di
Fabio Antonelli
Lo chansonnier milanese Giangilberto Monti, grazie anche alla collaborazione del giornalista Enzo Gentile, nel suo nuovo progetto "comicanti.it" (libro+doppio cd) racconta la storia della nostra comicità musicale e dei suoi comicanti: dalle macchiette del café-chantant, ai primi del Novecento, fino ai personaggi più recenti usciti dalle pedane di Zelig. Sentiamo allora cosa ci racconta.
Lo chansonnier milanese Giangilberto Monti, grazie anche alla collaborazione del giornalista Enzo Gentile, nel suo nuovo progetto "comicanti.it" (libro+doppio cd) racconta la storia della nostra comicità musicale e dei suoi comicanti: dalle macchiette del café-chantant, ai primi del Novecento, fino ai personaggi più recenti usciti dalle pedane di Zelig. Sentiamo allora cosa ci racconta.
Se sei d’accordo, direi
di cominciare dalle origini di questo progetto, com’è nato “comicanti.it”?
Il
lavoro è iniziato cinque anni fa e la prima difficoltà, è stata quella di
cercare di capire quali canzoni si dovessero usare, per cercare di raccontare
la storia della comicità musicale. Inizialmente era solo un disco, uscito oramai
quattro anni fa con la Carosello (2009), che raccoglieva canzoni che andavano
da Ettore Petrolini a Dario Fo, quindi le canzoni più importanti di questo
mondo. Erano canzoni molto conosciute, come “Tanto per cantare” di Petrolini,
piuttosto che “L’Armando” di Jannacci o “E’ arrivata la bufera di Rascel …
All’inizio quindi,
era solo un disco, giusto?
Esatto,
uscito nel 2009. Abbiamo fatto un grande spettacolo a Milano, al Teatro Franco
Parenti con tutti gli ospiti. E anche il disco è andato bene, ci sono stati poi
altri spettacoli nei teatri, che hanno contribuito a raccontare un po’ la
storia della canzone comica. Un paio di anni fa, sull’onda di quel successo,
con i miei collaboratori ci siamo detti, proviamo un po’ a fare il salto
definitivo, cioè arrivare a quei cantautori che hanno raccontato con ironia e
sarcasmo gli anni ’70, ’80 e ’90, insomma, gli anni più recenti nella storia
del nostro paese. In questo tentativo, abbiamo subito capito che il disco non era
sufficiente come strumento. E’ vero che le canzoni sono sempre state eseguite
sotto forma di duetti, per cui c’è stato un rapporto artistico tra me che
arrangio, invento, scelgo le canzoni e l’artista mio collega, in questo caso i tanti
comicanti di oggi che mi hanno aiutato nel presentare questo disco, però era
evidente la necessità di spiegare meglio questo lavoro, questo mondo. E’ stata
la voglia di avere più tempo a disposizione che ha portato a un’idea più
letteraria. In questo cofanetto, infatti, è presente anche un libro, scritto
con Enzo Gentile che è un giornalista musicale, che racconta più diffusamente la
storia, i personaggi, i repertori. I comicanti, in realtà, sono tantissimi e
tanti sono i filoni, stiamo parlando di un mondo che inizia da Napoli, ai primi
del ‘900, per arrivare ai giorni nostri con Zelig, in mezzo ci sono infiniti
filoni comici - umoristici, sarcastici e demenziali - che di fatto raccontano
la storia del nostro paese.
L’ho letto proprio
oggi, un po’ a spizzichi e bocconi, questo libro fresco di stampa e, l’ho
trovato davvero esaustivo, in tal senso.
Mah,
prima di tutto perché non l’ha fatto ancora nessuno. Tra l’altro forse non sai,
ma ho appena pubblicato un libro sulla storia del cabaret (La vera storia del
Cabaret, ed. Garzanti), che ho scritto con Flavio Oreglio, è uscito a fine
ottobre, però il cabaret è un mondo molto vasto. La musica è anch’essa un mondo
enorme, però la canzone comica è stata da sempre ritenuta un genere di serie B.
In realtà molti dei personaggi di cui parliamo nel libro, mi vengono in mente
Gaber o Jannacci, piuttosto che Elio e Le Storie Tese, sono entrati anche nelle
alte classifiche, come pure Carosone o Buscaglione. Sono stati personaggi molto
amati dal grande pubblico e, non si
possono, secondo me, considerare un sottogenere. Talvolta sono riusciti ad
arrivare a vendite paragonabili alla cosìddetta musica pop utilizzando, al di
là dei linguaggi, modi musicali diversi. Noi stessi abbiamo cercato di rendere
più moderne queste canzoni, anche quelle più antiche, perché oggi ovviamente
sono diversi sia gli strumenti sia le tecnologie. E comunque rimangono canzoni
bellissime ancora oggi, molto attuali nei testi.
Si, in effetti, tra
le canzoni ascoltate nel disco, in tema di modernizzazione mi viene in mente ad
esempio “Il gorilla” …
(ride)
“Il gorilla” è stato un divertimento puro, grazie ad Antonio Cornacchione. Ogni
canzone ha una storia, dietro ogni canzone c’è un aneddoto, il dietro le quinte
di questo mondo è davvero molto divertente. Cornacchione non sa cantare, questa
è la realtà! Quando è uscito il primo disco, lui mi ha telefonato è mi ha detto
“Mah, scusa Giangilberto, perché non mi hai chiamato?”, allora gli ho risposto “Antonio,
perché non sai cantare! Ci sono tanti altri comici che non sanno cantare e non
ho chiamato”, però lui insisteva “Ho capito, però è un peccato”. C’è poi da
dire che il problema di questa canzone è che l’unica cosa veramente cantabile è
il ritornello, a quel punto c’è venuta l’idea, ma non vorrei svelare subito il
gioco, di parlarlo anziché cantarlo, Per cui io racconto la storia cantando le
strofe e Antonio Cornacchione interpreta il ritornello a suo modo, quindi come
un attore comico. V’inviterei ad ascoltarlo perché, secondo me, è vero che una
parte dei puristi del genere si offenderà perché l’approccio è davvero molto
diverso dall’originale, però, di fatto “Il gorilla” resta una grande canzone
ironica e anche importante, perché è stato il primo esempio, per il nostro
cantautorato, d’importazione dal mondo del cantautorato francese, in questo
caso Georges Brassens. Era la prima volta in cui Fabrizio De Andrè traduceva un
personaggio come Brassens, che in Italia era ancora poco conosciuto, stiamo
parlando degli anni ’60, e in questo modo lo porta al grande pubblico.
Guardando le tracce
presenti nel disco, mi fa piacere che si spazi al di là di quella che è
tradizionalmente considerata la canzone comica, vi si trovano anche nomi come
quello di Capossela, giusto per fare un nome.
Si,
perché è proprio quella la diversità rispetto a un modo tradizionale di vedere
questo genere. Penso al cantautorato che agli inizi degli anni ’70 diventa
popolarissimo, a certi cantautori tipo Rino Gaetano o Sergio Caputo
dichiaratamente ironici, ma anche a Vinicio Capossela che ha una sua surrealtà,
il suo è un mondo di grande invenzione testuale, esattamente come fu per Renato
Rascel quando uscì “E’ arrivata la bufera”, era davvero una rivoluzione per
quegli anni. Quando Capossela pubblica le sue canzoni negli anni ’90, i suoi testi
erano completamente diversi da quanto c’era in quel momento sul mercato, la
gente non l’ha capito subito, il pubblico l’ha capito un po’ dopo e la
particolarità di Capossela, non è solamente la bellezza della musica o la sua
interpretazione originale, ma proprio l’utilizzo di testi con una grandissima
ironia di fondo, però un’ironia alta, non c’è mai la battutaccia o la volgarità.
Noi ci siamo fermati a Capossela, ma si poteva continuare, non so, ad esempio citando
Checco Zalone, ma a quel punto saremmo arrivati all’autobiografia.
Si, è vero, se si
vuole fare dello storicismo occorre lasciare sempre che passi del tempo.
Si,
se ti avvicini troppo ai giorni nostri, quando non hai più la distanza, finisci
per raccontare te stesso. Io potrei raccontare gli anni che ho vissuto allo
Zelig dal 1986 al 1996 quasi tutte le sere, però è l’esperienza personale e non
riesci nell’intento di raccontare la storia, tanto è vero che la mia storia
coincide con quella dei comicanti di oggi, quelli che ho chiamato nel disco, è
come se interpretassi che so Stefano Nosei o Flavio Oreglio, non è la stessa
cosa. Ci vuole una distanza per capire ed è per questa ragione che nel libro
scritto con Oreglio “La vera storia del Cabaret”, ci siamo arrestati,
pressapoco, agli anni ’70, perché poi diventa difficile raccontare la vita
vissuta, non sei più obiettivo, vedi solo le cose dal tuo punto di vista.
Torniamo al
progetto comicanti.it, perché gli hai voluto dare proprio questo titolo?
Comicante
è un neologismo, è una parola che ho inventato per descrivere quest’artista
completo, che mischia la comicità con la musica, quindi comico e cantante. E’
il classico uovo di Colombo, così come cantautore è il cantante autore, però il
comicante non é solamente un comico che canta o un cantante che fa il comico, è
molto di più, è un incrocio tra lo chansonnier e un cantautore. In qualche modo
racchiude in sé molti mestieri dell’arte perché il far ridere, che è operazione
già di per sé molto difficile, è faccenda ancora più complicata se poi devi
cantare. La canzonaccia o la canzonetta son capaci tutti di farla, però una
bella canzone, accanto a un bel testo ironico, umoristico, accanto a un modo di
porgere questo testo, necessita di una preparazione che non è di tutti, non
tanto perché sia complicato, ma perché rappresenta un percorso artistico di
ricerca. Il comicante, è quindi una figura abbastanza rara, se vogliamo dire
così, ma proprio perché lo è, è bello riuscire a coglierne lo spessore. Nel
passato ci sono stati grandi esempi ed io mi sono permesso solo di raccontarlo.
Comunicanti.it è poi un gioco di parole, facciamo un po’ il verso al web. E .it
fa riferimento alla comicità musicale italiana. Avrei anche potuto chiamarlo
Comicanti.com ma sarebbe stato un po’ eccessivo (ride)
Restando in tema di degni rappresentati
della canzone comica, proprio lunedì sera sulla Rai è andato in onda lo
speciale su Giorgio Gaber, in occasione del decennale della sua scomparsa,
l’hai visto?
No,
ho letto però qualcosa sul web, ho letto tra l’altro un bell’articolo di Aldo
Grasso che mi trova abbastanza d’accordo. Non vorrei sembrare né presuntuoso né
polemico, però credo che l’artista, quando è in vita, dia il meglio di se
stesso, questa forse è una banalità ma è così. Gli eredi non sempre rendono un
grande servizio all’artista scomparso, soprattutto quando gli mettono in bocca tutto
il possibile, come hanno fatto e stanno facendo con Gaber che, a mio parere,
sembra una coperta un po’ corta che ognuno tira dalla sua parte secondo le
esigenze di copione. Come dicevo prima, non vorrei sembrare troppo polemico,
però tutto questo è molto fastidioso, per me almeno che ho conosciuto molto
bene Giorgio e, ti dirò, l’ho conosciuto bene anche umanamente. Mi spiace, ad
esempio, al di là dalla trasmissione che per carità può essere stata fatta bene
o male, però si sa che la televisione ha proprio questo di bello e di brutto,
di essere la televisione, quindi in qualche modo assorbe, distrugge e livella. Gaber
è stato un artista che ha dato il suo meglio, proprio perché era molto libero
di farlo. Era molto anarcoide nelle sue manifestazioni, in fondo vorrei dire che
non aveva alcun bisogno che qualcuno lo raccontasse. Basterebbe ascoltarlo…
Perché poi il
rischio è che ognuno finisca per mettergli addosso la propria bandiera.
Si,
è un po’ come i settemila che scalava Messner senza ossigeno, è chiaro che poi
ci arrivino anche tutti gli altri, solo che lui c’è arrivato per primo. E’ ovvio
che le canzoni sono quelle e ognuno le legge, le interpreta come vuole, però
quello che è fastidioso, ma veramente fastidioso, secondo me, e anche un po’ vergognoso, che ci siano
degli artisti che non hanno mai avuto proprio nulla a che fare la storia di
Gaber …
Che sono poi messi
in cartellone, un po’ come specchietti per le allodole?
Più
che altro sono chiamati a interpretare canzoni che magari hanno anche orecchiato
ma … c’è un grandissimo contrasto! A me sentire Gigi D’Alessio che canta Gaber
… a me vengono veramente … non so come dire …
Magari avrebbe
certamente avuto più senso una tua presenza …
No,
non so, questo no, non dico quello, … dico che non c’entra nulla ed è un
peccato per Gaber, non per Gigi D’Alessio del quale diciamo che non m’importa
nulla, lui in fondo fa il suo mestiere, io faccio il mio, siamo come dire il
bianco e il nero di una situazione, però non c’entra davvero nulla …
Soprattutto non
aiuta certo a capire chi è stato veramente Gaber.
Ed
è anche secondo me vergognoso artisticamente, parere mio personale e, (ride) direi
che con questo abbiamo concluso!
Sito ufficiale di
Giangilberto Monti: www.giangilbertomonti.it
Sito del progetto “comicanti.it”:
www.comicanti.it
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