di Fabio Antonelli
Dal 16 settembre è disponibile, in tutti gli
store e digitastore, “Farfalla a valvole”, il disco d’esordio di Katres, nome
d’arte della cantautrice di origine catanese Teresa Capuano, un nome il suo non
certo nuovo agli addetti ai lavori, viste le sue numerose partecipazioni a
rassegne e premi di livello nazionale. Un debutto il suo molto atteso, come
rinunciare quindi alla possibilità di approfondire questo progetto?
Fotografia di Claudia Ragusa |
A me piace solitamente cominciare un’intervista direttamente dal
disco, questa volta punto dritto al brano conclusivo della scaletta, che
comprende nove brani, ovvero a "Bianco elettrico", forse il brano che
più di tutti si stacca dall'insieme, per atmosfere e soprattutto per
l'argomento trattato, ispirandosi alla figura di Bianca D'Aponte permettedomi
di andare agli inizi della tua storia musicale ma, non voglio rubarti spazio
...
Non è un caso che “Bianco elettrico” chiuda il
disco ... è il brano che ha segnato un inizio, l'inizio del percorso che mi ha
portato fino alla realizzazione dell'intero album. Venivo da un periodo di
forte avvilimento, avevo deciso di abbandonare la musica, poi ogni giorno una
coincidenza diversa mi parlava di Bianca, fino al giorno in cui mi portarono a
casa un disco in cui c'era una sua canzone, dopo averla ascoltata, composi
questo brano ... dedicato a lei.
Un brano, che ti ha permesso di vincere nel 2008, proprio al
Premio Nazionale Bianca D’Aponte, il Premio SIAE, primo di una lunga serie di
riconoscimenti. Quanto ritieni importanti questi premi e quanto ti hanno
aiutata ad arrivare alla realizzazione di questo tuo primo disco?
Il premio ricevuto nel 2008 mi diede un
incoraggiamento che in quel momento mi era assolutamente necessario, dopo la
mia esibizione Lilli Greco mi raggiunse dietro le quinte e mi disse "era
da vent'anni che non sentivo una canzone così bella" ... rimasi senza
parole, lì compresi che dovevo continuare a seguire e a coltivare il mio sogno.
Ogni premio ricevuto mi confermava che quello
che stavo facendo era giusto, che stavo percorrendo la strada giusta ... è
percorrendo quella strada che sono arrivata qua.
Torniamo dunque al punto di partenza, cioè al disco, partendo
però dalla copertina. Ho tre curiosità da soddisfare: perché questa foto in cui
sembri quasi non riuscire a stare dentro lo spazio a disposizione, quasi che
questo disco non potesse dirci tutto di te, perché questo titolo così originale
come lo è “Farfalla a valvole” e, infine, perché la scelta di Katres come nome
d’arte?
Andrò a ritroso ... Katres è un nome che uso da
quando avevo circa quindici anni, non è altro che una sorta di anagramma del
mio nome e cognome.
Il titolo farfalla a valvole nasce da una
definizione regalatami da Piergiorgio Faraglia, chitarrista che ha lavorato con
me alla realizzazione dell'album. Un giorno Piergiorgio mi scrisse una mail e
mi disse "tu sei una farfalla a valvole", gli chiesi di spiegarmi il
perché e lui mi rispose così "un amplificatore a valvole è il migliore che
ci sia per una chitarra, caldo e potente ma anche raffinato e delicato, una
farfalla a valvole è tutto questo e in più è anche bella da vedere", dopo
questa spiegazione, decisi che avrei chiamato così il mio disco.
La copertina del disco ... volevo che il disco,
anche nella sua parte esteriore, si mostrasse subito come molto intimo,
delicato, essenziale, ero consapevole del fatto che questo disco avrebbe potuto
contenere solo una parte di me, sono felice di sapere che questa mia volontà
sia stata colta.
Il disco però non è fatto solo di package come si usa dire nel
mondo dei profumi, ma ha un suo contenuto. Ritenendo questo bel disco, un
concentrato di femminilità, continuerei questo parallelo con i profumi,
partendo quindi dalle note di testa, come definiresti le prime tre tracce di
questo lavoro: “Coiffeur” che è stato il singolo che ha anticipato l’intero
lavoro, “Conto e canto” e “Madre terra”. C’è molta Katres in questo trittico o
sbaglio?
Non sbagli ... questi tre brani sono pieni di
me. In “Coiffeur” sfrutto una delle caratteristiche femminili che personalmente
utilizzo come filosofia di vita: l'autoironia.
In “Conto e canto” racconto una delle mie
tipiche passeggiate ... cammino e conto i passi fino al momento in cui contando
mi rendo conto che ho svuotato la mia mente da qualsiasi pensiero e che sono
libera, libera di cantare e di non pensare a nulla ... poi c'è “Madre terra”,
il mio canto d'amore per la mia terra d'origine, la Sicilia.
Delle note di fondo di questo disco-profumo abbiamo già
parlato a inizio intervista, mi concentrerei più sul cuore del progetto, ci
sono due brani tra questo gruppo di canzoni che mi hanno colpito molto, due
pezzi apparentemente simili per l’impatto forte, quasi aggressivo, mi riferisco
a “Non ho bisogno” e a “Via dalla mia vita”. Se però il primo rappresenta il
senso di autosufficienza della donna quando è consapevole delle proprie forze,
il secondo rappresenta, con il suo epilogo, un segno di cedimento dai propri
propositi. Sono due aspetti della donna Katres o più in generale è
rappresentata la complessità dell’universo femminile?
Io ritengo che siano due aspetti appartenenti
alla complessità dell'universo femminile ... di cui faccio parte!
Noi donne siamo piene di sfumature, sempre
imprevedibili, a volte fragili altre no ... amiamo, odiamo, perdoniamo ... il
tutto con la stessa intensità.
Questi due brani racchiudono proprio questi
eccessi, il passare da un estremo all'altro con estrema velocità e facilità.
In questo corpo centrale, trovano spazio due brani, uno è
“Sogni e fantasmi”, l’altro “Spensierati giorni”. Il primo è un sogno
raccontato fattosi canzone, un po’ come avveniva nel “Fiore delle mille e una
notte” di pasoliniana memoria, in cui i sogni raccontati si facevano film, il
secondo riporta in vita i ricordi di un amore estivo. Come sono nati questi due
brani, quanto c’è di personale?
Sono due brani molto personali, il primo è un brano su commissione, mio
padre un giorno mi disse "adesso ti racconto un sogno e tu ci scrivi una
canzone ok?", rimasi piacevolmente sorpresa da questa richiesta ... la
sera stessa composi “Sogni e fantasmi”.
“Spensierati giorni” racconta di un amore estivo, vissuto nell'atmosfera
magica che solo gli amori estivi possono creare ... è un brano fatto d’immagini,
non c'è nulla da raccontare ... è chiaro, trasparente, basta chiudere gli occhi
per riconoscersi in almeno una di quelle immagini ... lo so!
Ho voluto lasciare per ultimo il brano “Gli occhi dei
bambini” per un duplice motivo, primo perché si tratta di un brano non tuo ma
di Stefano Rosso, secondo perché l’aver scelto un brano di Stefano credo ti
renda davvero onore. E’ una scelta non certo dettata dal desiderio di farsi
pubblicità, perché se c’è stato un grande cantautore pressoché ignorato, è
stato proprio Stefano. Come mai hai scelto di cantare una sua canzone e perché
proprio questo delicatissimo brano?
Qualche anno fa partecipai al Premio Stefano
Rosso, oltre al brano in concorso ci chiesero di portare un brano di Stefano ...
iniziai la mia ricerca per capire quale potesse essere il brano più adatto a
me, scovai "Gli occhi dei bambini" in rete, una registrazione di un
suo live a Lettere Caffè (Roma), un posto delizioso dove avevo suonato poco
tempo prima ... rimasi subito incantata dalla delicatezza di quel brano così
semplice e puro. Durante la serata del Premio, cantarla, mi diede una
grandissima emozione, anche perché lì, tra il pubblico, c'era Stefania, figlia
di Stefano ... vedere quegli occhi di donna e pensare che proprio quegli occhi
bambini avessero ispirato quel brano mi emozionò molto ... pensai di voler
racchiudere quell'emozione nel mio disco, per sempre.
Penso di averti già rubato troppo tempo, allora vorrei, come ho
già fatto con altri artisti, che fossi tu a pubblicizzare con le tue parole
questo lavoro che, con parole mie invece, magari un po’ rubate alle tue,
definirei bello e leggero come una farfalla, caldo come il sud da cui provieni,
pulito e potente come il suono filtrato dalle valvole. Perché dunque i lettori
dovrebbero assolutamente accaparrarsi una copia di questo tuo primo disco?
Perché è un disco pieno di verità, è un disco
"nudo", dove ognuno può riconoscersi e dove ogni brano riluce per ciò
che è, senza sovrastrutture o mascheramento.
Fotografia di Claudia Ragusa |
Sito
ufficiale di Katres: www.katres.it
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Katres su Myspace: www.myspace.com/teresacapuano