di Fabio Antonelli
Gerardo Balestrieri, laureatosi
all'Istituto Universitario Orientale di Napoli con una tesi sperimentale sul
sincretismo e la spiritualità nella musica popolare brasiliana, nel suo sito si
definisce cantautore apolide, polistrumentista. Per lui parlano soprattutto i
suoi dischi, sempre densi come la sua voce, sempre pieni di influenze lontane,
sempre così diversi fra loro. Da poco è uscito il suo nuovo progetto
discografico, “Syncretica” (2018 - Smart & Nett Entertainment), definito da
lui stesso “canzoni scritte da tempo e il tempo non esiste”.
Cover cd "Syncretica" |
E' un po' di giorni che il tuo disco gira
nel mio lettore e ancora sono affascinato dalla mescolanza di suoni,
dall'incontro di mondi musicali diversi presenti in esso. Potrebbe, ad un
ascolto superficiale, sembrare una raccolta casuale ma non credo proprio lo
sia, forse la chiave di lettura sta nel titolo di questo nuovo lavoro
"Syncretica", che unisce tutte queste diversità. Un disco attualissimo
a dispetto della natura dei brani provenienti da tuoi periodi musicali diversi.
Il collante di questo progetto? Tu stesso e lo dimostra il fatto di esserti
messo in copertina. Ho detto fesserie?
Perfetta analisi scriverei. E' stato un album, da una parte ben pensato
e dall'altra, come in maieutica, ha visto nascere da sole certe cose, anche la
logica sequenza delle canzoni al di là dello stile che varia sempre nei miei
dischi. Un viaggio che parte da Creta, passa da Venezia (a cui Candia è
appartenuta), arriva in Francia e poi prende il largo, dal Medio Oriente e
altrove, un viaggio a porti aperti.
Lascio volutamente cadere il discorso
porti e resto sulla struttura del disco. Il fatto di averlo spesso ascoltato in
auto mi ha come portato in luce un aspetto che, inizialmente, mi era sfuggito,
il disco ha una struttura circolare e non mi riferisco certo al supporto
fisico, ma alle tracce. Si apre, infatti, con un rebetiko dal titolo
"Vieni vieni da Thomà" e si chiude con un altro rebetiko nascosto
(bonus track), quasi si ispirasse ad un vecchio film da me visto al cineforum,
mi riferisco a "Lo sguardo di Ulisse" di Theodōros Angelopoulos.
Quindi la Grecia come culla della civiltà occidentale e, non credo a caso, in
particolare Ulisse, del quale noi occidentali forse abbiamo mantenuto la stessa
furbizia nei confronti del mondo fuori le colonne d'Ercole e così, mi riallaccio
anche alla tua provocazione ... Che ne pensi?
E' stato l'ultimo film del più grande attore italiano a mio parere.
Sì, la circolarità che non si chiude, in realtà una spirale ... Kundalini. Eh
sì, io sto con Polifemo. Una volta, col "mio" contrabbassista,
eravamo in una stazione a Nord Est, " Cos’è quello?" chiede un
signore, riferendosi al contrabbasso, " E' la chitarra di Polifemo" gli
rispondo, lui in bici si avvicina e fa "Allora gli sarà costata un
occhio".
Cerchiamo di smontare un po' questo
cerchio o se preferisci spirale. Nel disco, ad esempio, ci sono canzoni come
"Gabbiano Bar" dove le lingue si mescolano e si confondono come
fossero schakerate, credo sia il termine più adatto vista anche l'alcolicità
del testo, in cui in fondo il testo sembra quasi più un pretesto a servizio
della magnifica atmosfera, quasi da film e canzoni, come "La sinistra
dalla erre moscia", in cui è il testo a dominare, fino alla chiosa finale
"sa qual è stata la disattenzione ... / Aver confuso come chi attende il
Sipario / la Rappresentanza con la Rappresentazione", un vero atto
d'accusa, no?
“Gabbiano Bar” l’ho scritta durante una stagione canoro pianistica
all’Hotel Cipriani, osservavo e ascoltavo i clienti e i barman, i camerieri,
ecc. Il pianoforte nel mix è lontano, come se a parlare fosse appunto il barman
e, di fronte nella sala, "Suonala ancora Sam" un po' come al Ritz di
Casablanca. “La sinistra dalla erre moscia” non la vedo come un atto d' accusa,
semmai un sogno sarcastico, attualissimo di queste ore, seppur scritta nel
2008, un destino tracciato di una realtà che ha dimenticato i deboli, gli
ultimi, confondendosi, attraverso la Rappresentazione coi forti e coi primi.
L’accusa se c’è non è mai diretta alla persona, ma al Potere.
In questo tuo navigare per mari lontani,
vai ad affrontare anche canzoni non tue. Partiamo da una tua personalissima e
libera traduzione di "Je bois" di Boris Vian, che leggo esser stata
scritta quasi dieci anni fa, com'è nata? Cela anche un riferimento a Piero
Ciampi, vero?
La traduzione fa parte del progetto di quindici anni fa legato a Boris
Vian, ho tradotto un bel po’di canzoni sue che poi han fatto parte dei miei
dischi, un giorno magari le raccoglierò tutte e ne farò un album dedicato al
patafisico del jazz. E anni fa avevo scritto "L’amore è lo sposo della
vita" su un foglio di carta, parole che ricordavo di Piero Ciampi ma non
ne sono sicuro, ho cercato ma non sono attribuite a lui, forse era un live in
cui ha detto questa frase, forse è mia, non ricordando esattamente ho preferito
attribuirla a lui, anche perché “Je bois” avrebbe potuto benissimo scriverla
Ciampi stesso, gran bevitore...
Ah, sicuramente. Le altre reinterpretazioni,
invece, appartengono alla musica popolare, parlo di "Cielito Lindo" e
del canto popolare "La strada nel bosco". Direi che mi ha colpito
soprattutto l'originalità e l'accuratezza musicale della prima che mi sembra
esaltare ancor più, se possibile, la composta fierezza del popolo messicano,
esagero?
In realtà, la musica stravolta di “Cielito Lindo” in tonalità minore e
in 5/4 è stata pensata in chiave molto mediorientale, tanto da essere stata
registrata a Izmir da musicisti curdi e azeri, riprendendo una versione incisa
insieme al più importante cantautore persiano vivente con cui ho collaborato.
E’ un Mexico ben lontano che porta la sua poesia, invece, che la musica, ma la
fierezza che hai intravisto penso ci sia, come di rimando. Di ritorno in questa
spirale...
Non mi riferivo tanto al vestito
musicale, stravolto si ma con una ricercatezza e gusto sublime, bensì al
significato dell'operazione.
Sì, un’operazione che tende a questo, anche per com’è cantata
probabilmente.
Direi che il medio oriente è comunque
sempre molto presente, mi sovviene ancora alle orecchie la splendida atmosfera
di "Se eredito la tua stanza", quei versi iniziali "Mirabile
visione a Malamocco: il vento al tuo incedere da bora si fa scirocco",
allora tutto è possibile, anche un ribaltamento della propria esistenza, di
luoghi geografici, quel Malamocco così vicino ma etimologicamente così lontano.
“Se eredito la tua stanza” è la canzone di “Syncretica” cui son più
affezionato, avevo scritto il testo e per anni ho pensato (immaginato spesso
prima di dormire) una batteria rock in 9/8. E' stata una bella sensazione e
soddisfazione sentirla finalmente incisa, quando, come scrivo nella
presentazione, hai l’esigenza di liberarti da qualcosa che ti appassiona e
ossessiona... Una canzone scritta su un solo accordo, un altro gioco più che
scommessa. A Malamocco ci son stato domenica scorsa, un posto senza tempo, un
acquarello di Hugo Pratt. Sto scrivendo un concept album dedicato a Corto
Maltese e cerco luoghi a lui cari, son passato da Scarso prima di andare al
mare. Un ribaltamento, un cambio improvviso di vento ... Parola e luogo antico,
c’era già in epoca romana prima che i barbari determinassero il nascere della
città in laguna, ho trascorso un'estate intera in questo borgo, in attesa di
mio figlio. C’è un Campiello dei Meloni adatto a pancioni da ottavo mese.
Senza voler passare in rassegna proprio
tutte le tracce del disco, vorrei però soffermarmi su "Tango del Rosso e
del Nero", magnifico tango, per almeno un paio di motivi, l'uso di strumenti
come daf e tombak e il fatto di essere stato scritto nel 1996, come mai è
rimasto sepolto così a lungo, lo trovo meraviglioso ...
Grazie dell'apprezzamento. Vivo un tempo discografico in netto ritardo
rispetto a quello reale. Ho scritto una sessantina di canzoni quando avevo poco
più di vent' anni, ma son riuscito a pubblicare il primo disco che ne avevo
trentasei, per cui tante canzoni nel carrozzone. Non è male che abbia inciso
“Tango del Rosso e Nero” adesso, in quegli anni non conoscevo il daf e il
tombak, strumenti magici in questo album. Ho scritto tanto in passato e questo
mi ha permesso di poter dedicare tanto tempo a fare il manager e promoter di me
stesso, nonché produttore. La scrittura ovviamente non è comunque mancata, a
sprazzi ho composto qualcosa anche negli ultimi dieci anni. “Canzone nascosta”
è il brano che sento più attuale. Adesso scrivo su Corto Maltese e son felice
di aver quasi svuotato la carrozza di "robivecchi" per dar posto a
storie nuove.
Per concludere, del tuo lavoro futuro hai
già accennato, vorrei invece chiederti come sarà promosso e fatto conoscere
questo tuo "Syncretica", sarà portato in giro con quale formazione
vista anche la vastità e complessità di sonorità che lo contraddistinguono? E
supponiamo che qualche avventore, vedendo magari la tua locandina appesa in un
locale, incuriosito dal titolo del tuo lavoro, ti chiedesse di che musica si
tratta, come gli risponderesti?
E' sempre un'incognita il tour e la band post disco. Non avendo mai
avuto strutture (booking, ufficio stampa, manager, ecc.) ho fatto sempre tutto
da solo, per cui niente di programmato a lungo termine e concerti con una band
ridottissima. Quest' anno, ho firmato con etichetta e agenzia tedesca, sono
previsti concerti con esclusiva in Germania, Austria e Svizzera, tutto da
programmare, intanto ho spedito un po’ di dischi per cercar di creare una
cartella stampa utile alla ricerca di concerti. Per poter davvero presentare i
miei album dal vivo avrei necessità di un'orchestra, ma da solo, senza strutture
è quasi impossibile. A volte capita...oggi trovare visibilità per me è
difficilissimo. Ho avuto la fortuna di essere arrivato alle orecchie di Renzo
Fantini che apprezzava molto ma ci ha lasciato troppo presto...
Hai volutamente glissato la domanda del
curioso di turno?
No, scusa, hai ragione, gli direi semplicemente che sono canzoni che
fanno ballare e pensare, musiche del mondo, molto varie nei ritmi e nelle
lingue, negli strumenti e nelle melodie. A volte in tempi dispari per
inciampare un attimo col gusto di essere vivi... Inviterei poi anche
all’acquisto del cd, per leggere con attenzione i testi e guardare i disegni
del booklet, oltre ovviamente un invito al riascolto.
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