venerdì, aprile 22, 2016

Le crude ma sincere emozioni post-ideologiche di Giorgia del Mese

di Fabio Antonelli

Copertina CD "Nuove Emozioni Post-Ideologiche"


La cantautrice Giorgia del Mese, campana di origini, ma ormai toscana d’adozione, torna con il suo terzo lavoro discografico intitolato “Nuove Emozioni Post-Ideologiche“. Il nuovo progetto esce a cinque anni dal disco d’esordio ”Sto Bene” e a tre da ”Di Cosa Parliamo”, che vide la collaborazione importante di artisti come Paolo Benvegnù, Alessio Lega, Alberto Mariotti, Fausto Mesolella e fu prodotto e arrangiato da Andrea Franchi. Anche nel nuovo lavoro le collaborazioni importanti non mancano, così come l’apporto di Andrea Franchi, ma è soprattutto Giorgia, con la maturità dei suoi testi e l’energia delle sue musiche a tracciare una nuova via per la canzone d’autore, regalando nuove emozioni post-ideologiche.

Partirei, se sei d’accordo, dalla copertina del disco, quasi monocromatica, semplice, ma molto efficace nell'esprimere, il contenuto del disco che, forse ancor più dei due precedenti lavori, guarda la dura realtà circostante con lacerante lucidità ma che lassù, oltre quella fitta boscaglia di altissimi alberi, sembra lasciar intravedere una luce ... E' così?

Si è cosi, abbiamo scelto una prospettiva da cui guardare, ed è dal basso, in un contesto evocativo e quasi didascalico del tempo che viviamo: la foresta, per simboleggiare una contemporaneità complessa e insidiosa, ma la prospettiva guarda in alto, alla ricerca di una presa d'aria, di una boccata di freschezza che in questo disco si ricerca e afferma.

Musicalmente si può dire che ti sei mossa all'insegna della continuità, dentro sonorità rock ed elettroniche, mettendoti ancora una volta nelle mani di Andrea Franchi che, come per il precedente "Di cosa parliamo”, ha curato la produzione, gli arrangiamenti oltre che suonare questo progetto intitolato "Nuove emozioni post-ideologiche". Credi sia un sodalizio artistico destinato a durare, viste le soddisfazioni ricevute da entrambi? Chi ha scelto il titolo del disco, perfetta sintesi del contento dei tuoi testi?

Il produttore artistico è una figura importante nei miei lavori perché non ho mai considerato il cantautorato in modo classico o solo come narrazione, quindi il sound è identitario e su quello sperimentiamo, con Andrea Franchi, che anche in questo disco ha messo una firma importante. Era da molto tempo che stava pensando a una produzione francamente elettronica e post rock e così ne è venuto fuori un disco impetuoso e abbastanza inedito nel panorama indie-rock.

Il titolo?

Tutto mio!

Che si tratti di emozioni forti lo s'intuisce sin dalla prima traccia "Una nuova visione" in cui, dentro un abito rock assai tirato, canti "È tutto cosi post ideologico / Il male / Come usciremo da sta fine di merda / Come usciremo senza una sostanza / Come si esce da questo seicento". La fine delle ideologiche non ha portato davvero nulla di buono, è come fossimo dentro un nuovo seicento?

In realtà il Post -ideologico fa riferimento a una nuova ideologia in voga che ha sedotto anche molta sinistra: il qualunquismo populista e demagogico che promette di "Fare" senza un riferimento a una storia ideologica e politica col risultato di imborghesire e annacquare le coscienze di una classe che al massimo abdica a tutte le conquiste più importanti per aspirare al meno peggio ...



Si potrebbe quasi definire un'ideologia del nulla, ma tu non hai certo peli sulla lingua ad affrontare le tematiche con grande lucidità. Penso a un altro brano duro e teso come "Caro umanesimo". E' un crogiolo di versi taglienti come lame "Al casinò per giocare / A Berna a rubare / A Cuba a scopare / In Albania a costruire" o "Non ce ne frega niente / Dell’internazionale / Di questa gente / Caro umanesimo / Caro umanesimo / Siamo morti tutti / Democraticamente". Non c'è forse peggior male dell'ipocrisia?

“Caro umanesimo” è un brano che è venuto fuori e rimasto così ... è un urlo d’impotenza verso l’incapacità, anche di una sinistra antagonista o rivoluzionaria, di offrire accoglienza, solidarietà e salvare la vita a milioni di persone che scappano per vivere meglio e che, in questi giorni, sono anche caricate dalla polizia e mortificate, vendute dalle leggi degli stati. L'ipocrisia, in questi casi, si trasforma in razzismo democratico o in elemosina da elargire, mentre la soluzione per me è l'Apertura delle Frontiere.

Anche quando canti l'amore, però, non è mai né un amore banale né facile, non c'è mai un distacco dal reale e dal sociale, mi riferisco a "Bello trovarti", in cui per altro troviamo Andrea Mirò la prima ospite del tuo disco. Che cosa dire di versi come questi "Il sentimentalismo che ci ha fatto morire / sei tutto quello che volevo dire / quando mi dici che di classe si muore / e noi stiamo benissimo cazzo amore"?

L'amore è un’emozione che può essere raccontata in modo rigoroso e comunque non retorico, dipende da come vivi le tue relazioni e personalmente credo che la condivisione degli ideali e di un’etica sia la forma di amore più alta e serena.

Questa tua visione dell'amore, però, visto non solo come esperienza chiusa e privata, emerge anche in un'altra canzone d'amore "Soltanto tu", in cui è presente anche l'inconfondibile voce di Peppe Voltarelli. C'è quel duro contrasto tra "Tutto il dolore degli altri / Dentro i miei spazi / Dentro i miei pasti" e "Nei tuoi panni solo tu / Nei tuoi inciampi solo tu / Negli istanti che solleverai / Soltanto tu". Ti è stata ispirata da un'esperienza personale?

“Soltanto tu” è il brano più solipsistico e filosoficamente pessimista di tutto il disco, è un’amara presa d'atto che in alcuni momenti si è soli nell'affrontare le proprie fragilità e la condivisione non è di aiuto ... sono solo fatti tuoi. Per fortuna non sempre!  La voce di Voltarelli in questo brano è meravigliosa, potente, inquieta e profonda. Una bomba!

In questo disco, un po' come avevi fatto nel precedente, hai volto circondarti di vari amici musicisti. L'ultimo che vado a citare è Francesco Di Bella, anche se sarebbe dovuto essere il primo in realtà, perché l'album è stato anticipato dal bellissimo video di "Lacreme", in cui tu appunto duetti con lui nella revisione di questo storico brano dei 24 Grana. Com'è nata questa collaborazione e perché proprio con questo brano?

Gli artisti che hanno collaborato a questo disco sono musicisti importanti e di prestigio, ma sono soprattutto persone per bene, umanamente alte e questo per me fa la differenza. Con molta umiltà ed entusiasmo si sono messi in questo progetto senza risparmiarsi, gliene sono molto grata! Con Francesco Di Bella c’è un’amicizia profonda che va avanti da alcuni anni, grazie anche a Salerno: la città dove sono nata e dove lui vive attualmente. Sono stata una grande fan dei 24 Grana e quando ho potuto conoscere e avviare con Francesco la nostra amicizia, è stata una gioia poter proporre una cover di "Lacreme", a mio avviso una delle canzoni più belle e potenti scritte in napoletano.



In fondo, in questo disco c'è molto amore, anche se sempre difficoltoso da vivere. Personalmente amo molto "Fuoco tutto" da cui traggo questa immagine che mi ha colpito molto "Mentre scegli pietre per l’assalto / fuma un po’ più piano / cosi blocco quei tuoi occhi / dove prende fuoco tutto". Mi parli di questo bel brano?

“Fuoco tutto” è un brano che racconta un incontro avvenuto in un pomeriggio di agosto caldissimo, con un cielo cupo e gonfio, in cui ero a casa di Francesco Di Bella. Anch’io mi sentivo così cupa e gonfia, Francesco è riuscito a descrivermi, a parlare delle mie forze e delle mie fragilità come non avrei mai immaginato ... è esploso oltre ogni mia diga difensiva con la sua profondità. Un Pomeriggio di amicizia che ricorderò per sempre.

Direi di lasciare ai lettori il piacere di scoprire gli altri brani di questo emozionante disco. Vorrei, invece, chiudere l'intervista con una domanda più personale, legata un po' a quanto mi hai appena detto: quanto la musica, lo scrivere canzoni ti ha aiutato "ad avere gli occhi alti e fieri / e essere allegri lo stesso", come canti in "Tutto a posto"?

La musica, a volte,  salva la vita … altre volte può distruggerla ... a me è capitata la prima.




lunedì, aprile 18, 2016

Pilar sempre più magnifica interprete con “L’amore è dove vivo”

di Fabio Antonelli

Copertina CD "L'amore è dove vivo"

Il 30 ottobre scorso, è uscito “L’amore è dove vivo”, il nuovo album di Pilar, accompagnato anche dal video di “Eternamente” (musica di Bungaro, testo di Pilar e Pino Romanelli), girato da EmbrioNet per la regia di Stanislao Cantono di Ceva, in cui compare lo chef Massimiliano Mariola di Gambero Rosso Channel. “L’amore è dove vivo” è il suo terzo disco dopo l’esordio di “Femminile singolare” e il successivo “Sartoria italiana fuori catalogo”. In questi giorni, è uscito un nuovo video del brano “Il Colore delle Vene” incentrato sulla tematica delle Unioni Civili, di cui Elisabetta Cinà e Serenella Fiasconaro sono sia interpreti sia autrici e produttrici. Da qui è partita la mia intervista.

Vorrei partire, se sei d'accordo, dall'ultima novità discografica che ti riguarda, ossia l'uscita del nuovo video del brano "Il colore delle vene", tratto dal tuo nuovo disco "L'amore è dove vivo" e incentrato sulla tematica delle Unioni Civili. Com'è nata l'idea del video, che vorrei raccontassi brevemente per chi ci legge? Credi davvero che "se l'amore è amore oltrepassa le parole / se l'amore è amore attraversa le paure", come canti nello splendido brano?

Con Elisabetta Cinà ed Elisabetta Fiasconaro della Pathos Concerti, con la quale lavoro, abbiamo commentato pressoché tutti i giorni ciò che è accaduto e che accade in Italia intorno ai diritti civili e alla legge Cirinnà. Elisabetta e Serenella stanno insieme da sette anni, aspettano da sempre la possibilità di poter avere il riconoscimento legale del loro essere famiglia. E' arrivato dunque naturale l'idea di fare un video de “Il colore delle Vene”. L'amore insieme alla curiosità rappresenta il motore del mondo. Nessuno chiede il permesso di amare chicchessia. Due adulti consenzienti si amano e basta. Le parole non servono proprio perché il gesto amoroso è già oltre il ragionamento, l'amore governa con la modalità più efficace che esista: l'esempio.

Hai ragione nel dire che le parole a volte non servono. Se io guardo la copertina del tuo disco, vedo una donna innamorata, ma che soprattutto crede nell'amore e ha voglia di comunicarlo al mondo attraverso le proprie canzoni, è così?

Quella donna è innamorata della vita perché è centrata su di sé, non per egocentrismo ma per maturità, per consapevolezza. La grande conquista, infatti, è che essere spostati sempre sui bisogni dell'altro non è sintomo di generosità ma d’inutile sacrificio, perché se non si è felici con se stessi, non ci può essere un'espressione sana di amore. La musica per me è uno strumento per liberare questa espressione.

Per esprimerlo in questo in questo nuovo album hai collaborato con due grandi artisti, Pierre Ruiz che ne ha curata la produzione esecutiva oltre che scrivere il testo di "En confidence" e con Bungaro, cui si deve non solo la produzione artistica ma le musiche di quasi tutto il disco. Sei stata tu a scegliere loro o viceversa? Com’è nata l'idea di realizzare questo splendido disco?

Con Bungaro collaboriamo dal 2009 circa, abbiamo scritto insieme un disco che poi ho anche in parte prodotto ("Sartoria Italiana Fuori Catalogo"), c'era da un po’ nell'aria l'idea di immaginare un nuovo progetto facendomi vestire più i panni d’interprete che quelli di autrice e con la complicità di alcuni tra gli autori da me preferiti, tutti artisti incredibili. Da Pacifico, a Joe Barbieri, da Mauro Ermanno Giovanardi al genio di Sandro Luporini e poi ho firmato anch’io stessa alcuni brani. E' un progetto molto ambizioso che, insieme alla Esordisco di Pierre (Ruiz) si è potuto concretizzare. Ci siamo scelti a vicenda, abbiamo molti riferimenti comuni, artistici e umani. C'era questa possibilità ed è stata felicemente raccolta.

Pilar - Foto di Paolo Soriani - Napoli

Tra le canzoni scritte da te, voglio citare il brano "Autoctono italiano", che si potrebbe definire di-vino e in cui il testo elenca ben settantatre nomi di vitigni autoctoni italiani, sfruttandone nome assonanza e, permettimi di dirlo, una voce strepitosa. Pilar non solo brava cantautrice ma anche esperta di enologia, varrebbe la pena di organizzare una tournée per cantine, non credi? Come definiresti questa canzone?

Questa canzone è nata da una chiacchierata e poi da una scommessa, quella di scrivere una canzone celebrativa del vino che non fosse retorica e o già sentita, perché il rischio in casi del genere è altissimo e, invece, proprio perché è nata come un "divertissement" è esattamente questo l'effetto che produce: gioco, leggerezza, conoscenza. Il vino è nutrimento, è storia, radice. Un tour nelle cantine? Me lo auguro...!

"Forteresse" è una delle canzoni che amo di più, si cambia totalmente genere, ma questa tua interpretazione di una delle due sole canzoni presenti nel disco che non vedano la presenza di Bungaro (l'autore è Michel Fugain), ha intensità e sensualità da vendere. Da cosa è dettata la scelta di questo stupendo canto d'amore francese?

La scelta di Forteresse è stata dettata semplicemente dall'amore verso la lingua francese che mi accompagna da sempre, del resto cantare in diverse lingue, è una cosa per me naturale e che anche grazie agli studi classici e cameristici è diventata quasi irrinunciabile. Il brano di Michel (Fugain) mi ha colpito da subito, è semplice, diretto, intimo ed epico al tempo stesso. E l'arrangiamento che ne ha fatto Federico Ferrandina, devo dire, ne esalta perfettamente il sapore agrodolce.

Tra gli artisti che hanno scritto per te in questo disco, Joe Barbieri occupa un posto particolare nel mio cuore perché credo che abbia un modo di scrivere delicato, intimo e confidenziale unico, non so se tu sia d'accordo. C'è invece magari qualche altro artista, oltre a quelli che già l'hanno fatto, che desidereresti ti scrivesse una canzone?

Joe è un grande autore, quello che scrive può essere bisturi o piuma e considero "Di Pugno tuo", la canzone che ha scritto per me insieme a Bungaro, un piccolo miracolo. Per quanto riguarda altri desideri di collaborazione ... sarà banale, ma posso dire che questo disco ne ha già esauditi tre o quattro e per adesso mi prendo l'immenso piacere di far vivere queste canzoni, nonché di ricominciare io stessa a scriverne altre.

Pilar - Foto di Paolo Soriani

Da questo punto di vista non ti manca proprio nulla, una voce meravigliosa e una capacità di scrittura invidiabile. Basta ascoltare "Occhi coltelli" per rendersene conto, lì la sensualità e la duttilità della tua voce credo siano fondamentali. In che circostanze è nata questa bella canzone?

Avevo portato a Tony (Bungaro) una decina di testi, alla fine abbiamo scelto questo non solo per il vantaggio di una metrica già assemblata ma anche per la totale assenza di sconti, compromessi stilistici. Ci sto tutta dentro in questa canzone. Non è un caso se poi la musica che ha scritto Tony e l'arrangiamento di Antonio Fresa hanno due caratteristiche che amo molto: libertà e asimmetria (due concetti che spesso coincidono anche in ambito non musicale).

Allora non ho sbagliato a citare proprio questa canzone, ho pensato anch'io ti rappresentasse nella tua molteplicità. Di materiale per i concerti ormai ne hai a disposizione molto, come sta andando il tour? So che il 24 aprile, ad esempio, sarai a Milano nell’importante cornice del Blue Note?

Il 24 aprile saremo al Blue Note a Milano, il 29 a Ivrea, il 6 maggio a Caserta, il 12 a Torino e poi il 19 al Bravo Caffè. Ho una band eccezionale, faremo tanta bella musica.