mercoledì, giugno 27, 2018

Syncretica, il mondo custodito in un cassetto


di Fabio Antonelli
Gerardo Balestrieri, laureatosi all'Istituto Universitario Orientale di Napoli con una tesi sperimentale sul sincretismo e la spiritualità nella musica popolare brasiliana, nel suo sito si definisce cantautore apolide, polistrumentista. Per lui parlano soprattutto i suoi dischi, sempre densi come la sua voce, sempre pieni di influenze lontane, sempre così diversi fra loro. Da poco è uscito il suo nuovo progetto discografico, “Syncretica” (2018 - Smart & Nett Entertainment), definito da lui stesso “canzoni scritte da tempo e il tempo non esiste”.
Cover cd "Syncretica"

E' un po' di giorni che il tuo disco gira nel mio lettore e ancora sono affascinato dalla mescolanza di suoni, dall'incontro di mondi musicali diversi presenti in esso. Potrebbe, ad un ascolto superficiale, sembrare una raccolta casuale ma non credo proprio lo sia, forse la chiave di lettura sta nel titolo di questo nuovo lavoro "Syncretica", che unisce tutte queste diversità. Un disco attualissimo a dispetto della natura dei brani provenienti da tuoi periodi musicali diversi. Il collante di questo progetto? Tu stesso e lo dimostra il fatto di esserti messo in copertina. Ho detto fesserie?
Perfetta analisi scriverei. E' stato un album, da una parte ben pensato e dall'altra, come in maieutica, ha visto nascere da sole certe cose, anche la logica sequenza delle canzoni al di là dello stile che varia sempre nei miei dischi. Un viaggio che parte da Creta, passa da Venezia (a cui Candia è appartenuta), arriva in Francia e poi prende il largo, dal Medio Oriente e altrove, un viaggio a porti aperti.
Lascio volutamente cadere il discorso porti e resto sulla struttura del disco. Il fatto di averlo spesso ascoltato in auto mi ha come portato in luce un aspetto che, inizialmente, mi era sfuggito, il disco ha una struttura circolare e non mi riferisco certo al supporto fisico, ma alle tracce. Si apre, infatti, con un rebetiko dal titolo "Vieni vieni da Thomà" e si chiude con un altro rebetiko nascosto (bonus track), quasi si ispirasse ad un vecchio film da me visto al cineforum, mi riferisco a "Lo sguardo di Ulisse" di Theodōros Angelopoulos. Quindi la Grecia come culla della civiltà occidentale e, non credo a caso, in particolare Ulisse, del quale noi occidentali forse abbiamo mantenuto la stessa furbizia nei confronti del mondo fuori le colonne d'Ercole e così, mi riallaccio anche alla tua provocazione ... Che ne pensi?
E' stato l'ultimo film del più grande attore italiano a mio parere. Sì, la circolarità che non si chiude, in realtà una spirale ... Kundalini. Eh sì, io sto con Polifemo. Una volta, col "mio" contrabbassista, eravamo in una stazione a Nord Est, " Cos’è quello?" chiede un signore, riferendosi al contrabbasso, " E' la chitarra di Polifemo" gli rispondo, lui in bici si avvicina e fa "Allora gli sarà costata un occhio".

Cerchiamo di smontare un po' questo cerchio o se preferisci spirale. Nel disco, ad esempio, ci sono canzoni come "Gabbiano Bar" dove le lingue si mescolano e si confondono come fossero schakerate, credo sia il termine più adatto vista anche l'alcolicità del testo, in cui in fondo il testo sembra quasi più un pretesto a servizio della magnifica atmosfera, quasi da film e canzoni, come "La sinistra dalla erre moscia", in cui è il testo a dominare, fino alla chiosa finale "sa qual è stata la disattenzione ... / Aver confuso come chi attende il Sipario / la Rappresentanza con la Rappresentazione", un vero atto d'accusa, no?
“Gabbiano Bar” l’ho scritta durante una stagione canoro pianistica all’Hotel Cipriani, osservavo e ascoltavo i clienti e i barman, i camerieri, ecc. Il pianoforte nel mix è lontano, come se a parlare fosse appunto il barman e, di fronte nella sala, "Suonala ancora Sam" un po' come al Ritz di Casablanca. “La sinistra dalla erre moscia” non la vedo come un atto d' accusa, semmai un sogno sarcastico, attualissimo di queste ore, seppur scritta nel 2008, un destino tracciato di una realtà che ha dimenticato i deboli, gli ultimi, confondendosi, attraverso la Rappresentazione coi forti e coi primi. L’accusa se c’è non è mai diretta alla persona, ma al Potere.
In questo tuo navigare per mari lontani, vai ad affrontare anche canzoni non tue. Partiamo da una tua personalissima e libera traduzione di "Je bois" di Boris Vian, che leggo esser stata scritta quasi dieci anni fa, com'è nata? Cela anche un riferimento a Piero Ciampi, vero?
La traduzione fa parte del progetto di quindici anni fa legato a Boris Vian, ho tradotto un bel po’di canzoni sue che poi han fatto parte dei miei dischi, un giorno magari le raccoglierò tutte e ne farò un album dedicato al patafisico del jazz. E anni fa avevo scritto "L’amore è lo sposo della vita" su un foglio di carta, parole che ricordavo di Piero Ciampi ma non ne sono sicuro, ho cercato ma non sono attribuite a lui, forse era un live in cui ha detto questa frase, forse è mia, non ricordando esattamente ho preferito attribuirla a lui, anche perché “Je bois” avrebbe potuto benissimo scriverla Ciampi stesso, gran bevitore...
Ah, sicuramente. Le altre reinterpretazioni, invece, appartengono alla musica popolare, parlo di "Cielito Lindo" e del canto popolare "La strada nel bosco". Direi che mi ha colpito soprattutto l'originalità e l'accuratezza musicale della prima che mi sembra esaltare ancor più, se possibile, la composta fierezza del popolo messicano, esagero?
In realtà, la musica stravolta di “Cielito Lindo” in tonalità minore e in 5/4 è stata pensata in chiave molto mediorientale, tanto da essere stata registrata a Izmir da musicisti curdi e azeri, riprendendo una versione incisa insieme al più importante cantautore persiano vivente con cui ho collaborato. E’ un Mexico ben lontano che porta la sua poesia, invece, che la musica, ma la fierezza che hai intravisto penso ci sia, come di rimando. Di ritorno in questa spirale... 
Non mi riferivo tanto al vestito musicale, stravolto si ma con una ricercatezza e gusto sublime, bensì al significato dell'operazione.
Sì, un’operazione che tende a questo, anche per com’è cantata probabilmente.

Direi che il medio oriente è comunque sempre molto presente, mi sovviene ancora alle orecchie la splendida atmosfera di "Se eredito la tua stanza", quei versi iniziali "Mirabile visione a Malamocco: il vento al tuo incedere da bora si fa scirocco", allora tutto è possibile, anche un ribaltamento della propria esistenza, di luoghi geografici, quel Malamocco così vicino ma etimologicamente così lontano.
“Se eredito la tua stanza” è la canzone di “Syncretica” cui son più affezionato, avevo scritto il testo e per anni ho pensato (immaginato spesso prima di dormire) una batteria rock in 9/8. E' stata una bella sensazione e soddisfazione sentirla finalmente incisa, quando, come scrivo nella presentazione, hai l’esigenza di liberarti da qualcosa che ti appassiona e ossessiona... Una canzone scritta su un solo accordo, un altro gioco più che scommessa. A Malamocco ci son stato domenica scorsa, un posto senza tempo, un acquarello di Hugo Pratt. Sto scrivendo un concept album dedicato a Corto Maltese e cerco luoghi a lui cari, son passato da Scarso prima di andare al mare. Un ribaltamento, un cambio improvviso di vento ... Parola e luogo antico, c’era già in epoca romana prima che i barbari determinassero il nascere della città in laguna, ho trascorso un'estate intera in questo borgo, in attesa di mio figlio. C’è un Campiello dei Meloni adatto a pancioni da ottavo mese.



Senza voler passare in rassegna proprio tutte le tracce del disco, vorrei però soffermarmi su "Tango del Rosso e del Nero", magnifico tango, per almeno un paio di motivi, l'uso di strumenti come daf e tombak e il fatto di essere stato scritto nel 1996, come mai è rimasto sepolto così a lungo, lo trovo meraviglioso ...
Grazie dell'apprezzamento. Vivo un tempo discografico in netto ritardo rispetto a quello reale. Ho scritto una sessantina di canzoni quando avevo poco più di vent' anni, ma son riuscito a pubblicare il primo disco che ne avevo trentasei, per cui tante canzoni nel carrozzone. Non è male che abbia inciso “Tango del Rosso e Nero” adesso, in quegli anni non conoscevo il daf e il tombak, strumenti magici in questo album. Ho scritto tanto in passato e questo mi ha permesso di poter dedicare tanto tempo a fare il manager e promoter di me stesso, nonché produttore. La scrittura ovviamente non è comunque mancata, a sprazzi ho composto qualcosa anche negli ultimi dieci anni. “Canzone nascosta” è il brano che sento più attuale. Adesso scrivo su Corto Maltese e son felice di aver quasi svuotato la carrozza di "robivecchi" per dar posto a storie nuove.
Per concludere, del tuo lavoro futuro hai già accennato, vorrei invece chiederti come sarà promosso e fatto conoscere questo tuo "Syncretica", sarà portato in giro con quale formazione vista anche la vastità e complessità di sonorità che lo contraddistinguono? E supponiamo che qualche avventore, vedendo magari la tua locandina appesa in un locale, incuriosito dal titolo del tuo lavoro, ti chiedesse di che musica si tratta, come gli risponderesti?
E' sempre un'incognita il tour e la band post disco. Non avendo mai avuto strutture (booking, ufficio stampa, manager, ecc.) ho fatto sempre tutto da solo, per cui niente di programmato a lungo termine e concerti con una band ridottissima. Quest' anno, ho firmato con etichetta e agenzia tedesca, sono previsti concerti con esclusiva in Germania, Austria e Svizzera, tutto da programmare, intanto ho spedito un po’ di dischi per cercar di creare una cartella stampa utile alla ricerca di concerti. Per poter davvero presentare i miei album dal vivo avrei necessità di un'orchestra, ma da solo, senza strutture è quasi impossibile. A volte capita...oggi trovare visibilità per me è difficilissimo. Ho avuto la fortuna di essere arrivato alle orecchie di Renzo Fantini che apprezzava molto ma ci ha lasciato troppo presto...
Hai volutamente glissato la domanda del curioso di turno?
No, scusa, hai ragione, gli direi semplicemente che sono canzoni che fanno ballare e pensare, musiche del mondo, molto varie nei ritmi e nelle lingue, negli strumenti e nelle melodie. A volte in tempi dispari per inciampare un attimo col gusto di essere vivi... Inviterei poi anche all’acquisto del cd, per leggere con attenzione i testi e guardare i disegni del booklet, oltre ovviamente un invito al riascolto.



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