di Fabio Antonelli
Artista
Beppe
Donadio
Luogo
Teatro
Dimitri - Verscio (CH)
Data
11.10.2013
Vale
la pena, secondo voi, una volta arrivati a casa stanchi dopo una giornata di
lavoro, anziché lasciarsi sprofondare sull’amato divano di casa, prendere
l’auto percorrere quasi 90 chilometri fin oltre confine, il tutto per assistere
al concerto di un cantautore che in quel preciso momento non ha un nuovo disco
da presentare?
Detta
così, anche se il solo non rimbambirsi davanti alla televisione sarebbe fatto
in se positivo, direi però che potrebbe non valerne la pena ma, se avessi fatto
secondo apparente logica, mi sarei perso uno dei concerti più emozionanti e sinceri
di questi ultimi anni.
Rivediamo
allora un attimo il contesto.
Il
cantautore in questione è il bresciano Beppe
Donadio che, reduce da “Merendine”, “Houdini” e “Figurine”, tre
dischi che, come ha tenuto a sottolineare lo stesso Beppe durante il concerto “hanno venduto qualcosa meno di The dark side of the moon” (cito testualmente
la battuta giusto per far capire il clima “confidenziale” della serata) è stato
nuovamente invitato dal direttore artistico del Teatro Dimitri a suonare in questa bellissima struttura, situata a
Verscio, tipico paesino di mezza montagna, a due passi da Locarno.
Lo
spettacolo, per l’occasione, è stato intitolato “Casa Donadio” e forse
mai titolo è stato più azzeccato, perché quel che è emerso durante la serata, è
stato proprio il clima familiare dell’intera operazione, che non vuol dire
assolutamente né approssimazione, né improvvisazione lasciata al caso, né tanto
meno banalizzazione, anzi …
Ricordo
che Beppe, proprio durante la serata, ha citato tra i personaggi a lui più cari
di un mondo televisivo che ormai non c’è più, una coppia di artisti davvero straordinari
per bravura e professionalità, mi riferisco a Sandra Mondaini e Raimondo
Vianello, inventori di quel magico contenitore chiamato “Casa Vianello”.
Ecco,
lo spazio proposto per l’occasione da Beppe, mi ha fatto ricordare proprio quel
modo di fare spettacolo, fatto d’ingredienti come sincerità, intelligenza,
ironia, rispetto, capace di regalare non solo allegria ma anche forti emozioni,
emozioni vere.
Già,
perché durante l’intera serata, non sono mancati ad esempio momenti in cui
ridere, come quando Beppe ha voluto scherzare su come una canzone possa
cambiare totalmente aspetto mutandone ad esempio gli arrangiamenti ma anche solo
il modo di cantarla e, vi assicuro, che la sua imitazione di Gigi D’Alessio è stata un vero spasso.
Tutto questo discorso sul come “vestire” una canzone, è servito a introdurre “Fiesta”,
questa volta presentata in una suntuosa e fumosa veste jazz.
Da
quest’atmosfera da jazz club, che ha permesso al testo pungente della canzone,
di assumere maggiore peso specifico, si è passati a un clima molto vacanziero.
Arrivata, infatti, sul palco Francesca
Scaroni, è stata la volta di “Ci vediamo in spiaggia” un pezzo
pop che ha avuto un buon successo in radio, proprio questa estate.
Il
clima estivo è però durato giusto il tempo di una stagione, perdonatemi la
battuta, perché una toccante “Soldato F.” ci ha riportato alla durezza
della vita, quella in cui un elemento devastante come la guerra è da sempre, purtroppo,
stato presente. La canzone è dedicata a Francesco
Finessi, una delle tante vittime della “sindrome dei Balcani”, ma è estendibile
a ogni vittima dell’assurdità del combattere.
In
una serata come questa, non poteva certo mancare l’amore. Particolarmente
intensa è stata l’esecuzione di “Chips” che, “ripulita” per l’occasione,
delle gag di Michele Foresta (il
mago Forrest) presenti nella versione studio in “Figurine”, ha
evidenziato maggiormente la delicatezza quasi struggente di quest’amore nato
online e interrottosi improvvisamente per il guasto di un difettoso hard disk.
Durante lo spettacolo
molti sono stati gli accenni di Beppe al proprio passato, ai propri amori
musicali di gioventù, c’è stato così spazio anche per un paio di ottime cover “50
Ways to leave your love” di Paul
Simon e “Idol” di Elton John, così come per la sua “Fab
four blues”, omaggio agli amati Beatles.
Sempre sull’onda dei
ricordi, tanti i momenti e gli aneddoti ironici della serata, da ricordare
senza dubbio l’esecuzione di “Il primo uomo sulla neve”, uno dei
pezzi più dolci e delicati di Beppe, cui fonte di ispirazione è la grande
nevicata del 1985. Nella canzone è dipinto il paesaggio, quello delle automobili
rese irriconoscibili dalle coltri di neve, la sensazione quasi di muovere i
primi passi assoluti su terreni mai solcati da piedi umani, proprio come quelli
della luna. Il brano, che nella versione su disco vedeva Beppe duettare con Fabio Concato, porta in sala una
ventata di nostalgia, come s’intuisce anche dalle ultime parole cantate “e bianche sono le cose, anche se non sono
bianche / e cambiano le cose: adesso sono grande” prima che si chiuda la canzone e
anche lo spettacolo.
C’è ancora spazio per
un bis. E’ il momento di “Maestrale”, l’ambientazione è
Berlino, l’anno il 1989, quello dell’abbattimento del muro, la storia quella
dell’amore tra due giovani rimasto ostaggio di quel maledetto muro. E’ uno dei
pezzi più cari a Beppe, si percepisce e, anche quando si riaccendono le luci, l’emozione
sul volto dei presenti è ancora palpabile.
La stessa che provo quando
ripenso a quella serata.
Il merito è di un
artista che per delicatezza e sensibilità, meriterebbe certamente di essere
protagonista, ad esempio di un palco come quello dell’Ariston.
Musicisti
Beppe
Donadio: voce, pianoforte
Pietro
Pizzi: batteria
Antonio
Petruzzelli: basso elettrico
Simone
Boffa: chitarra
Sito ufficiale di
Beppe Donadio: http://www.beppedonadio.com/Home.html
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