di Fabio Antonelli
Fabio Caucino, cantautore torinese con alle spalle già tre buoni album
oltre ad innumerevoli collaborazioni, è tornato all’opera con un nuovo album
intitolato “I movimenti del gatto”, uscito nel maggio del 2016. Un disco che mi
ha sorpreso, sin dal primo ascolto, per l’immediatezza e la piacevolezza delle
musiche cui però non vengono mai meno testi intelligenti, a tratti ironici, a
tratti malinconici, sicuramente mai banali.
E' appena uscito "I movimenti del gatto" il tuo quarto disco
e la prima cosa che voglio sottolineare è la semplicità e allo stesso tempo
poeticità della copertina del tuo nuovo lavoro, opera di un certo El Gato Diaz,
me ne racconti la genesi?
Sveliamo subito l'arcano che mi
vede sdoppiato nella persona di Fabio quando compongo e canto e del mio
pseudonimo di El Gato Diaz che lavora con la grafica. Ho cercato l'essenziale,
una linea continua che si potesse trasformare e lasciare spazio alla pura
creatività. Questa traccia che srotola un gomitolo è il filo conduttore di
tutto il lavoro di composizione di questo nuovo disco. La semplicità e la
leggerezza contengono già molti degli aspetti ancestrali e primari dell'uomo
che purtroppo nasconde attraverso le sovrastrutture che si crea e che non
riesce più a riconoscere. Ho cercato solo di dipanare questo groviglio.
Beh, credo che ci sia riuscito in pieno, è da molto che non mi capitava
di ascoltare un disco e ritrovarmi da subito a canticchiare alcuni ritornelli.
Non credi che, a volte, la canzone d'autore si prenda davvero troppo sul serio
per cui all'impegno a tutti i costi subentrino anche pesantezza e noia?
Penso che ci siano momenti in cui
sia necessario utilizzare una scossa, altri in cui si possano usare modi
differenti, apparentemente più leggeri per poter lasciare un segno. Molte volte
la pesantezza è data dal fatto che l'artista non è più sincronizzato con la
realtà ma si canta addosso. Non dobbiamo mai dimenticare che quello che proponiamo
non è per noi ma per chi ascolta. La grande sfida della canzone di qualità oggi
è quella di riportare la musica a essere espressione popolare di temi
universali che sono sopiti sotto la cenere ma non spenti. Arriviamo ormai da
troppi anni in cui la musica ha perso il suo ruolo sociale. La melodia,
l'ironia e la leggerezza possono essere dei buoni strumenti per far tornare le
persone a pensare in modo critico e a riconoscersi in una comunità.
Cover CD "I movimenti del gatto" |
"I movimenti del gatto", oltre che essere il titolo di questo tuo nuovo progetto, è anche il titolo del singolo da cui è nato un video con tue bellissime animazioni. Un brano accattivante, che è come se lo avessi dentro il cuore da sempre ... nasce subito il desiderio di riascoltarlo all'infinito. Forse perché in fondo è il canto di un desiderio universale, che troppo spesso si ha quasi paura di esprimere?
Ti ringrazio perché mi confermi
ciò che dicevamo prima. E' stato molto istruttivo per me osservare con
attenzione la vita comunitaria dei miei gatti, da cui ho imparato la
spontaneità, le contraddizioni, i bisogni e soprattutto la gratuità del gesto.
Nella società veloce e individuale di oggi è più complicato esprimere i
concetti di gentilezza, di utopia e ascolto che non il contrario. Sono sicuro
che tutti li possediamo ma dovremmo scegliere di tornare ad un passo più lento
entrando nelle cose dal retro bottega, non accontentandoci delle apparenze
della vetrina del negozio.
Già, un po' come accade in "Il paese del sol", uno dei brani
musicalmente di più di facile presa, pur trattando in punta di piedi temi molto
sensibili, fino all'amara conclusione "Ma io mi sento ancora ... sol,
senza un futuro e sempre ... sol, in questo bel paese del Sol". E' così?
Questa canzone è la storia
infelice di un'amara constatazione, dello scollamento totale tra la politica e
la società, tra l'ottimismo velato da una finta partecipazione con
l'aggravante, da parte del potere, di scaricare sulle fasce più deboli e meno
strutturate il peso del loro fallimento. L'indifferenza e la non curanza dei
problemi sembrano costruiti ad arte affinché il qualunquismo possa proliferare.
Proseguiamo questo giro itinerante tra i solchi del tuo nuovo disco,
c'è una canzone che sembra quasi uscire da una radio americana di tanti anni fa
e che fa venir voglia di affrontare sereni, a testa alta, il nuovo giorno. Mi
riferisco a "Beautiful Girl", potere dell'amore?
Ci sono delle idee che rimangono
latenti e all'improvviso devono uscire. Non so per quanto tempo ho guardato una
foto di mia moglie che ho appeso nel mio studio, sopra il pianoforte. Un giorno
l'ho osservata meglio, ho messo le mani sul pianoforte e la canzone era già lì.
Bisognava solo coglierla ... potere dell'amore.
In questo disco direi che si alternano meravigliosamente stati d'animo
fra loro molto distanti, se a un tratto ci imbattiamo nell'ironica e scanzonata,
"La ballata della domenica" che a tratti ricorda lo Jannacci per
Cochi e Renato, con un accenno finale "andare camminare lavorare" al
grande Ciampi, subito dopo si è avvolti nella struggente, nebbiosa malinconia,
di "Torino". In Fabio Caucino come convivono questi sentimenti? Alla
fine chi ha la spunta?
Quando scrivo un brano, penso
prima a cosa dire, soprattutto se ho qualcosa da dire. Poi viene il sentimento.
Se ciò che si fa è vero ci sarà sempre un contrasto tra gli stati d'animo.
Mentre si vive quello che capita in ogni istante è una contrapposizione. Basta
non fare confusione, utilizzare un sentimento per volta, prendersi il tempo
giusto per ciò che ci accade, nel bene e nel male. A volte è bello sapersi
prendere in giro, portare il paradosso nella normalità per poter ripensare ai
nostri difetti; a volte è altrettanto bello commuoversi davanti all'orizzonte
della tua città sapendo che quello che vedi non sono solo mattoni e pietre ma
la vita stessa di una comunità che evolve.
Prendersi il tempo ... un po' come fa il "vecchio che osserva
paziente, pensando al coraggio del tempo, un ragazzo che sale lentamente"
in "Il viaggio", il brano che apre l'album. Anche se il protagonista
non sembra voler fermarsi ma uscire, andare via, anche sotto il temporale? Il
viaggio è la metafora della propria esistenza?
Ci sono delle volte in cui la
vita ti offre due possibilità. Io persi mio padre molto giovane e quindi non ho
avuto modo di confrontarmi con lui come avrei voluto in età più consapevole. Il
destino mi ha fatto incontrare Luciano, un esempio di coerenza, anarchia e
onestà che mi ha fatto interrogare molte volte sul senso del nostro approccio
alla vita. Questa chance mi ha offerto un secondo padre con cui ho condiviso
davvero tante cose e il brano di apertura del disco è un omaggio appassionato a
un uomo che non cercava le cause perse ma le cause giuste per le quali valesse
la pena battersi. Purtroppo in questo mondo molte volte le due cose coincidono.
Ecco perché tutto il disco è dedicato a mio suocero. Questa domanda
esistenziale nonostante parta da un esempio personale diventa immediatamente
universale e letto da ognuno attraverso le lenti della propria esperienza.
L'amore sotto le sue svariate forme è spesso presente nelle tue canzoni, d'altronde l'amore è parte essenziale della vita di ogni essere umano, c'è una canzone "Un atto d'amore" che ne parla in maniera sublime, attuale e direi universale. Credo che di atti d'amore ce ne sia un gran bisogno, ora più di sempre, non credi?
Un atto d'amore è una canzone che
doveva dare un messaggio definitivo, Non è vero che la non scelta sia una delle
opzioni. In questo caso avevo bisogno di affermare che l'atto della scelta
avviene sempre a monte, poi si trovano le strategie e le regole. Per quanto
riguarda il processo d'immigrazione forzata di questi ultimi anni bisogna prima
definire se si sta da una parte o dall'altra e poi agire. Questo concetto può
essere considerato profondamente cristiano ma anche totalmente laico. E' una
questione di visione del mondo. Ed io ho voluto ribadire da che parte sto.
Nel continuo alternarsi di sentimenti che anima questo disco s’innesta
anche una canzone come "Nevicata nel parco", dall'atmosfera così
francese direi, in cui all'inverno del paesaggio sembra corrispondere anche
l'inverno del rapporto tra i due protagonisti, così almeno mi suggeriscono i
versi "e cadono sulle vite cadono sopra il nostro inverno" e il
finale "Ti vedo sparire nel dubbio di un bacio non dato". E' così?
In questa canzone ho esplorato il
parallelo che può esistere tra le stagioni e i sentimenti. Argomento già
sviscerato abbondantemente se non fosse che il parco di cui parlo è quello che
si trova sotto casa mia ed è diventato il set ideale per sentimenti
contrastanti. E' lo stesso, ad esempio, che mi ha portato a scrivere la ballata
della domenica. Nel caso della canzone che hai citato tutti gli anni durante la
prima nevicata stagionale, faccio in piena notte una passeggiata mentre il
cielo incontra la terra e tutto assume sembianze sfumate. Questo scenario mi ha
dato modo di descrivere una relazione non risolta che almeno una volta nella
vita è capitata a tutti.
Per concludere il nostro tour tra le tracce del tuo nuovo disco non ci
resta che parlare di "Potessi darti". A volte le canzoni che chiudono
un album sembrano essere messe lì solo perché in qualche modo si deve chiudere,
non mi sembra certo il caso di questa canzone d'amore, intensissima. Basti dire
che la traccia e, quindi anche il disco, si chiude con questi versi "Se
potessi sfiorare il tuo viso, lo potessi sfiorare davvero, davanti al fuoco
a parlar del futuro, perché nessuno di
noi muoia invano”. Mica paglia, come direbbe Antonio Silva, no?
La canzone che chiude il disco è
una preghiera, una speranza. E' l'incontro tra due persone che riescono a
toccare i loro cuori attraverso una lettera, attraverso la parola scritta. Mi
ha sempre intrigato il concetto che si possa fisicamente sfiorare qualcuno
attraverso il pensiero. La scelta di inserire questo brano alla fine è stato
meditato insieme alla produzione per parecchio tempo. Alla fine ci è sembrata
una chiosa coraggiosa in cui ho voluto riaffermare il primato del valore
sentimentale nella sua accezione più alta rispetto a qualsiasi pragmatismo comunque
giustificato. Come si suol dire ho cercato di chiudere il cerchio. Devo
ringraziarti per avere avuto la pazienza di voler entrare nelle pieghe di ciò
che di solito passa in fretta come le canzoni. Anche questo vuol dire prendersi
il proprio tempo.