venerdì, ottobre 17, 2014

Recensione CD "Apnea" di Susanna Parigi

Apnea:" assenza, sospensione temporanea dell'attività respiratoria".
Apnea artistica:"Sospensione della cultura, dell'arte, dell'immaginazione".
Ma proprio dentro questa apnea nasce un nuovo modo di agire nell'arte, in maniera energica, invasiva e a volte anche violenta nei confronti delle persone e della società cosiddetta allineata.
È stato violentemente distrutto ogni tentativo di fare arte e cultura che non sia allineata, non solo dal nostro Paese ma dal sistema tutto. Dove il piccolo non può sopravvivere, è impensabile fare arte e cultura, perché arte e cultura non sono né saranno mai oggetti industriali; semmai artigianali.
Distruggendo il piccolo, si distrugge anche la possibilità di fare tesoro del dettaglio, della cura personale della progettazione, del materiale, del procedimento, delle persone che lavorano al progetto. In Italia, ormai, tanti artisti e persone che operavano in questo ambito, non hanno più lavoro e hanno dovuto smettere di credere e sperare.
Siamo in una sorta di Apnea.
In questo scenario, però, si aprono nuove possibilità. Chi aveva scelto questo mestiere solo per danaro se ne è andato, già da un bel po' di tempo.
Rimangono in trincea i veri credenti. Quelli che, come ha detto Garcia Lorca, ritengono sia «giusto che tutti gli uomini abbiano da mangiare, ma è altrettanto giusto che tutti gli uomini abbiano accesso al sapere. Che tutti possano godere i frutti dello spirito umano, poiché il contrario significa trasformarli... in schiavi di una terribile organizzazione sociale».
In Italia, con le leggi attuali, questi credenti sono privati delle più elementari forme di dignità, costretti a ricorrere, chiamiamolo con il suo vero nome, all'accattonaggio, al mendicare favori presso mecenati e a convertire i propri talenti e lavoro in hobby.
Si reca violenza non solo al mondo dell'arte, da qualcuno forse considerato 'volatile', ma alle vite di innumerevoli persone. Questo richiede risposta energica, invasiva, se necessario anche artisticamente violenta.
Da questo nasce Apnea Artistica, un nuovo modo, o forse antichissimo, di pensare la musica e credo le arti in generale. Non più allo scopo di arricchirsi in breve tempo e soddisfare il desiderio narcisistico alimentando urla di folle alienate, ma allo scopo, di ripristinare alcune funzioni vitali di un organismo atrofizzato, di favorire l'immaginazione e non la ripetizione, magari in qualche caso di consolare il cuore degli uomini, semplicemente lavorando giorno per giorno con passione, credendo alla necessità di una ridefinizione dei rapporti e recandosi non solo nei luoghi predisposti, ma ovunque ci sia qualcuno disposto ad ascoltare.

Credo che se non si parta da questo scritto-manifesto di Apnea, che campeggia nel sito della cantautrice e musicista fiorentina, manifesto che pian piano sta diventando anche un movimento, aperto a tutti gli artisti che avranno voglia di riconoscersi e che vi potranno aderire, prendendo contatto con la stessa artista, non sia però possibile cogliere a pieno il valore di questo suo nuovo progetto.

Cominciamo con il dire che il disco comprende appena nove tracce, di cui la prima Quello che non so è brevissima solo 1’52” ed è introdotta dalle dolcissimi note del pianoforte di Susanna sulle quali parte poi, s’innesta la voce traballante del piccolo Fabio Di Benedetto, subentrano poi gli archi ed ecco, finalmente, entrare in gioco anche la splendida voce di Susanna fino alla domanda finale “Ma quello che non so / io lo vorrei capire / ma come? / Come?”. Forse proprio da qui deve ripartire la rinascita della cultura, dalla curiosità di conoscere, di comprendere, dalla ricerca personale della verità. Non a caso, nel libretto del disco, è riportata una riflessione di José Mujica, Presidente dell’Uruguay, che si chiude così “… se vuoi essere libero devi essere sobrio nei consumi. L’alternativa è farti schiavizzare dal lavoro per permetterti consumi cospicui, che però ti tolgono il tempo per vivere”. Tema di grandissima attualità.

Se la prima traccia è una brevissima introduzione l’ultima, LIBeRI, è un testo liberamente tratto da “Libri e libertà” di Federico Garcia Lorca, questa volta non cantato ma recitato da Susanna su un tappeto sonoro molto particolare e suggestivo, dominato a tratti da percussioni ancestrali. La chiave di lettura di questa conclusione è già insita nel titolo, scritto proprio così, evidenziando con il maiuscolo la parola LIBRI, perché solo attraverso una cultura diffusa a ogni strato sociale, si potrà un giorno pensare di giungere a una libertà per tutti. Nel libretto, in proposito, è riportato un piccolo estratto da Garcia Lorca che dice “Io se avessi fame e mi trovassi invalido in mezzo alla strada, non chiederei un pane, ma chiederei mezzo pane e un libro … e a coloro che non hanno mezzi economici, rivolgo l’invito di dedicarsi alla lettura, di coltivare la propria intelligenza come unico mezzo di liberazione economica e sociale”. Si potrebbe pensare che se Garcia Lorca fosse ancora vivo probabilmente non guarderebbe certo la nostra televisione spazzatura.

In mezzo, restano appena sette tracce, che potrebbero sembrare poca cosa in termini numerici, ma che se ascoltate e “riascoltate” con la dovuta attenzione rivelano invece una densità di temi e concetti impressionanti.

Come accade spesso nelle canzoni di Susanna, sono le donne a essere le protagoniste delle sue canzoni, proprio come in Donne esoteriche, che comincia con i versi “Dare potere agli uomini è stato catastrofico... / Urge il ritorno all’universo vulvico ...”, in cui ancora una volta saranno le donne a essere le protagoniste dell’unica vera rivoluzione culturale possibile, donne viste da Susanna come dono di Dio ma che, con molta ironia, hanno bisogno per essere esoteriche di “Pepe rosso un bel po’, grasso d’ippopotamo. / Sotto sale essiccare sette semi di sesamo”.

Susanna è però ben conscia di come sia difficile non lasciarsi contaminare da ciò che ci circonda, in Tutte le cose si attaccano addosso, pervasa da suggestioni morriconiane, vi si trovano accenni a “la corruzione in famiglie per bene, / il malcostume di raccomandare”, a “certa attitudine per litigare, / certa abitudine di possedere”, fino al finale “la convinzione, il pensiero malato / che il successo tolga ogni peccato”. Quanto malcostume imperversa nella nostra società, dalla politica allo sport allo spettacolo ed è sempre più difficile restarne puliti.

Proprio alla politica, ma non solo, diciamo a tutti gli uomini di buona volontà, è rivolta la canzone L’uomo che cammina, un invito a operare non per il proprio successo o per i propri interessi ma per le generazioni che verranno dopo di noi, secondo una logica cristologica “E’ l’uomo che cammina, dice: / Amatevi, non dice: Amatemi”.

Se questo è l’esempio da seguire, però la realtà è purtroppo assai diversa, costellata da gente che non si rende conto della propria mediocrità e falsità, come in Che noia. Ancora una volta però è l’ironia a dominare il brano, in cui Susanna si definisce donna “che scopa sempre, / ma lo fa sostanzialmente / per analisi sociale, / per cultura generale / e per dare un contributo / etologico e morale / alla società”, una donna pronta anche a giustiziare con un bidè, dopo una notte insonne, gli acari nelle proprie mutande.

L’ironia dura giusto un istante, perché Venivamo tutte dal mare, testo scritto a quattro mani da Susanna e Kaballà, è invece una triste splendida canzone, dedicata a tutte le donne migranti venute “come merci da trasportare, per l’inganno occidentale, perfette” ma alla fine “forti abbastanza da ribaltare l’equilibrio occidentale ... perfette”. Il riferimento letterario, nel libretto, è “Pentimento” una poesia di Erri De Luca.

Sonorità totalmente diverse, elettroniche, quasi in stile Alberto camerini ma ancora intrecciate a trame d’archi e pianoforte, ci portano all’indignazione di Filtro elettronico verso il maniacale filmare tutto, persino “l’applauso maniacale alla bara mentre cade”, per poi condividerlo immediatamente sui vari social network, perdendone così irrimediabilmente il senso stesso dell’essere lì, in quel preciso momento, “quanto vorrei esserci stata a Woodstock / e non vederlo dentro un film adesso”.

Piacevole è, infine, Carica erotica, ironica canzone intorno al tema suggerito dal titolo stesso, una canzone per una volta non costruita sul pianoforte bensì sulla chitarra, con sonorità da bossanova.


Il disco, in termini di durata è molto breve, quasi quanto un EP, ma molto concettuale, tanto che se un appunto va fatto, è che è proprio questo suo intrinseco concettualismo finisce per essere pregio e difetto al tempo stesso, perché se le canzoni dal punto di vista letterario appaiono dense di significato, ricche di agganci letterari e cantate da Susanna con l’originale fascino che la contraddistingue, pagano però dazio nell’essere poco immediate e capaci di emozionare sin dal primo ascolto.



Artista: Susanna Parigi
Titolo album: Apnea
Etichetta: 103 Edizioni Musicali
Distributore: Self

Produzione artistica: Susanna Parigi
Anno di uscita: 2014
Durata totale: 28:47

Elenco tracce:                                   
01. Quello che non so
02. Donne esoteriche
03. Tutte le cose si attaccano addosso
04. L’uomo che cammina
05. Che noia
06. Venivano tutte dal mare
07. Filtro elettronico
08. Carica erotica
09. LIBeRI

Brani migliori:
Venivano tutte dal mare
Donne esoteriche
Tutte le cose si attaccano addosso

Musicisti e Ospiti:
Susanna Parigi: voce e pianoforte
Ferruccio Spinetti: contrabbasso
Matteo Giudici: chitarre
Michele Guaglio: basso
Nicola Stranieri: batteria e percussioni
Aurora Bisanti: violino solista
Alessio Nava: trombone
Roberto Fazari: chitarre elettriche
Coro Les Femmes ésotériques: Beatrice Burrello, Patrizia  Bolla, Paola Candeo, Sabrina Giambalvo, Chiara Pakagi, Chiara Bugatti

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