venerdì, marzo 31, 2023

Rossella Seno: La figlia di Dio è tornata per raccogliere su di sé tutto il male del mondo

di Fabio Antonelli

Sembra quasi un miracolo, sono passati solo tre anni dal suo precedente album “Pura come una bestemmia (Azzurra Music - 2020), accolto dalla critica in maniera entusiastica che ecco Rossella Seno, veneziana ma da anni residente a Roma, pubblica un nuovo disco “La figlia di Dio”(Azzurra Music/ Disobedience Associazione Culturale – 2023), un concept-album per tutti coloro che in questa epoca di "rap", "trap" e musica "urban" non riescono a soddisfare la propria necessità di ascolto di buona musica d'autore, così come riportato nei siti online presso i quali è reperibile, in cui si è avvalsa di uno stuolo di prestigiosi collaboratori.


Sono solito cominciare dalla copertina di un disco, a maggior ragione lo vorrei fare per La figlia di Dio perché il titolo è già una provocazione, Caifa sono sicuro che si straccerebbe le vesti nel tempio. Com'è nato questo titolo?  È da esso che ha preso vita l'intero progetto? Poi direi che una riflessione la merita l'illustrazione, con Il tuo volto che guarda dall’alto, con compassione, i soggetti stessi del tuo disco, gli ultimi, i reietti. Mi ha ricordato, soprattutto per la scelta dei colori, la copertina del film di animazione Gesù - Un regno senza confini, ma ciò che più mi ha colpito, a livello contenutistico, è il fatto che mi sembra proprio la rappresentazione fedele del tuo modo di vivere la vita e di vedere il mondo che ti circonda. È davvero così?

La figlia di Dio è un brano di cui Sirianni mi parlò non appena vide la copertina di Pura come una bestemmia, il precedente album. In verità ad ispirarlo fu il film Dio esiste e vive a Bruxelles. Ti ricorderai EA, la sorella di Gesù, la vera salvatrice del mondo. E in effetti Federico sostiene che solo una donna può essersi fatta carico di tutto quella sofferenza. Per quanto riguarda i contenuti hai colto perfettamente il senso della copertina e dell'intero album, La figlia di Dio veglia sui più fragili, sugli oppressi, i disadattati, si fa carico di tutto il male del mondo e lo fa suo. E io lo sento tutto quel dolore, talvolta così fortemente da non riuscire neanche a respirare, paralizzata dall'impotenza. Non capisco come l'uomo possa causare così tanta sofferenza al suo stesso simile e distruggere l'ambiente in cui vive...


Beh, magari Dio non esiste e neppure i miracoli, ma i mezzi miracoli sì, se Federico Sirianni ti ha portata a realizzare un nuovo album dopo soli tre anni dal precedente Pura come una bestemmia. Ti ha donato la canzone che dà il titolo all'intero lavoro e che chiude il disco, ma ha anche tradotto due brani, La colomba (The dove) e Cantami (Sing me) di Allan Taylor. Cantami ha poi visto la partecipazione dello stesso Allan oltre ad essere confluita in un bellissimo video animato dai disegni di Roby il Pettirosso. Com'è ricaduta su questi due brani la tua scelta e come è nata la collaborazione con il cantautore inglese?

La vita non è una passeggiata e abbiamo bisogno di aggrapparci a qualcosa o a qualcuno, soprattutto nei momenti più difficili. Certo che se anche in natura vige la regola del più forte ci riesce difficile pensare ad un Dio buono e giusto. Ma chi non si rivolge a lui nella vita cercando conforto o speranza? O semplicemente per maledirlo... E i miracoli a volte accadono... Del mio incontro con Allan devo ringraziare un amico critico musicale, il quale affermò, in una delle nostre lunghe telefonate, quanto The dove, brano di Allan Taylor appunto, fosse nelle mie corde e come l'avrei cantato bene. E aveva ragione. Lo sentii immediatamente mio e cominciai a volare da subito tra le note di questa suggestiva canzone. Lo contattai, su Messenger, chiedendogli il permesso di interpretarla in italiano e di inciderla inserendola nell'album su cui stavo lavorando, allegandogli il link di Pura come una bestemmia. Mi rispose subito di sì. A quel punto affidai la traduzione a Federico Sirianni, l'autore che ritenevo più adatto, e anche una delle penne che più amo in assoluto, piacque molto anche ad Allan. Fu così che mi venne la sfrontatezza di chiedergli di scrivere un brano appositamente per me. Ci accordammo sulle tematiche da affrontare e dopo pochi giorni mi consegnò Sing me, altro capolavoro, la cui traduzione fu nuovamente affidata a Sirianni. Chiedere ad Allan di intervenire sul disco anche vocalmente è venuto naturale. Abbiamo altri progetti insieme, ma scaramanticamente preferisco non parlarne ancora. E pensa che non ci siamo mai conosciuti personalmente, il nostro è un rapporto "epistolare", solo che le mail hanno preso il posto delle lettere.


Se Allan Taylor rappresenta una novità tra le tue collaborazioni, ritroviamo però la firma, anzi la doppia firma di un tuo storico collaboratore come Pino Pavone, collaboratore storico anche di Piero Ciampi, guarda caso... Doppia firma perché per questo progetto ti ha donato due splendidi brani musicati da Massimo Germini, Candide delicatissima canzone sul tema della prostituzione con una gravidanza mai cercata, anzi subita e Prima che il gallo canti, la ricerca di un Dio spesso incomprensibile o mai vicino abbastanza. Com'è stata questa nuova collaborazione con Pino? 

Pino mi conosce come nessun altro. È il mio confidente, a lui rivelo tutte le mie miserie. Infatti, Prima che il gallo canti è una canzone indubbiamente biografica, la ricerca di un padre e non solo spirituale e la convinzione di aver sbagliato qualcosa. La vita d'artista, al di là delle gratificazioni, non è semplice, soprattutto per una personalità complessa come la mia. Pino ha scritto anche il testo dello spettacolo di cantateatro La figlia di Dio, recitato fuori campo da Riccardo Mei, che ha debuttato qui a Roma il 17 marzo.


Un'altra collaborazione preziosa credo sia stata quella di Michele Caccamo, sia in termini quantitativi che qualitativi. Lo si intuisce subito dall'incipit Nessuno è stato portato in cielo con la voce recitante di Alessio Boni, un misto tra preghiera e amara constatazione di come "per questi segni neri nessuno è stato portato in cielo". Passando per Don Gallo e i suoi millesimi, splendido ritratto di quel prete con "voce di lupo un sigaro acceso" che "aveva sempre deciso che su tutto l'amore conta", per approdare alle terribili Sono solo un suono e Un tempo immondo, terribili non perché brutte, ma perché feriscono il cuore, mettendo in evidenza la nostra impotenza di fronte a tanto dolore e tanto male. Sei d'accordo? Lo scrivere canzoni, nel tuo caso il cantarle, può essere medicina capace di lenire le ferite dell'anima? Te lo chiedo perché, ad esempio, ho sentito dire tante volte da Pippo Pollina come sia stata proprio la musica a salvargli la vita.

Questa domanda mi spiazza, perché non saprei cosa risponderti. La musica può lenire, ma questa che per me è più una missione che una professione a volte, più che una medicina, pare essere una maledizione. Metto in evidenza le situazioni che più mi stanno a cuore, ma questo non basta, né a me né agli altri. In fondo le mie mani sono troppo piccole per contenere tutto l'orrore e la mia voce flebile...

A proposito di missione mi vengono in mente i versi "E morì come tutti si muore / Come tutti cambiando colore / Non si può dire che sia servito a molto / Perché il male della terra non fu tolto" tratti da Si chiamava Gesù di Fabrizio De André, che hai inserito in questo tuo disco. Una canzone che sembra voler ribadire l'assoluta laicità di questo tuo progetto, non credi? Ti trovi allineata alla sua visione?

Un'opera laica ma allo stesso tempo religiosa. Non viene messa in discussione tanto l'esistenza di Dio, piuttosto il suo "operato". La figura del Cristo è fondamentale per la nostra religione, ne sono attratta, anzi, ho una vera e propria passione nei suoi confronti, un uomo rivoluzionario, magari seguissimo il suo insegnamento! Ma la sua morte, presunta o vera, pare non essere servita a niente... Nessun agnello ha tolto i peccati del mondo, nessun cuore redento.


È un'amara considerazione cui replicherei con le parole "Chi è senza peccato scagli la prima pietra", nel senso che non credo si possano attribuire a Dio le nostre colpe. In tal senso mi viene di citare questi versi "Perché voi possiate uscire / Perché io non possa entrare / Per qualche voto in più / Perché ho un altro colore / Di confine si muore / Di confine si muore / Di confine si muore" con quel "Di confine si muore" ripetuto tre volte, numero biblico, tratti da Requiem, un testo dell'antropologo Marco Aime che Massimo Germini ha musicato. Tema di massima attualità, ma direi anche tema eterno, a ribadire che il peggior nemico dell'uomo è l'uomo stesso, che ne pensi?

Ne sono assolutamente convinta. Che brutta roba quella dei confini. Non riusciamo a considerarci abitanti dello stesso unico pianeta. Ma è un atteggiamento insito nell'essere vivente, anche gli animali delineano il loro territorio.  Guarda quello che sta succedendo in Ucraina, una guerra incomprensibile che potrebbe trascinarci in un conflitto mondiale.

D'altronde credo che il male, quello sì, non abbia confini. Ho volutamente lasciato per ultimo Zohra, la canzone scritta da Matteo Passante su una schiava domestica pachistana di soli otto anni, schiava di una coppia sposata, Hassan Siddiqui e Umme Kulsoom che è stata torturata e uccisa per aver rilasciato erroneamente i pappagalli dei suoi padroni a Bahria Town, Rawalpindi, 1 giugno 2020. La canzone è piena di poesia, ma una crudele poesia, ho ancora impressi i duri versi conclusivi "Il reato commesso / è aver aperto la porta dell'uccello ingabbiato / Ma solo io lo capivo / Il profumo del cielo / Quando è primavera / Oggi ho messo le ali / E sono sopra quei cieli che il demonio ha creato/ Se la terra fu inferno nel nulla da cui canto è ancora più inverno". Mi ha riportato alla mente il verso "E libertà è un discorso per chi non sta in prigione" che Pierangelo Bertoli cantava in Leggenda antica. Sei stata tu a suggerire il tema a Matteo Passante?

Si, ho giurato a quella bimba che non l'avrei dimenticata, che l'avrei cantata. Ed è grazie a Matteo Passante e a Massimo Germini se ho potuto mantenere la promessa fatta.


Un'ultima domanda, o meglio una duplice domanda. Se non sbaglio tu nasci attrice e con gli anni sei diventata cantante, ma non sei una musicista, quanto è stato importante nel realizzare questo disco un personaggio come Massimo Germini? È vero che non sei una musicista, ma non ti è mai venuta voglia di provare a scrivere i testi delle canzoni che canti?

A dire il vero è entrata la musica per prima nella mia vita, dalla quale un certo punto ho preso una pausa. Il mio "personaggio" poco si sposava con ciò che volevo cantare. Troppo glamour e poco credibile per la canzone d'autore. Solo con gli anni ho acquisito credibilità. Per quanto riguarda i testi meglio affidarsi a chi lo sa fare, soprattutto se sei cresciuta a pane e Fossati. Mi chiedi quanto sia stato importante Massimo Germini? Senza di lui non esisterebbero questi album. È l'autore di gran parte delle musiche e arrangiatore di tutti i brani. Diciamo che musicalmente viaggiamo sulla stessa lunghezza d'onda. E non avrei potuto né voluto affidarmi a nessun altro che non fosse lui. È un grandissimo musicista e autore, dotato di particolare sensibilità. Vado orgogliosa di ciò che abbiamo fatto insieme. E gliene sono grata.

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