venerdì, febbraio 28, 2014

Recensione CD "L'appartenenza" di Pippo Pollina

Pippo Pollina è reduce da un 2013 straordinario.

Nel maggio scorso ha festeggiato i suoi cinquant’anni di vita con tre straordinari concerti sold out nella “sua” Zurigo, ai quali hanno partecipato ospiti del calibro di Franco Battiato, Inti-Illimani, Linard Bardill, Konstantin Wecker, Martin Kälberer, Werner Schmidbauer, Giorgio Conte tanto per citarne alcuni.

In agosto ha poi concluso nella splendida cornice dell’Arena di Verona davanti a più di diecimila persone, la lunga e fortunatissima tournée legata al disco Süden, scritto a sei mani con Martin Kälberer e Werner Schmidbauer.

Poi una breve pausa, giusto il tempo per scrivere finalmente un album tutto in italiano o quasi. E’ stata una scrittura di getto ma in realtà pensiamo che questo disco lo meditasse e sedimentasse in cuor suo da tanto, perché L’appartenenza, così s’intitola il nuovo lavoro, è un vero e proprio concept album, segno evidente di una sorta di bilancio della propria esistenza, in cui il fil rouge che unisce le tredici tracce è proprio il concetto di appartenenza, intesa come tutte quelle cose e quei valori ritenuti importanti per la propria vita, cui si è legati, cui è legato il proprio nome e la propria firma, non tanto a livello artistico quanto a livello umano.

La canzone che più di tutte spiega il punto di partenza di quest’album è proprio la traccia omonima, una vera e propria dichiarazione d’intenti e di solide aderenze ai propri ideali, anche se ogni scelta di campo porta inevitabilmente a farsi domande sul proprio passato “Ci sarà nel silenzio / oscurità per vedere quello che non sono stato / quello che non ho compreso tutto l'amore atteso / tutto l'amore”, ma soprattutto sull’incerto futuro “Ma dove vai tempo che mi illudi? Cosa fai tempo che ...?”.

Non è, però l’unica canzone a parlarci chiaramente di appartenenza, basta ascoltare Cantautori. Pippo da sempre, con le proprie canzoni, è voluto entrare a far parte di chi scrive canzoni solo quando abbia davvero qualcosa da comunicare e che considera le canzoni veicoli privilegiati attraverso il quale far correre le idee. Eccolo allora cantare “Siamo tutti orfani di Lucio e di Fabrizio / non perché difetti a noi l'arguzia né il coraggio / ma é solo una questione di cuore e di paesaggio / di idee che mai diventano scorta d'equipaggio. / Siamo tutti orfani di Giorgio e di Gabriella / di Piero e di Luigi che riposan su una stella / parenti stretti di Enzo Sergio e di Gaetano /compagni di bevute di alcool e metano”. Se tutto questo non è senso di appartenenza.

Ancora, sempre a proposito di appartenenza, c’è una delle canzoni più intense e dolenti del disco Laddove crescevano i melograni, in cui Pippo spiega le ragioni profonde che l’hanno portato a lasciare l’Italia nel 1985. E’ canzone di dolci ricordi “lo sguardo ingenuo delle ragazze stava cambiando poco a poco / e le osservavo senza capire il gioco suadente del sorriso / che ricamavano su quella bocca alito dolce di fiordaliso” frammisti ad altri dolorosi “Crollavano tutti come birilli attori prima dell'abbandono / lo stato in cravatta al funerale e un attimo prima a firmare il condono” fino all’unica scelta possibile “E mi dicevo corri ragazzo prima che il germe della vergogna / possa vincere il tuo disprezzo possa ubriacarti come una spugna / e mi dicevo corri fai in fretta prima che uccidano la fantasia / con una scatola usa e getta con un controllo di polizia” non senza rimpianti però “Laddove crescevano i melograni ci torno ogni tanto di nascosto / a piangere l'uomo che non sono stato ad assaporare l'odore del mosto”.

Sempre in tema autobiografico, sebbene musicalmente molto diversa, tesa e vibrante di rock, è Sono chi sei sono chissà, in cui Pippo ripercorre, attraverso una serie d’immagini, la propria esistenza. Una canzone quindi fatta di bilanci, in cui l’immagine più bella potrebbe essere proprio questa “Sono la solitudine di una notte deserta l'inquietudine incompresa della libertà”, perché spesso scegliere di agire coerentemente per la libertà, porta a essere soli e incompresi.

C’è però forse una canzone, Da terra a terra, che più di tutte riesce a spiegare quale profonda amarezza possa scaturire dal vedere crollare davanti ai propri occhi certe impavide utopie “Io si c'avevo creduto a un mondo dove si uniscon le mani / da terra a terra queste mani nel sacro fuoco degli altipiani / in mezzo ai grattacieli alle fabbriche delle illusioni / fra le pagine dei vangeli fra le lacrime delle passioni” e in quei tristi momenti non resta forse che aggrapparsi alle persone che ci amano e ci vivono accanto “Tutto sarà tenerezza, laddove la giustizia è tenerezza / e il tuo sorriso è un lieve pensiero il peregrinare lento d'un veliero”.

Anche Risveglio, giocata su toni delicati e sognanti, vuol valorizzare l’importanza di chi condivide con noi gli stessi ideali “E sarò il tuo fiore nel giardino / la tua sofferenza la tua fatica / e del tuo sollievo la voce amica / che ti parlerà ...” in una dimensione quasi onirica “Tutto sarà il sogno mai sognato / e sarà preghiera sul sagrato / e tutto sarà il viaggio mai finito / vicino a te ... accanto a te ...”. Con lui la voce e la lingua tedesca del bavarese Schmidbauer.

Nel disco c’è spazio anche per l’amore, quell’amore viscerale per la propria terra natia “Ti vogghiu beni puru ca semu luntani / puru ca nun ti ricordi li me occhi lu me nnomi” che mai verrà meno “Ti pirdunu terra mia nun t`abbandunu / ca lu coru t'apparteni ora e sempri” e che, cantato nei solchi della tradizione in Ti vogghiu beni, segna il ritorno di Pippo alla propria lingua natia, impegnato in un toccante duetto con Etta Scollo, una delle voci più significative della Sicilia.

La Sicilia è sempre stata ben presente in Pippo e a un eroe di quella terra, don Pino Puglisi, ucciso da Cosa Nostra il giorno del suo 56º compleanno, per il suo costante impegno evangelico e sociale, è dedicata l’accorata ma delicata, E se ognuno fa qualcosa, in cui risuona, quasi come un’eco, una domanda “Ma chi è lei? / Ce lo dica Don Pino che di eroi ci nutriamo / per riempire quel vuoto, quel niente che siamo”.

Se la Sicilia, com’è ovvio che fosse, è molto presente in un disco che parla di appartenenza, nella track-list troviamo però anche Helvetia una canzone di stampo folk dedicata da Pippo alla Svizzera, la terra che l’ha accolto, cui canta questi bei versi quasi fossero rivolti alla propria amata “Tu mi hai guardato e mi hai capito/ senza parola proferire / e mi hai abbracciato con un dito / e mi hai baciato all'imbrunire. / E mi hai sfamato con un candito / mi hai regalato dieci lire. / E quando tutto precipitava /mi hai sussurrato non andar via / il mondo è grande ma la tua casa / ti aspetta ed ha già nostalgia / delle canzoni delle parole / delle tue malinconie / che fendono queste nebbie al sole / che oscurano le bugie”. Una Svizzera ben lontana dai tanti cliché che l’accompagnano e da quel essere spesso paese odiato senza alcun valido motivo.

Tra i valori più importanti, i legami più forti, non potevano certo mancare quelli con le persone con cui è vissuto, ecco allora due canzoni molto poetiche.

La prima, Anniventi, è dedicata al figlio tenendo però sempre ben presente un valore irrinunciabile come la libertà “Qualunque sarà la via / qualunque la tua compagnia / qualunque la tua idea. / Vai vai vai ...”. Un invito a guardare avanti sempre e comunque.

La seconda, Adesso che, dedicata invece alla madre e che si chiude con questi dolcissimi versi “E se ti sorprendo incerta lo sguardo lontano / ti seguirò senza farmi vedere … / Ti stringo lieve dammi la tua mano”.

Qualcuno, leggendo la track-list ci dirà: ma Mare mare mare? Ve ne siete forse dimenticati? No, assolutamente. E’ la canzone che, di fatto, apre il disco dopo la strumentale Preludio e in maniera spensierata, anche molto ironica, ironia resa ancora più percepibile dalla partecipazione di Giorgio Conte. In questo brano è espresso, in pochi versi, l’immenso desiderio di vivere una giornata al mare da parte di un uomo come Pippo che, nativo di Palermo, si è trovato catapultato a vivere per tanti anni in un paese come la Svizzera, in cui il mare non si vede neppure guardando con il binocolo. “Mare mare mare datemi una giornata al mare / sarò un idiota un superficiale un personaggio demenziale” così recita l’accattivante ritornello e sono sicuro che, se Pippo e Giorgio questa canzone l’avessero cantata a Sanremo, una volta tanto Festival della Canzone Italiana e Premio Tenco (per altro entrambi sempre freddi nei confronti di Pippo) avrebbero trovato il trait d’union.

Un grande disco, arrangiato e suonato magistralmente, se qualcuno ancora non l’avesse intuito.




















Artista: Pippo Pollina
Titolo album: L’appartenenza
Etichetta: Jazzhaus Records
Distributore: Artist First

Produzione artistica: Pippo PollinaMartin Kälberer
Anno di uscita: 2014

Durata totale: 48:34

Elenco tracce:                                   
01. Preludio
02. Mare mare mare
03. Cantautori
04. Laddove crescevano i melograni
05. Sono chi sei sono chissà
06. Anniventi
07. Da terra a terra
08. Helvetia
09. Ti vogghiu beni
10. L’appartenenza
11. E se ognuno fa qualcosa
12. Risveglio
13. Adesso che

Brani migliori:
Da terra a terra
Laddove crescevano i melograni
Mare mare mare

Musicisti e Ospiti:
Pippo Pollina: voce, chitarre acustiche, chitarre classiche, piano acustico
Martin Kälberer: voce, programming, piano acustico, tastiere, percussioni, fisarmonica
Walter Keiser: batteria
Roberto Petroli: sassofoni, clarinetto, EWI
Stefania Verità: violoncello
Jean Pierre Von Dach: chitarre elettriche, chitarre acustiche

Giorgio Conte: voce (2)
Etta Scollo: voce (9)
Werner Schmidbauer: voce (12)

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