martedì, novembre 26, 2024

Giangilberto Monti - Franco Califano il Prévert di Trastevere, una sorta di piccola resistenza umana

di Fabio Antonelli

Il 14 ottobre è uscito “Franco Califano – Il Prévert di Trastevere” (2024 Warner Music Italy), il nuovo disco di Giangilberto Monti in cui l’artista milanese reinterpreta 12 canzoni del Califfo. Si tratta in realtà di un radio-disco uscito in contemporanea con la prima messa in onda da parte della Radio Svizzera Italiana dell’omonimo originale radiofonico, scritto da Giangilberto Monti con Vito Vita, contenente un QR-code che permette l'ascolto del radiodramma musicale sulla app RSI PLAY.  Incuriosito dall’operazione ho subito contattato Giangilberto ed ecco cosa mi ha gentilmente raccontato.



Partirei, se tu fossi d’accordo, come piace fare solitamente a me, dalla copertina del disco per cercare di capire un po’ la scelta che vi sta dietro, capire cosa celi questa foto quasi in filigrana che, dietro il titolo Franco Califano – Il Prévert di Trastevere, ritrae Franco Califano con l’amico Frank Del Giudice.

Sì, quella è una foto tratta dall'archivio di Frank del Giudice, che è l'autore di Tutto il resto è noia ed è una foto che Frank ci ha gentilmente concesso e che abbiamo usato anche per il libro Franco Califano. Vita, successi, canzoni ed eccessi del «Prévert di Trastevere» uscito l’anno scorso. La stessa foto, la stessa immagine, l’abbiamo usata sia per il disco sia per la promozione del nuovo lavoro discografico e poi, naturalmente, dietro a quella foto c'è tutta una storia, legata al periodo in cui il Califfo conobbe Frank Del Giudice, dopo la prima disavventura giudiziaria, colui con il quale riprese a fare le serate.



Hai citato il tuo libro edito nel 2023, quindi l’intero progetto lo si potrebbe definire a tutti gli effetti un’opera multimediale, non è così?

In effetti è un ampio progetto che è iniziato con il libro Franco Califano. Vita, successi, canzoni ed eccessi del «Prévert di Trastevere», scritto con Vito Vita l'anno scorso. Poi è nato il desiderio di fare il radiodramma, poiché io collaboro da tempo con la Radio Svizzera Italiana e quindi in un certo senso mi piaceva raccontare la storia in un altro modo. Nel radiodramma non c'è però una riga del libro, libro e radiodramma sono due cose completamente diverse. Il radiodramma racconta dei passaggi umani, racconta soprattutto la grande amicizia che Califano aveva con Gianni Minà e poi tutto il resto, ci sono le sue canzoni. Quando la Radio Svizzera Italiana ha deciso di inserire le canzoni nella colonna sonora, mi ha chiesto se non avessi pensato magari di registrare qualche canzone di Califano interpretata da me, a quel punto, ci è venuto in mente di realizzare un vero e proprio omaggio musicale a Califano. La Radio Svizzera Italiana ha inserito nella colonna sonora parte di questo omaggio e poi, a quel punto, abbiamo immaginato di fare un prodotto che unisse tutto. Il radio-disco è esattamente questo, cioè un CD che contiene le canzoni che io ho registrato, le versioni integrali e un QR Code che rimanda all'ascolto del radiodramma. C’è stato così un accordo preso con la Warner da una parte che ha pubblicato il radio-disco e la Radio Svizzera Italiana per il radiodramma. Non è stato proprio facilissimo, però devo dire che entrambe le parti sono state molto cortesi nell'accettare questa cooperazione. In fondo sono diversi anni che lavoro più in Svizzera che in Italia, anzi più in Svizzera e in Francia che in Italia. In realtà anche in Italia cerco di fare le cose che mi piacciono, però non sempre riesco a realizzarle nel mio paese.

A questo proposito, il prossimo 4 dicembre sarai a Lugano negli studi della RSI, giusto?

Sì, loro mi hanno concesso uno special che in realtà sarà una trasmissione radiofonica che poi andrà anche in televisione. In questo spazio ovviamente ospiterò, oltre ai musicisti che hanno partecipato al disco, anche il mio coautore del progetto editoriale che è Vito Vita, con cui ho già realizzato in passato il libro Gli anni d'oro della canzone francese 1940-1970 sulla canzone francese e con cui mi piacerebbe continuare a lavorare anche in futuro su altri progetti.

E questo accostamento tra Franco Califano e Jaques Prévert?

Sì, grazie, interessante domanda. Questo accostamento dipende da come io ho cercato di vedere questo personaggio. Quando io ho pensato di scrivere il libro su Califano ho accettato tutto a patto che non si parlasse assolutamente di tutta la sua vicenda personale intesa come gossip, storie d'amore, vicende giudiziarie, che è poi quella che ha prevalso durante la sua esistenza e che ha deviato un po’ lo sguardo da quella che, in realtà, era la sua arte. Il personaggio Califano ha così travalicato la storia artistica, la sua poetica, la sua capacità di scrivere canzoni accoppiandole a poesia. Va tenuto in considerazione il fatto che lui, nella sua vita, ha iniziato con un percorso quasi pasoliniano, agli inizi non era che un ragazzo di borgata che per mantenersi faceva di tutto, persino l’attore di fotoromanzi. Solo più tardi è arrivato a scrivere canzoni, ma la sua storia artistica è stata molto complessa, è stato anche produttore, secondo me andava rivalutata questa parte della sua carriera. Dopodiché io lo so che in Italia Califano è sempre stato molto amato dalla destra e molto poco dalla sinistra ma, secondo me, questa è una stupidata.

Ecco perché questa bella copertina tutta rossa, per ricollocarlo un po’ più a sinistra.

Ma sì, a parte che io non mi ritengo schierato né da una parte né dall’altra. La mia è più una visione anarcoide.

Un po’ come quella di Califano forse.

Beh, in effetti Califano era molto amico di Piero Ciampi ed era poi amatissimo da Fabrizio De André che andava a sentirlo ai suoi concerti, Califano stesso in molte interviste ha difeso De Gregori quando in tanti lo ritenevano troppo ermetico. Sicuramente fu un grande personaggio per quello che è stato e per quello che ha lasciato, considerati anche i grandi nomi che hanno interpretato le sue canzoni. Io, ovviamente, nel mio omaggio ho cercato di dare una visione del tutto originale, non ho fatto delle cover. Con la mia voce, con la mia capacità diciamo di vedere le cose, ho cercato di portarlo su un terreno a me più congeniale, non so se ci se ci sono riuscito. La mia è una visione molto personale che poi, quando presento il progetto, cerco di raccontare. È ovvio che tutte le sue vicende personali, le disavventure giudiziarie, l'uso della cocaina, eccetera ci sono anche quelle, però poi bisogna anche vedere come certe faccende siano andate a finire, non dimentichiamo che in tutte e due le volte che è stato processato e prima ancora è andato in galera, è stato poi assolto, un po’ come successe nei loro processi a Walter Chiari, Lello Luttazzi o Enzo Tortora. Stiamo sicuramente parlando di un personaggio molto più complesso di quello che allora era oggetto di copertine da settimanale scandalistico.



Assolutamente. Tu hai citato il tuo lavoro discografico e, a tal proposito, io trovo l’omaggio a Califano un disco in pieno stile Giangilberto Monti, con sonorità molto francesi, com’è nel tuo stile.

Eh, sì. Io ho cercato di fare quello che so fare.

Credo che se le stesse canzoni di Califano che hai reinterpretato in questa occasione, fossero state inserite ad esempio nel disco dedicato ai tuoi amati francesi non avrebbero assolutamente sfigurato, perché non si discostano più di tanto da quel genere di canzone d’autore, non credi?

Si hai ragione, Tutto il resto è noia, ad esempio, lui la voleva fare in stile Jacques Brel, perché lui adorava i francesi ed era un grande ammiratore di Brassens e di Brel, ma la sua casa discografica non lo permise. Tutto ciò è piuttosto insolito rispetto alle immagini che noi abbiamo di lui, del suo personaggio. In realtà Califano aveva delle aspirazioni completamente diverse da quelle dei personaggi che poi lui stesso frequentava quotidianamente, aspirazioni poetiche. Se ci mettessimo a guardare la vita di poeti come Charles Baudelaire o Arthur Rimbaud capiremmo molto di più la vita di Califano.

Ah sì, sì, sì, senza dubbio, ma volevo chiederti se è stato difficile tirar fuori dodici titoli da inserire nel disco da una discografia così vasta come quella di Califano?

Sì, sì, molto molto difficile. Perché sono tante le canzoni che si potevano cantare. Non tutte ovviamente sono alla mia portata vocale, sono sincero. Altre le ho comunque riviste a mio modo. Mi premeva comunque cercare anche qualcosa che non fosse troppo conosciuto come, ad esempio, Poeta Saltimbanco. Ho inserito canzoni note e altre meno note. La canzone che io preferisco, intesa come riuscita su disco, è Un tempo piccolo che, tra l’altro, unisce il mondo vecchio e il mondo nuovo, perché Califano adesso è molto amato anche dai rapper romani, lo stanno riscoprendo, giustamente. E quindi è un po’ il suo bello, no? E il fatto che ci sia di mezzo il nuovo cantautorato romano è qualcosa di interessante. Io ovviamente faccio quello che riesco, quello che posso…



Lo fai benissimo. La promozione del disco avverrà attraverso dei veri e propri concerti prettamente musicali o sarà un misto tra racconti e canzoni?

Non lo so ancora. Per ora ho apprezzato molto questo spazio che mi ha dato la Radio Svizzera Italiana e, intanto, lo stiamo mandando in giro per l’Italia, vedremo cosa succederà. Certamente è un disco che va anche un po’ raccontato. Nei miei spettacoli uso molto la narrazione musicale, è un po’ la mia cifra artistica, non sono uno che fa concerti nudi e crudi, perché mi piace molto raccontare. Non ho molto a che fare con i miei colleghi, ben più titolati di me che fanno grandi concerti. Il mio mondo è fatto di piccoli teatri, di locali dove ci si ascolta. Non a caso ho avuto un lungo periodo anche nel primo Zelig dove ho imparato anche a rapportarmi allo spazio piccolo. Tieni presente che i miei inizi sono stati da cantautore di quell'epoca, epoca di grandi promozioni, televisioni, radio, concerti e io in quello ho cercato di dare il meglio che potevo e poi, chiaramente la mia ricerca artistica ha continuato, se no che arte sarebbe? Se uno non ricerca cosa sta lì a fare, non vorrei ripetermi 100.000 volte…

Secondo te, questo tuo nuovo disco è più dedicato a chi già conosce Califano o a chi ne è completamente digiuno, come magari quei tanti giovani che neppure sanno chi sia stato Califano?

È il tentativo di mostrare che, attraverso la musica, la forma canzone possa avere un'altezza poetica diversa da tutto quello che c'è adesso. Il mondo che c'è adesso non è certo il mio mondo, quello in cui ho mosso i primi passi. La poetica che c'è adesso nei testi che si possono ascoltare alla radio o in streaming, in Italia almeno, ma comunque in tante parti del mondo, è fatta di testi che riportano delle realtà in modo più diretto, comunque diverso. Esiste però un mondo poetico alto, si può raccontare l'amore in mille modi e Califano lo ha raccontato in modo degnissimo. Io penso che il linguaggio sia importante e quindi anche la scelta delle parole sia importante, il mio disco è in fondo una sorta di piccola resistenza umana, mettiamola così.

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