di Fabio Antonelli
Mirco Menna è un altro di quei cantautori, forse cantautore è nel suo
caso termine riduttivo, viste anche le sue esperienze in altri campi dell’arte,
che non si può non intervistare e con grande curiosità all’uscita di un nuovo
lavoro discografico composto da otto canzoni inedite e due bonus track. Il
titolo del disco è “Il senno del pop” e, conoscendolo da un po’ di anni, credo
voglia essere una sorta di depistamento, però sentiamo direttamente da lui che
ha da raccontarci …
Copertina disco "Il senno del pop" |
Il 3 novembre 2017, è uscito il tuo nuovo disco, sono rimasto colpito, ancor prima dell'ascolto, sia dalla copertina, il tuo volto per metà dipinto in stile Andy Warhol per metà foto in bianco e nero, sia dal titolo "Il senno del pop". Una doppia provocazione, una doppia anima?
No, provocazione
non credo… tutt’al più pubblicità ingannevole. Sai quando nelle confezioni c’è
scritto “l’immagine ha solo scopo di presentare il prodotto”, ecco, qui nemmeno
questo. Uno vede la copertina un po’ Roy Lichtenstein, un po’ fumetto Marvel e
si aspetta magari qualcosa di più… psichedelico. Però appunto, l’altra metà
della faccia è proprio la mia, al naturale, senza trucco, per nulla pop-art. Il
punto sta lì, in che cosa si intenda per “pop”. Personalmente ne ho un concetto
piuttosto allargato, in passato ci sono state cose che si possono senz’altro
definire “pop” molto diverse tra loro.
A proposito di concetto allargato, si può dire che anche a livello di
contenuto il disco sia un crogiolo di elementi molto diversi fra loro, siamo
lontani anni luce dai concept album, anzi forse è più simile ad un album di
fotografie, di istantanee che rappresentano momenti diversi della tua vita e
delle tue esperienze, è così?
E’ così, e ogni
fotografia ha i suoi speciali colori, la sua luce, il diverso momento dello
scatto, il suo soggetto, indipendente da quello a fianco.
Visto che, come hai anche sottolineato tu, i brani non hanno legami
tra loro, se sei d'accordo, partirei da "Così passiamo", il brano
scelto come singolo e video di lancio. In questa canzone che parla della
precarietà dell'esistenza stessa, dell'essere di passaggio in questo mondo, non
sei solo a cantare, con te la jazz singer Silvia Donati e sullo sfondo un mondo
che va letteralmente in frantumi. Com'è nata l'dea del duetto e quanto credi
sia importante fermarsi a riflettere in un mondo che invece corre corre e in
cui tutti sembriamo onnipotenti?
Riflettere e
speculare sono due parole delle mie brame... scusa, mi è scappato un giochetto
di parole... sugli specchi, sul considerare l’essere fatalmente specchio della
vita attorno a sé. Ma a parte le battute incomprensibili, sì, credo sia
importante sempre, sia obbligatorio ragionare attorno all’esistenza. Infatti,
nel mio piccolo, ci ho fatto su qualche canzone, tipo questa. Quanto a Silvia
Donati, sono un suo fan da anni e anni, oltre a pregiarmi di esserle amico. Ha
avuto un ruolo notevole durante la registrazione di questo lavoro, c’era
sempre, diceva sempre la sua. Non so se ricordi un bellissimo gruppo femminile,
tra i ‘90 e i duemila, le Silhouette. Ecco, c’era lei al canto e Camilla
Missio, che ritroviamo anche qui, al basso. Stiamo parlando di due gigantesse
eh, così belle e minute come sono...
Mirco Menna |
Già che ci siamo allora parliamo di una altro meraviglioso duetto che è possibile ascoltare in questo tuo nuovo lavoro, forse avrai già intuito, sto facendo riferimento a "Prima che sia troppo tardi". La voce che duetta con te è una di quelle che scalda e "ruba spazio", permettimi la battuta, si tratta di Zibba, com'è nata questa ardita collaborazione? Hai scritto questa canzone che guarda al futuro, se non con l'ottimismo di Tonino Guerra almeno con qualche aspettativa, pensando già a lui o l'idea della condivisione è nata in seguito?
È nata in seguito,
per via della reciproca simpatia e stima… e questo è chiaro almeno per il fatto
che è un confronto tra maschi assolutamente perdente, per me... cantare dopo
Zibba, con quella voce che ha, è da autolesionisti. Ma mi piace auto lesionarmi
per simpatia e stima.
Parliamo ancora di collaborazioni importanti, come quella di Gianni
Coscia che con la sua fisarmonica "pennella" magicamente la canzone
"Sole nascente". Non ho usato a caso il verbo pennellare visto che il
brano trae spunto da un famoso dipinto ma lascio a te l'onere di parlarne ...
Ho conosciuto il
maestro Gianni Coscia (che se lo chiami "maestro" si secca) ad
Alessandria, nel benemerito e amato circolo L’Isola Ritrovata, poi ci siamo
visti più volte. Una notte gli ho parlato di questo brano, glielo ho fatto
sentire in diretta, con la chitarra, a un tavolo. È stato per me un onore,
diciamo pure la parola, che abbia accettato di suonarlo con me. E che lo abbia
poi suonato così come lo ha suonato, da commuoversi. “Il sole nascente” è il
titolo di un’opera del pittore Giuseppe Pellizza da Volpedo, quello de “Il
quarto stato”. E io sapevo che, oltre a essergli vicino per motivi di
territorio, il maestro Gianni Coscia è vicino al Pellizza anche a causa delle
idee che lo ispirarono.
In questo album di “fotografie”, una di quelle che amo di più, per la
mia natura malinconica e triste è “Ora che vai via”, canzone che ci parla del
mesto momento dell’addio definitivo quando si vorrebbe “guardare avanti quando
avanti non c’è trovarsi ad invidiare il cielo a chi ce l’ha”. Per la
delicatezza con cui è stata scritta e musicata potrebbe essere una canzone
degli Avion Travel, davvero emozionante, in che momento è nata e come?
È figlia
precisamente di un lungo momento, impossibile da evitare, di profondo
sconforto. Credo che molte canzoni cosiddette “tristi” siano adatte a consolare
la tristezza, per una specie di misterioso effetto omeopatico. Per quel che
riguarda gli Avion Travel, beh, ti ringrazio molto del complimento.
“Vento maggiolino che fa gli occhi a calamaro / dallo scrigno del
mattino schiude l’innocenza al divenire / e mostra già la fine a chi sta per
partire” sono alcuni splendidi versi della canzone “Portati da un fulmine”,
apripista del disco, bella, ariosa, che vien voglia di accompagnare nel canto,
c’è tanta tenerezza in questa canzone dell’uomo maturo che guarda i giovani che
ancora hanno molto da crescere e sperimentare. Quanto c’è di autobiografico in
questa canzone?
C’è il punto di
vista. Sono appunto un tizio di una certa età, l’essere ragazzo è qualcosa che
riguarda la mia memoria. Oppure, al presente, mi riguardano quelli che sono
ragazzi oggi, in quella difficile età, potente e confusa… mi riguardano per
affetto, posso condividere la loro giovinezza, ma soltanto attraverso gli occhi
della memoria.
Mirco Menna |
C'è un'altra canzone che amo particolarmente, parlo di
"Arriverai", a partire da quella lunga introduzione, quasi volessi
indugiare ancora un po' prima di sviluppare il tema della canzone che mi sembra
essere quello di un amore forse più sognato che mai vissuto? E' così?
Sì, è una canzone
d'amore vagheggiato, si rivolge a qualcuno che non esiste se non nell'idea.
Bisogna avere molto fallito, per vagheggiare un amore con cura, serve tempo.
Indugiare prima di arrivare al punto, poi, è uno dei miei schemi preferiti.
Ci resta da affrontare due tracce, una è "Il descaffalatore"
un pezzo scritto su un personaggio creato per lo spettacolo teatrale “Spreco”
di Andrea Segrè e Massimo Cirri, disegnato da Altan, l’altra è la title-track
"Il senno del pop", mi parli brevemente di entrambe le canzoni?
Soprattutto della canzone che dà il titolo al disco, una canzone che sembra
davvero voler confondere i confini tra canzone d'autore e pop, a partire dal
titolo.
"Il descaffalatore"
è un funzionario del regime consumista. Ne "Il senno del pop" chi
parla è un soggetto potenzialmente funzionale al regime "coverista",
diciamo così. Troppo breve?
No, assolutamente, meglio lasciare all’ascoltatore il gusto di
scoprire di più, piuttosto vorrei mi dicessi qualcosa su una delle due
bonus-track (l’altra è “Da qui a domani”, versione in quartetto e dal vivo di
un brano precedentemente inciso e pubblicato nel disco con la Banda di Avola),
mi riferisco a “Chiedo scusa se parlo di Maria”, un sentito omaggio a Giorgio
Gaber, non certo una semplice cover, come mai hai scelto proprio questa sua recente
canzone?
Intanto perché è
meravigliosa, e poi perché l'avevo già scelta a suo tempo: è il rimissaggio di
una versione già uscita con Il Mucchio Selvaggio tanti anni fa. Giorgio Gaber è
una persona, un artista del quale si sente molto la mancanza. Non c'è nessuno,
nel mondo del pop (perché a mio parere era assolutamente "pop") che
faccia qualcosa di vagamente simile. Nella qualità certo, ma anche nei numeri,
nel pubblico. Oggi non è più nemmeno concepibile.
Se sei d'accordo lascerei il nuovo disco e il tuo ruolo di cantautore, per affrontare un’altra delle tue molteplici vesti, quella di attore, che ti ha visto trai gli indiscussi protagonisti del recente spettacolo teatrale scritto da Max Manfredi, come hai vissuto l'esperienza di lavorare per Max e accanto a lui?
Se sei d'accordo lascerei il nuovo disco e il tuo ruolo di cantautore, per affrontare un’altra delle tue molteplici vesti, quella di attore, che ti ha visto trai gli indiscussi protagonisti del recente spettacolo teatrale scritto da Max Manfredi, come hai vissuto l'esperienza di lavorare per Max e accanto a lui?
Oh, come sanno
quelli che mi conoscono, io sono un ammiratore di Max Manfredi, ero suo fan
ancor prima di cominciare a esserne collega. E quindi quando mi ha proposto di
collaborare nel suo Faustus, è stata per me una bella soddisfazione, mi ci sono
messo con grande gusto e impegno. Max è stato paziente con me, mi ha fatto
sbagliare con calma ma alla fine siamo stati tutti contenti, direi.
Gaia Sommariva e Mirco Menna nello spettacolo teatrale Faustus di Max Manfredi |
Forse non te l'ho mai raccontato, ma io ho scoperto il tuo mondo
musicale attraverso un mio conterraneo, un certo Davide Bernasconi, in arte
Davide Van De Sfroos, che un po' di anni fa dalle colonne di un suo blog
consigliò ai suoi lettori di ascoltare un disco intitolato "Nebbia di
idee" di un cantautore Mirco Menna che, a suo dire, di nebbia nella testa
non ne aveva proprio, anzi ... Se tu, invece, volessi invitare i nostri lettori
ad un nuovo ascolto, chi suggeriresti?
Sì, ricordo bene questo episodio di Davide, mi colse di sorpresa, una
bella sorpresa. Gli sono grato.
Rispetto ai nuovi
ascolti, la domanda è difficile… nel senso che ci sono molti bravi giovani
musicisti, cantanti, autori, davvero molti: basterebbe guardare ai vari
festival e premi dedicati a questo genere di artisti emergenti per rendersene
conto. Ma non voglio sottrarmi alla domanda, sebbene dirò nomi che non sono più
tanto "nuovi"... al volo: Emanuele Colandrea, Giovanni Truppi,
Roberta Giallo, Diego Esposito… molto diversi tra loro, molto bravi secondo me.
Vorrei chiudere così, chiedendoti cosa diresti, se fossi un negoziante
di dischi (ma ne esistono ancora?) ad un potenziale acquirente del tuo disco
che, colpito dalla curiosa ed originale copertina del tuo “Il senno del pop” ti
chiedesse "Ma che genere di disco è questo “Il senno del pop”? Chi è
questo Mirco Menna?”.
"Il
senno del pop" è un bel disco e Mirco Menna uno che se lo dice da solo, ma
non ha torto.
Guarda qui il video del
singolo in radio “Così passiamo” feat. Silvia Donati:
Guarda qui il video di
“Portati da un fulmine”: