mercoledì, maggio 13, 2020

Francesca Romana Perrotta: la lunga quarantena mi ha fatto capire che conta solo ciò che è vero


di Fabio Antonelli

In una di queste sere di quarantena trascorse sul web, mi è capitato di imbattermi in un breve ma folgorante live Facebook di Francesca Romana Perrotta, tenuto dalla cantautrice salentina per "ECO DI DONNA Evolution", la prima Rassegna di Musica d'Autrice made in Rimini, con la Direzione Artistica di Chiara Raggi. Sono rimasto colpito sia da un inedito che, seppure eseguito in maniera casalinga alla tastiera, credo abbia notevoli chance una volta vestito ed arrangiato, sia per la sua interpretazione accorata “Bella ciao” a chiusura della diretta. Per questo ho voluto contattarla e scambiare qualche chiacchiera su questo strano periodo che ci accomuna tutti.



Durante questa lunga quarantena, di cui sembra sempre più difficile vederne la fine, tra i vari addetti al mondo della alla musica ci sono state reazioni molto differenti, c'è chi non se l'è sentita di cantare e suonare perché afflitto da questa tragedia, chi da subito ha reagito organizzando live attraverso i social, chi per scelta non ha voluto fare nulla attraverso i social in attesa di tempi migliori, tu come hai reagito? Come hai vissuto questo primo periodo di forzata clausura?

All'inizio della quarantena ero quasi felice di poter stare a casa. Ho pensato che avrei finalmente potuto scrivere in pace, senza farlo nei ritagli di tempo. Poi il silenzio mi è entrato dentro e non avevo note, non avevo parole... per un mese e più. Dopodiché sono arrivate delle proposte di suonare in diretta, dei piccoli live su Facebook, per i fans. Mi son sentita un po' in imbarazzo... strano per me suonare senza i miei musicisti!!! Una volta iniziato, però, ho visto che mi stavano ascoltando un sacco di persone, emozionate e felici di potermi riascoltare.  Per me è stato puro ossigeno... Mi sono rigenerata. Da quel primo live ho ripreso a scrivere, ne ho fatto un altro e ho capito che non mi sento di fermarmi. Farò musica, comunque, in qualche modo.

È proprio grazie all'ultimo tuo live sul profilo Facebook di Eco di donna, che ho avuto modo di ascoltare un tuo inedito, eseguito da te alla tastiera, un pezzo molto intenso, di quelli che ti entrano dentro sin dal primo ascolto. Quando e come è nato?

L' idea di questo brano, dal titolo Dentro un bar, è nata l'estate scorsa... tra letture su mare, marinai, il mio mondo salentino e persone profondamente legate al mare... un bar, all'incrocio di due oceani.  Che gente può frequentarlo un luogo così?... cosa sta accadendo una notte, durante una tempesta... in questo bar dall' aria felliniana? Sta accadendo qualcosa di speciale: c' è un uomo, seduto al bancone che beve rum e tequila.  È lì da tempo immemore, immerso in una dimensione spaziotemporale indefinita... Lui aspetta. Aspetta il momento in cui Lei tornerà, e quel momento è arrivato. Lui lo sa, ma resta immobile, non si volta indietro, anche se sa che Lei sta entrando in quel preciso istante... Lei sta entrando, lo vede. Anche Lei sa che Lui è assolutamente consapevole della sua presenza.  Lei respira profondamente, sa che nel momento in cui Lui si girerà, non potrà evitare ciò che deve accadere, da sempre.  Sa che cadrà ancora una volta tra le sue braccia... CHI SONO QUESTI DUE PERSONAGGI? Pensate ad una Penelope odierna...un Ulisse contemporaneo... si aspettano da sempre...ma questa volta Lei va direttamente da Lui, a cercarlo nel suo mondo. Una Penelope non più immobile, quindi. E questa volta è Lui che immobile in quel bar, la aspetta da tempo immemore... sapendo che prima o poi Lei arriverà.

Hai citato Penelope e, spesso, nelle tue canzoni ti sei ispirata a personaggi femminili del passato, penso a Salomè e al bellissimo video che hai realizzato, ma anche a Giovanna la pazza. Ma non solo femminili, penso a "Paolo" che adoro, ispirata al V Canto dell’Inferno di Dante, anche se Paolo, in fondo, parla di Francesca... Non credo sia uno sfuggire il presente, ma piuttosto il leggerlo attraverso le esperienze del passato. È così?

Sì, uso storie passate, di donne principalmente, per spiegare che purtroppo alcune dinamiche che ruotano attorno alla vita delle donne, sono sempre le stesse. Nonostante l'evoluzione, le leggi, le rivoluzioni ed i diritti ottenuti... Nel quotidiano, ci sono storie che si ripetono.  Nei secoli dei secoli... in giro per il mondo. Sì, Paolo parla di Francesca da Rimini.  Anzi. Nel brano è proprio Francesca che parla a lui...in una preghiera disperata dall'Inferno dantesco.


E sempre al centro di tutto c'è ancora la donna di Il grido, il brano che ti ha permesso nel 2016 di vincere il premio "Migliore testo" al Musicultura, anche qui una storia che purtroppo si ripete...

Sì, ne Il Grido la storia si ripete, questa volta in modo più sottile, intangibile   ma non per questo meno doloroso... e non ho remore nel dire che si tratta, purtroppo, di una storia autobiografica. Questo a dimostrazione che tutte le donne, anche chi come me lotta da sempre per difendere la dignità ed il rispetto del mio sesso, possono ritrovarsi in situazioni di sofferenza.

Questa tua affermazione mi offre lo spunto per chiederti come hai vissuto, come donna, questa lunga quarantena. Te lo chiedo perché ho come l'impressione che anche in questa occasione a soffrirne maggiormente siano comunque le donne, sia durante la prima fase, sia durante la seconda, dove per chi è tornata a lavorare si è trovata sulle proprie spalle tutta la famiglia, con un vuoto delle istituzioni. O è una mia impressione?

Io sono mamma e insegnante... quindi impegnata a 360 gradi durante la pandemia.  Difficile badare ai compiti e alla didattica online sia mia sia di una bambina delle elementari!! Spiegare ogni giorno che non si può uscire, né vedere gli amici, né andare a danza, etc. Un equilibrio precario ogni giorno tra apparecchi tecnologici e il bisogno di aria, movimento, decompressione... e poi la musica, l'assenza dai palchi, la lontananza dai miei musicisti, le sale prove vuote... Molto sulle mie spalle, tanto... a volte troppo. Ma inevitabile.  Una presa di coscienza e di responsabilità che faranno di questa nuova generazione forse qualcosa di meglio della nostra. Questi bambini stanno vivendo un'esperienza difficilissima che li forgerà, li abituerà al sacrificio e credo che questo sia un elemento necessario per diventare dei bravi adulti.  Forse a noi questo è mancato ed è per questa ragione che siamo un po' più fragili.  Tutto ciò per dire che sto pensando anche ad un risvolto positivo di questa situazione anomala e opprimente.

Tra i risvolti positivi di questa strana situazione c'è forse anche qualcosa che riguardi il tuo futuro dal punto di vista musicale? Nuovi progetti o nuove ispirazioni?

Sto pensando al mio nuovo album da tempo... sembra che questa volta abbia idee più varie... e in questo periodo di "fermo" ho capito che è giusto fare solo ciò che mi sento. Se sarà un album meno omogeneo non me ne preoccupo, sarà vario... e sicuramente sincero  vero. La lunga quarantena mi ha fatto capire che conta solo ciò che è vero.

Trovo molto condivisibile quest'ultima tua riflessione, vorrei chiudere con questa domanda: alla luce di questa dura esperienza che ha coinvolto tutti, c'è qualcosa nel tuo passato che vorresti cancellare? Ma soprattutto c'è nel tuo futuro qualcuno che ammiri particolarmente e con cui vorresti magari collaborare?

Cancellerei molte cose, soprattutto le situazioni troppo difficili e dolorose in cui mi sono infilata senza che ne valesse la pena, infierendo alla fine, su me stessa. Nel mio futuro vorrei solo scrivere belle canzoni sia sola che ben accompagnata. Ultimamente ho collaborato con Simone Cristicchi nella reinterpretazione di Ritornerai di Lauzi. Ecco... lui sarebbe un bel compagno artistico.




Francesca Romana Perrotta su Facebook
Francesca Romana Perrotta su Facebook (pagina pubblica)

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