martedì, gennaio 10, 2012

Recensione del CD “Live in Capetown” di Fabrizio Consoli:


Fabrizio Consoli: “Live in Capetown”
La forza dell’amore per la musica

di Fabio Antonelli

Carpe diem!

Si, cogli l’attimo, questa in sintesi potrebbe essere la chiave di lettura di questo bel disco live di Fabrizio Consoli.

Perché momenti di grazia e di puro divertimento musicale come quelli racchiusi in questo disco bisogna saperli cogliere, cosa che il sottoscritto non ha purtroppo fatto quando, né il 4 né il 5 maggio del 2010 ha mosso le proprie chiappe dal divano di casa per mettersi al volante e raggiungere la non lontana Milano e, per la precisione, quel locale che risponde al nome di Cape Town Cafè, un bar per niente deputato né alla musica dal vivo, né tantomeno alla registrazione di un disco live, ma si sa che a volte i miracoli accadono e così è nato questo straordinario “disco di strada”.

Un disco che ha grandissimi pregi e ben pochi difetti, del tutto trascurabili.

Il maggiore pregio è quello di aver saputo cogliere magistralmente la magica atmosfera di complicità creatasi tra i vari protagonisti dell’evento, musicisti e pubblico davvero uniti in unico spazio fisico, senza la presenza di un vero e proprio palco e senza alcuna linea di demarcazione tra i due ruoli.

Gran parte del merito di questo piccolo miracolo va a Dario Zigiotto che, nel tentativo di dare un seguito a una prima fortunata serie di concerti legati alla presentazione del precedente disco “Musica per ballare”, propone a Fabrizio l’idea di realizzare un disco dal vivo, in attesa di tempi migliori e nuovo materiale la realizzazione di un disco in studio.

E’ però lo stesso Fabrizio ad avere l’intuizione della location, la scelta sembra inizialmente dettata più da esigenze economiche, il Cape Town è, infatti, situato nel palazzo accanto a quello in cui Fabrizio ha trasferito nel novembre 2009 il proprio studio di registrazione e ciò vorrebbe dire poter ridurre le spese per i trasferimenti di musicisti e strumentazione.

Non è però una scelta facile, primo perché il Cape Town non è luogo dedito alle serate live, anche se è vero che il proprietario Giancarlo Chiodaroli è solito offrire qualche saltuaria serata jazz alla propria clientela, secondo perché non sembra essere logisticamente un locale progettato per eventi musicali, tanto meno la registrazione di dischi live, vista anche la propria forma a L allungata, con il bancone bar sul lato lungo.

Il primo ostacolo è, però presto superato, Fabrizio una sera lascia nelle mani di Giancarlo una copia del disco “Musica per ballare”, non passa neppure una settimana che il proprietario gli chiede altre venti copie del disco e, soprattutto, gli dice che la serata si può fare.

Il secondo problema, squisitamente tecnico è invece risolto sistemando lo studio mobile nell’angolo, all’estremità superiore del lato lungo, prima della cucina, in modo da permettere al fonico Alessandro Ciola di essere alle spalle dei musicisti e quindi fuori dal fuoco sonoro delle casse destinate all’ascolto diretto del concerto da parte dei presenti.

Fondamentali poi sono state alcune scelte foniche come quelle di isolare il meno possibile i vari strumenti, dettata anche da evidenti ragioni di spazio e, soprattutto, quella di non cancellare totalmente il “suono del locale e della strada” fatto anche di tintinnare di bicchieri, chiacchiere, brindisi, commenti vari.

Perché tanti dettagli tecnici? Solo per far capire quale ostinata forza dell’amore per la musica c’è dietro ad un’operazione come questa.

“C’era proprio bisogno di un altro disco live?”, è ciò che si chiede Fabrizio nel bel libretto che accompagna il disco (splendidi per altro gli scatti in bianco e nero).

Premetto di non amare per nulla o quasi i dischi live, penso che spesso siano dischi più legati a operazioni meramente commerciali che non veri e propri progetti inseriti in un percorso artistico dell’artista e, se poi vedono l’addensarsi di cori di pubblico in delirio per il proprio beniamino, direi che mi danno pure sui nervi.

Sono poche le eccezioni che salvo da questo calderone. Tralasciando alcuni lives storici, mi vengono alla mente così, tanto per fare qualche nome, “Live in blu” di Max Manfredi o “Live alla Fontana” di Ruben, profondamente diversi per genere e risultati, ma entrambi egualmente sinceri e genuini.

Proprio come questo disco live di Fabrizio Consoli.

Io quella sera o meglio quelle due sere, perché nel disco sono unite registrazioni di due differenti sessioni, non c’ero ma grazie a questo disco ho potuto coglierne la fisicità, lo sforzo dei protagonisti, la loro gioia di suonare insieme, il fremito e la vivacità del pubblico e provo ancora una grande nostalgia. E’ possibile provare nostalgia di un non vissuto? Sembrerebbe proprio di si, miracoli della bellezza delle canzoni di Fabrizio e dei protagonisti che l’hanno messa in scena.

Primo fra tutti lo stesso Fabrizio Consoli che, se l’Italia fosse un paese serio, non si troverebbe come tanti a sbattersi, scrivere, telefonare per elemosinare serate sottopagate. Dotato di un tocco alla chitarra che è una meraviglia e di una voce calda e graffiante, insomma uno capace di “… scrivere canzoni / Che emozionano anche i cani / Che colorino le labbra / Alle ragazze sui balconi “ (“Camera con vista”) sa coinvolgere ed emozionare sia su disco sia dal vivo.

Al suo fianco musicisti straordinari, come il pianista Gigi Rivetti, il percussionista Silvio Centamore e, ultimo arrivato ma non meno importante, il trombettista Marco Milani. Tre moschettieri ma tutti per uno.

Infine gli ospiti “si sa che la presenza di special guest contribuisca ad alimentare il prestigio di un’operazione discografica, nonché, e a volte in maniera determinante, alla sua promozione”, scrive ironicamente Fabrizio sempre nel libretto, in realtà amici di quelli veri, che hanno voluto onorare con la propria presenza questo evento.

In primis Eugenio Finardi, la cui presenza è stata fortemente voluta da Fabrizio che altrimenti non si sarebbe mai permesso di interpretare da solo la canzone “La forza dell’amore” che porta la firma dello stesso Consoli, di Finardi e di Vittorio Cosma. Ne è nato cos’ un duetto molto bello, da brividi.

Simona Bencini e Alberto Patrucco sono gli altri due ospiti, entrambi avevano già duettato con Fabrizio in “Musica per ballare”, qui rieseguono dal vivo rispettivamente la splendida “Giro di carte” e la meravigliosa cover di “Canzone intelligente” con la quale si chiude il disco.

Una “Canzone intelligente” che ha il pregio, ancora una volta, di aiutarci a comprendere come la canzone di qualità, quando è ben scritta ed eseguita, può anche divertire, emozionare, far ballare e scusate se è poco … grazie Fabrizio!



Fabrizio Consoli
Live in Capetown

Banksville Records / SlowMusic - 2011



Tracce           
01. Casa mia
02. Sugar
03. Musica x ballare
04. Di quale amore
05. La forza dell’amore (feat Eugenio Finardi)
06. Una rosa
07. Que vida es
08. Camera con vista
09. Il coraggio
10. Giro di carte (feat Simona Bencini)
11. Autogrill (Ibraimovich!)
12. Canzone intelligente (feat. Alberto Patrucco)

Crediti
Fabrizio Consoli: voce, chitarra
Gigi Rivetti: pianoforte
Marco Milani: tromba
Silvio Centamore: percussioni

Eugenio Finardi: voce (5)
Simona Bencini: voce (10)
Alberto Patrucco: voce (12)
Prodotto da Fabrizio Consoli e Paolo Santoli
Registrato nelle serate del 4-5 maggio 2010 al Cape Town Cafè di Milano da Alessandro Ciola, assistito da Max Bocchio e Alessio Puglisi
Mixato nel luglio 2010 e masterizzato nel maggio 2011 da Alessandro Ciola e Fabrizio Consoli negli Studi Imagina Production di Torino

Sito ufficiale di Fabrizio Consoli: http://www.fabrizioconsoli.it/
Fabrizio Consoli su MySpace: www.myspace.com/fabrizioconsoli

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