera,
no?
Oh! Grazie! Si! Lo penso, lo vivo
così. Non sono arrivata a pubblicare i testi nel Booklet in inglese ma on line
lo è già. Alla presentazione del disco a Palermo ho avuto contatti con Roma
Milano Genova con la traduzione estemporanea in inglese. Ho avviato una serie
di contatti con l’estero ma non posso sbilanciarmi ancora.
Nel citare tre artisti con i quali gradiresti collaborare hai fatto
nomi molto interessanti, chissà che da ciò non possa nascere davvero un
qualcosa di nuovo. Quando un artista pubblica un disco è come se mettesse la
parola fine, il sigillo definitivo ad un proprio progetto e comincia a guardare
oltre. Hai già in cantiere qualcosa di nuovo, nel caso si può già parlarne?
Esatto!!! Dovrei registrare tre
lavori teatrali di cui esistono i DVD live, sono oratori moderni sperimentali: “Dies
Natalis”, “Canto della Santuzza”, “Canta San Mercurio”. Dovrei finire il libro
sulle “Voci Vicine” ma soprattutto registrare e pubblicare il nuovo disco da
cantautrice! Già ho le canzoni! Mi manca il tempo!
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