di Fabio Antonelli
L'inizio di un nuovo anno porta inevitabilmente a fare una sorta di bilancio di ciò che è stato l'anno precedente, eccomi allora a ripensare a quel 2011 che musicalmente è stato davvero copioso di album validi, tanto che non mi sento di racchiudere in appena dieci titoli la mia personalissima selezione di migliori album.
Prima cosa perché ogni cernita, pur ponderata e pensata a lungo, parte sempre da una valutazione pur sempre parziale perché è impossibile per chiunque riuscire ad ascoltare, non dico con attenzione ma anche soltanto ascoltare, quanto è prodotto musicalmente in un anno.
A ciò va aggiunto che la maggior parte delle uscite è costituita da autoproduzioni con i noti problemi di distribuzione per cui capita spesso che ottimi dischi restino inascoltati.
In fondo però, stilare il bilancio di un'intera annata discografica, è un po' come valutare la produzione enologica di una certa annata, si sa che ci sono vini magari buoni come novelli, freschi immediati, anche se poi lasciano un po' il tempo che trovano e tanto che a volte ci si chiede se siano veri vini, poi ci sono quelli che definirei di medio corpo, con un po' più di stoffa e di carattere, non di quelli che al secondo assaggio hai già cambiato idea sulla loro validità, poi ci sono anche vini più complessi, sulle prime ostici, difficili da interpretare ma che alla fine sono quelli che lasciano il segno e che non temono lunghi invecchiamenti anzi, ripresi in mano negli anni successivi, rivelano nuovi aspetti e si rendono ancora più intriganti.
Chiusa la parentesi enologica, partirei quindi con il listone e, sul podio dei migliori dischi del 2011, metterei questi tre lavori: Luigi Maieron con il suo magnifico "Vino, tabacco e cielo", l'artista friulano è da sempre capace di mettere nelle proprie canzoni l'essenza della vita ma questa volta l'ha fatto utilizzando anche la lingua italiana rendendo così più fruibili le proprie canzoni a chi friulano non è, Susanna Parigi fiorentina ci ha abituato di anno in anno a lavori di ottima fattura qualunque fosse la tematica scelta e con il suo "La lingua segreta delle donne" questa volta è volata molto alta, in difesa di un mondo femminile spesso sottomesso e costretto al silenzio, infine un disco di recentissima uscita che meriterebbe davvero maggior visibilità, ma sconta il fatto di essere come si diceva un'autoproduzione, rappresenta anzi lo sforzo di un artista che ha voluto intraprendere la difficile strada di crearsi una propria etichetta, mi riferisco al milanese Folco Orselli e al suo gran bel disco "Generi di conforto" e, di generi di conforto, ne abbiamo un gran bisogno in questo difficile momento storico.
Detto questo, procederei poi in ordine sparso, così come mi affiorano alla mente per libera associazione di pensieri, ecco così Gianmaria Testa e il suo "Vitamia", una sorta d'intimo sguardo alla propria vita ma anche alla realtà circostante, con una grande assenza tra le tante assenze di questi tempi bui, quella del lavoro, quindi temi attualissimi.
Denso, intenso, molto legato alla propria terra d'origine, espressione di grande maturità artistica è "Sette pietre per tenere il diavolo a bada" del catanese Cesare Basile, restiamo allora in terra siciliana e l'invito è ad ascoltare l'attualissimo, quasi corale per i tanti ospiti presenti, "Anime migranti" di Mario Incudine.
Il dialetto sembra davvero essere tornato lingua viva, non c'è più solo il sempre valido Davide Van de Sfroos con "Yanez", un disco che ha per forse un po' patito la partecipazione alla kermesse sanremese, ci sono altri esempi come il bellissimo per arditezza e stile "Canto dell'anguana" di Patrizia Laquidara che per l'occasione ha ripercorso le proprie origini materne, intraprendendo un personalissimo e per questo ancor più affascinate percorso, Aldo Rossi friulano che con il suo doppio disco "La vite e la muart" ha messo in canzone un'ampia riflessione a tutto tondo sul duplice tema della vita e della morte, Roberta Alloisio genovese che in "Janua" ha cantato la sua Genova come donna, un po' santa un po' puttana e, non ultimi, gli Yo Yo Mundi con "Munfrà", un disco che non caso ha finito per affascinare l'inarrivabile Paolo Conte.
Di Conte in Conte, come non citare Giorgio Conte quale esempio di home-production di pregio, si perché l'ironico e sornione fratello ha voluto realizzare il suo "C.Q.F.P. Come Quando Fuori Piove" senza muoversi da casa, grazie anche al prezioso contributo del fisarmonicista Walter Porro, inserendovi alcuni "effetti speciali" molto domestici e aprendo forse così una nuova via da perseguire contro la crisi discografica. Lo ascolterei all'infinito.
Poi le donne, tutte molto nuove, tutte molto convincenti seppure diversissime fra loro, ecco quindi Giorgia Del Mese con il suo energico e a tratti aggressivo "Sto bene", Rebi Rivale che non difetta certo in personalità tanto da aver voluto chiamare il suo primo disco semplicemente "Rebi Rivale" quasi fosse un marchio di fabbrica, Roberta Barabino con il suo "Magot" un concentrato di raffinatezza allo stato puro pur nella grande semplicità dei testi e un'artista dalla voce meravigliosamente calda come Roberta Di Mario che ha esordito alla grande con "Tra il tempo e la distanza".
Come tralasciare poi due album ambiziosi, a tratti ostici, pieni di citazioni letterarie, ma comunque sempre affascinanti come "Herman" di Paolo Benvegnù e "Profeti, profeti e balene" del sempre presente Vinicio Capossela.
Chiuderei questa selezione DOC con due nomi certamente non nuovi ma che hanno saputo realizzare due gran bei dischi, trattasi di Teresa De Sio che con "Tutto cambia", ha dimostrato che la canzone d'impegno civile è tuttora possibile e come in questo caso con ottimi risultati e Bobo Rondelli sempre meno mattacchione e sempre più maturo, bello il suo "L'ora dell'ormai" una profonda riflessione intorno al tema del tempo che scorre inesorabile, uno sguardo il suo, malinconico quanto toccante.
Fatti i conti, sono arrivato oltre i venti nomi, troppi? Non direi vista la qualità espressa, piuttosto un'ampia rosa entro cui trovare il proprio disco ideale e se proprio non bastassero eccovi due dischi outsider, entrambi dal vivo, una forma che il sottoscritto non ama più di tanto su supporto fisico, che però in questo duplice caso hanno saputo cogliere l'attimo, l'atmosfera, gli umori di musicisti e pubblico in una complice sinergia, sono i dischi "Live alla Fontana" di Ruben e "Live in Capetown" di Fabrizio Consoli. Provate ad ascoltarli, hanno fatto ricredere un live-scettico come il sottoscritto.
Non basta ancora? Segnalo allora due casi atipici.
C'è chi, in tempo di crisi non solo discografica, si è permesso di realizzare nel giro di poco tempo l'uno dall'altro due progetti di tutto rispetto, entrambi dotati di un grande bagaglio di energia e simpatia, quest'uomo risponde al nome di Antonio Pascuzzo, per anni illuminato gestore direttore artistico del The Place di Roma e che nel 2011 ha pubblicato con il proprio gruppo, i Rossoantico, il disco d'esordio "Rossoantico" e permesso la nascita di un altro bel disco d'esordio, quello del Coro dei minatori di Santa Fiora, intitolato "Dilli che venghino", un disco che vede tra i vari ospiti nomi come Mannarino, Cristicchi e lo stesso Pascuzzo.
C'è chi invece scappato dall'Italia, dopo aver vagabondato verso nord con la propria chitarra, giunto a Bruxelles è riuscito finalmente a farsi finanziare il disco d'esordio da un centinaio di piccoli azionisti, amici incontrati lungo il proprio percorso non solo artistico e che hanno creduto nella sua musica, il giovane in questione si chiama Giacomo Lariccia e il suo "Colpo di sole" è stato per il sottoscritto un colpo di fulmine a ciel sereno, scommetto che lo sarà anche per voi?
Segno che la musica di qualità, seppure tra mille difficoltà, continua ostinatamente a voler vivere di luce propria.
E' vero, ormai da anni non si trova più né in televisione né in radio, fatte salve rare eccezioni, ma occorre invece cercarla in maniera altrettanto ostinata attraverso internet e altri canali alternativi, resta però il fatto che una volta trovata ripaga con emozioni che non hanno prezzo, cerchiamola dunque!
Ciao ! Rebi Rivale è da ascoltare molto, molto attentamente. Per quello che dice, per come suona e per come canta.
RispondiEliminaGrazie.